Tuesday, March 18, 2025
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Al Comunale di Catanzaro va in scena “Giangurgolo in commedia” al debutto di “Daratos” Compagnia Stabile del Capoluogo

Carpanzano, regista visionario e sperimentatore, a nostro avviso riesce con la sua bravura a mantenere intatta l’essenza della commedia dell’arte, esaltandone vivacità, energia e le caratteristiche di coinvolgimento del pubblico, nel contesto del terzo millennio.


di Francesca Saveria Chindamodalla Redazione Spettacoli del Quotidiano l’Italiano

CATANZARO – la Compagnia Stabile di Catanzaro “Daratos” debutterà Il 6 marzo con lo spettacolo dal titolo “Giangurgolo in Commedia”.  Gli autori dell’evento annunciano divertimento puro, quindi, in quella che sarà a tutti gli effetti una rivisitazione in chiave moderna e quanto mai attuale di una delle maschere più amate della Commedia dell’Arte e meglio conosciute in Calabria e a Catanzaro – capoluogo della regione – in modo particolare. C’è voglia, desiderio, volontà di testimoniare che anche nell’estremo lembo della penisola italica si può sognare e trasformare i propri sogni in realtà!

Lo spettacolo, avrà luogo a partire dalle 20. 30. L’evento nasce dalla proficua collaborazione di varie “anime” che nascono e si irrobustiscono all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. I fucina di nuovi talenti.

L’affermato regista Giovanni Carpanzano dirigerà sul palco e il maestro Nello Costabile, si alterneranno, in veste di attori, e dirigeranno gli studenti della Scuola di Regia, i quali indosseranno i costumi disegnati e creati da Gessica Ursino proveniente dalla Scuola di Decorazione. Per il resto la bellezza della commedia avrà il “tocco” scenografico sapiente e culturalmente elevato della Scuola di Scenografia

Il regista Giovanni Carpanzano ha dichiarato: «Si tratta di un evento unico nel suo genere – per poi approfondire i contenuti e rivelare qualcosa in anticipo – La trama, ispirata ai canovacci tradizionali della commedia dell’arte, scritta negli anni ‘70 da Nello Costabile e Anna Ponte, segue le vicende di don Pasquale (Pasquale Rogato), un vecchio avaro; di sua figlia Isabella (Maria Maddalena Ascione), innamorata di Leandro (Gianluca Galati). Insieme a loro una serie di personaggi pittoreschi: un capitano spaccone Giangurgolo (Giampaolo Negro); una serva invadente, Franceschina (Claudia Olivadese); un servo furbo, Coviello (Vincenzo Lazzaro)».

“La storia – conclude il regista Carpanzano –  si dipana attraverso una serie di gag, travestimenti, equivoci e situazioni comiche che coinvolgono il pubblico in un turbinio di risate in questa commedia dell’arte riadattata per il pubblico dei nostri giorni”

Carpanzano, regista visionario e sperimentatore, a nostro avviso riesce con la sua bravura a mantenere intatta l’essenza della commedia dell’arte, esaltandone vivacità, energia e le caratteristiche di coinvolgimento del pubblico, nel contesto del terzo millennio.

Il regista Giovanni Carpanzano. Presenta la sua “Piece teatrale” Giangurgolo

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Giangurgolo è una maschera calabrese della commedia dell’arte. Secondo alcuni studiosi il suo nome deriverebbe da Gianni Boccalarga o Gianni Golapiena, caratterizzandone così subito le peculiarità: persona di molte chiacchiere, di grande ingordigia e fame.

L’origine della maschera

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L’origine di questa maschera è incerta, ma le fonti letterarie sulle rappresentazioni di Giangurgolo dicono che esso sarebbe nato a Napoli. Risale al 1618 la notizia di un attore, Natale Consalvo, che, a Napoli, lavorava nelle vesti di Capitan Giangurgolo. La maschera sarebbe nata da una persona realmente esistita a Catanzaro. Secondo tale opinione, dal punto di vista etimologico Giangùrgolo significherebbe “Gianni l’ingordo”, per la sua caratteristica distintiva: l’ingordigia. La sua storia inizia nel convento delle Suore di Santa Maria della Stella, dove nacque il 24 giugno 1596. Il nome deriverebbe da Giovanni, in onore del Santo del giorno del suo ritrovamento. La leggenda narra che nei boschi egli cerca di salvare uno spagnolo aggredito da briganti, che nonostante tutto muore. In segno di riconoscenza però in punto di morte nomina Giovanni suo erede, consegnandogli, oltre alle sue ricchezze, una lettera che contiene il modo per salvare la città. Allora Giovanni tramuta il suo nome in Alonso Pedro Juan Gurgolos, in onore dello spagnolo, ed inizia la sua personale lotta contro l’occupazione spagnola. Giovanni si organizza con un carrozzone da teatro col quale, insieme ad alcuni suoi amici, propone spettacoli satirici incitando il popolo alla rivolta. Una condanna a morte lo costringerà a trasferirsi in Spagna, ma successivamente, tornato a Catanzaro, ritrova l’amico di teatro Marco, malato di peste, e per un abbraccio tra i due la malattia viene trasmessa anche a Giangurgolo che muore.

Giangurgolo in Commedia

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