Wednesday, January 8, 2025
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70° anniversario nel ricordo della scomparsa dello statista Acide De Gasperi celebrato a Catanzaro nella chiesetta di San Nicola. Presente l’on. Mario Tassone segr. nazionale nCDU

L’Uomo De Gasperi, icona delle libertà democratica, fedele alla dottrina sociale cristiana, difensore della centralità dell’Uomo stride con un presente, in cui al centro c’è una turbe vociante di uomini e di donne con il mito della forza, che viene da una cultura di un passato da dimenticare che non ci appartiene .


di Gianfranco Simmaco dalla Redazione Catanzarese del Quotidiano l’Italiano

CATANZARO – “Ho colto una attenzione maggiore, rispetto agli scorsi anni, nel ricordo di De Gasperi a 70 anni dalla morte, dagli organi informazione e dai commentatori i soliti e di qualche altro sfuggito “provvidenzialmente” agli schemi ripetitivi senza calore – ha dichiarato l’on. Mario Tassone segretario nazionale nCDU, per poi proseguire.
“Una celebrazione diversa, a mio avviso, un fascio di luce su un passato spesso volutamente tenuto in penombra, perché non varcasse i confini dei soli ricordi senza presente.
In molti hanno ricordato la stagione eroica dello nostra storia auspicando che inerzie del pensiero e colpevoli rese alla non politica vengano rimosse.
Intorno a De Gasperi, al movimento dei cattolici democratici e’ calato l’oblio e solo nelle ricorrenze parole di circostanza.
Il “nuovo”, introdotto con il sovvertimento delle fondamenta della nostra Costituzione repubblicana parlamentare della metà degli 90,nasceva sopra le macerie della Democrazia Cristiana e delle altre formazioni laiche, democratiche, liberali e riformiste.
De Gasperi e’ stato in questi anni una figura da commemorare non un testimone da seguire.
Oggi qualche segnale si avverte nella coscienza del popolo, ridotto a volgo, a cui sono stati sottratti gli strumenti della rappresentanza, della partecipazione quindi, della sovranità.
L’Uomo De Gasperi, icona delle libertà democratica, fedele alla dottrina sociale cristiana, difensore della centralità dell’Uomo stride con un presente, in cui al centro c’è una turbe vociante di uomini e di donne con il mito della forza, che viene da una cultura di un passato da dimenticare che non ci appartiene .
De Gasperi, Sturzo, Moro sono giganti disarcionati .
Non valgono le belle parole di oggi se nei democratici cristiani veri e non con la vocazione di essere novelli capi di ventura ,non nasca il desiderio di frenare la deriva pericolosa di oggi per ritrovare il senso della nostra storia e le ragioni della nostra cultura umanistica .
Interroghiamoci cosa avrebbe detto De Gasperi difronte il disegno eversivo del premierato, di un Parlamento esangue e una scomposta nazione con l’Autonomia differenziata, con centri decisionali di poteri forti che impongono, ricattano e decidono, con le Associazioni di categorie e sindacati fagocitati da un sistema che “tutela” e…snatura.
Ma cosa avrebbero detto De Gasperi e tantissimi uomini che si sono sacrificati difronte il servilismo sfrenato di chi pretende di consegnare la storia di milioni di persone per farla confluire in altre formazioni antitetiche, per cultura e visione: un passato risuona con le note di una vecchia canzone, degli anni ‘30 “…noi ti darem un altro Duce e un altro Re…”
Le storie vanno rispettate per poter costruire.
Per alcuni tutto è possibile.
Non è vero.
C’è un limite alla goliardia che è la trasfigurazione dell’assenza di fede”. –
ha concluso l’on. Mario Tassone – Maldestramente in questo scenario ci si interroga se De Gasperi guardasse a sinistra o a destra, dimenticando che si parla di un grande Statista che si è fatto carico dei bisogni di una umanità dolente alla quale ha restituito dignità, speranza e futuro

Alcide De Gasperi nel corso del suo viaggio negli Stati Uniti dove fu accolto con spirito d’amicizia costruttiva che consentì all’Italia di rimascere
L’on. Mario Tassone colto durante la sua commemorazione a Catanzaro nella chisa di San Nicola al termine della funzione celebrativa

Il quotidiano dell’epoca che annuncia in prima pagina la scomparsa del grande statista
L’on. Mario Tassone durante la messa in suffragio per la memoria di Alcide De Gasperi nel 69° anniversario della sua scomparsa

LA BIOGRAFIA DELLO STATITA ON. ALCUDE DE GASPERI

Uno dei grandi protagonisti dell’Italia repubblicana

Uomo politico di ispirazione cattolico-liberale, Alcide De Gasperi fu il principale protagonista del primo decennio della Repubblica. Presidente del Consiglio dal 1945 al 1953, egli incarnò ‒ a partire dal 1947 ‒ la linea politica del centrismo, fondata sulla collaborazione tra democristiani e laici. I suoi governi guidarono la ricostruzione postbellica e ancorarono l’Italia al mondo occidentale e all’Europa

DALL’IMPERO AUSTRIACO ALLA REPUBBLICA ITALIANA

De Gasperi nacque nel 1881 a Pieve Tesino, in provincia di Trento, quando il Trentino apparteneva ancora all’Impero austriaco. Dopo aver studiato a Vienna, egli divenne nel 1906 direttore del giornale Il Trentino, attraverso il quale difese l’identità italiana della sua regione. Nel 1911 fu eletto deputato al Parlamento di Vienna, dove si batté per una sempre più completa autonomia del Trentino. Nel 1918, alla fine della Prima guerra mondiale, proclamò ‒ insieme ad altri deputati italiani del Parlamento viennese ‒ la volontà delle popolazioni trentine di essere annesse all’Italia. Divenuto cittadino italiano, De Gasperi aderì al Partito popolare ‒ un partito di ispirazione cristiana, fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo ‒, nelle liste del quale fu eletto deputato nel 1921. Ostile al fascismo, nel 1924 sostituì Sturzo alla guida del partito e fu uno dei protagonisti dell’Aventino (antifascismo). Nel 1927 fu condannato a 4 anni per attività antifascista e rimase in carcere per 16 mesi. Per sfuggire alla dittatura, chiese e ottenne un modesto posto di bibliotecario in Vaticano. Durante la Resistenza riorganizzò clandestinamente il Partito popolare, mutandogli il nome in Democrazia cristiana. Dopo la liberazione di Roma (1943), fu ministro degli Esteri nel secondo governo Bonomi e nel governo Parri. Nel 1945 divenne presidente del Consiglio, carica che mantenne sino al 1953. Convinto europeista, nel 1954 fu nominato presidente della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), primo nucleo della costruzione europea. Morì nel 1954 a Sella di Valsugana, un piccolo paese del Trentino dove era solito trascorrere le vacanze.

LA STRATEGIA POLITICA DEL CENTRISMO

Sino al 1947 i governi presieduti da De Gasperi comprendevano tutti i partiti che avevano preso parte alla Resistenza, inclusi socialisti e comunisti. In quel delicatissimo biennio si tenne il referendum che vide il passaggio dalla monarchia alla repubblica, fu eletta l’Assemblea che avrebbe redatto la nuova costituzione e fu varata l’amnistia ‒ voluta in modo particolare da Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia e segretario del Partito comunista ‒, per pacificare il paese dopo il dramma della guerra civile. Ma dal 1947 in avanti, anche in seguito al delinearsi della divisione internazionale tra blocco occidentale e blocco comunista, la linea politica di De Gasperi divenne incompatibile con quella dei socialisti e dei comunisti, ancora legati all’Unione Sovietica. Si consumò così, nel 1947, la rottura con i partiti di sinistra, che furono esclusi dal governo.

Nel 1948 si tennero, in un clima incandescente, le elezioni politiche, che videro il confronto tra i partiti favorevoli alla collocazione dell’Italia nel blocco occidentale e i partiti socialisti e comunisti, che erano contrari e si erano uniti nel Fronte popolare. La Democrazia cristiana conquistò una schiacciante vittoria, con il 48% dei consensi. Ma De Gasperi non volle governare da solo; anzi, egli fece della collaborazione con i partiti laici (repubblicani e liberali) una scelta di fondo, cui diede il nome di centrismo, perché escludeva tanto la sinistra quanto l’estrema destra. Sotto la sua guida i governi centristi, pur tra le inevitabili ombre, giocarono un ruolo decisivo nella ricostruzione materiale e morale del paese. Essi legarono l’Italia al mondo delle democrazie occidentali, stabilendo un saldo rapporto con gli Stati Uniti; ottennero i finanziamenti del Piano Marshall, con i quali fu avviata la ricostruzione del paese; rimisero in moto l’economia di mercato e consolidarono la democrazia; risolsero la questione di Trieste, con la spartizione tra l’Italia e la Iugoslavia del cosiddetto Territorio libero di Trieste, e soprattutto fecero dell’Italia uno dei protagonisti del progetto dell’unificazione europea.

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