Anastasiia Zuevich: intervista Esclusiva all’eroina che ha salvato un giovane senegalese che stava annegando nelle acque del fiume Brembo
“Ho raggiunto quel ragazzo. Non parlava, aveva del sangue che gli usciva dal naso. So che nel mentre accadeva tutto ciò altre persone ci hanno visto dal ponte. Ma io non prestavo ascolto a quello che dicevano. Ero impegnata a salvare quella vita. Sono riuscita a portare il ragazzo presso una specie di conca”
di Romano Scaramuzzino per il Quotidiano l’Italiano
BERGAMO – Ci accoglie a casa sua con semplicità, quasi stupita dell’interesse verso la sua persona, lei, che, come abbiamo già raccontato su questo giornale, lunedì 5 settembre scorso, ha salvato la vita di un giovane senegalese di 26anni che stava affogando nelle acque del fiume Brembo che passa dal comune di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo. E in questo paese bergamasco, Anastasiia Zuevich, 39anni, nata a San Pietroburgo, seconda città della Russia per dimensioni e popolazione, ci abita. Un’abitazione, la sua, proprio vicino al luogo in cui tutto si è svolto.
Dicevamo che Anastasiia è sorpresa di tanto clamore (di lei si sono occupate tutte le testate giornalistiche italiane e non a torto). In effetti, quattro giorni dopo questo episodio di cronaca, mentre ci avviamo verso casa sua, notiamo che le acque del fiume Brembo sono diventate più dense e pericolose. Insomma, anche se lei non se ne vanta, oggettivamente, non è da tutti compiere quello che ha fatto. La prontezza nell’agire, il coraggio di affrontare il fiume, la forza fisica necessaria, anche, per portare in salvo il giovane, se non è un gesto valoroso questo qualcuno ci dica cosa lo è.

Occhi verdi, fisico asciutto, Anastasiia ci offre un buon caffè. Ci sediamo, allora, iniziando a formulare le nostre domande.
Anastasiia, ci vuole raccontare come si sono svolti i fatti quel fatidico lunedì?
“Ero da pochi giorni ritornata a Ponte San Pietro dopo una vacanza. Mi trovavo a casa mia, con un’amica, quel pomeriggio. Erano le ore 16.00 circa quando ho sentito gridare <<aiuto>>. Affacciandomi dalla finestra ho visto qualcuno in estrema difficoltà nelle acque del fiume Brembo, che implorava di essere soccorso (l’abitazione di Anastasiia si affaccia proprio sul fiume che passa da questo comune bergamasco, ndr)
Cosa ha fatto subito dopo?
“Sono immediatamente scesa per le scale, dopo aver visto che qualcuno rischiava di affogare nelle acque del fiume. Mi sono portata con me un cuscino gonfiabile e dopo aver fatto aprire il cancello da una vicina di casa (cancello che permette, una volta aperto di avvicinarsi a uno scalino che è adiacente al fiume, ndr), mi sono tuffata per soccorrere quell’uomo”
Complimenti per il coraggio e la prontezza di spirito, ma scusi, non ha avuto paura?
“No, non ho pensato ad avere paura, piuttosto a cercare di salvare una vita. E poi, so nuotare bene…”
In seguito, dopo essersi tuffata, cosa è successo?
“Ho raggiunto quel ragazzo. Non parlava, aveva del sangue che gli usciva dal naso. So che nel mentre accadeva tutto ciò altre persone ci hanno visto dal ponte. Ma io non prestavo ascolto a quello che dicevano. Ero impegnata a salvare quella vita. Sono riuscita a portare il ragazzo presso una specie di conca” (abbiamo visto questo spazio da casa sua e dobbiamo dire che la ragazza ha nuotato un bel po’ per portare il giovane in questo posto, ndr)
Una volta nei pressi di questa conca, cosa ha fatto?
“Sono riuscita a sollevarlo, ad adagiarlo in riva diciamo. In quello spazio, in quella conca. Lui tremava dal freddo. Ho, quindi, posato il suo capo sul cuscino che avevo con me. Sono rimasta con lui finché non sono arrivati i Vigili del Fuoco, allertati da tutte quelle persone che avevano assistito alla scena”
Nel prosieguo, come si sono svolti i fatti
“Mentre il giovane era tra le mani sicure dei soccorritori, io sono tornata a casa”
E come è tornata a casa?
“Facendo il percorso inverso a quello fatto ovvero nuotando! (a sentire questo, il caffè ci è un po’ andato di traverso, ndr)
Lei sa benissimo che tante testate giornalistiche, compresa la nostra, si sono occupate di lei
“Lo so e ringrazio vivamente di tutto questo. Ma quello che ho fatto, per me, è normalità”
Oltre alla vicinanza e alla riconoscenza della cittadinanza di Ponte San Pietro, ha ricevuto anche quella del Sindaco Matteo Macoli
“Sì, i cittadini di Ponte San Pietro mi hanno espresso tanta solidarietà e gratitudine. Anche il signor Sindaco mi ha fatto visita dopo l’episodio. D’altronde io amo l’Italia, la sua cultura e le confesso che qui, è come se mi sentissi a casa”
Sappiamo che il ragazzo soccorso versa in buone condizioni di salute. Lo vorrebbe incontrare?
“Se a lui fa piacere, sarei contenta di vederlo”

Concludiamo qui la nostra intervista ma, continuando a parlare con Anastasiia, quest’ultima ci racconta che ha vissuto per ben dieci anni in Africa e che da qualche anno è residente in Italia, dove, con il suo compagno, è impegnata nella compravendita d’immobili.
È un nostro pensiero, condiviso anche da altri cronisti e da parte dell’opinione pubblica, non espresso, in verità, da Anastasiia, che gesti simili vadano premiati.
Ci vengono in mente, ad esempio, dei casi come quello italiano dell’atleta marocchino di 22anni, da 12 in Italia, dal nome Yassine Rachil. Nel 2015, il presidente Mattarella, gli ha concesso la cittadinanza italiana per meriti.
In Francia, invece, un ragazzo maliano Mamoudou Gassama, che salvò, dopo essersi arrampicato su un balcone, un bambino che rischiava di cadere giù, ricevette la cittadinanza onoraria dal presidente Macron.
Ci chiediamo se, alla fine di questa bellissima storia di solidarietà e di umanità, anche ad Anastasiia Zuevich, non debba essere riconosciuta la cittadinanza italiana per meriti.
Sarebbe la bella conclusione di una pagina edificante scritta da Anastasiia, dai Vigili del Fuoco, i sanitari, la popolazione che era presente all’accaduto, il sindaco, i media, sul libro della Vita.
E noi, ai finali positivi, che auspichiamo, ci crediamo pure.
Romano Scaramuzzino

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