Saturday, February 8, 2025
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BARACCOPOLI A VENIRE – L’Opinione di Francesco Chiucchiurlotto

Dopo il caffè al bar alla mattina c’era il giornale, che passava di mano tra commenti e riflessioni; tra chiacchiericcio e rapporti umani, tra un “buongiorno” ed “ hai letto…”. La formazione dell’”opinione pubblica occidentale” è avvenuta nei caffè, locali pubblici di fine ‘700; le basi della democrazia liberale sono fondate sullo scambio e confronto delle opinioni, e sulla maggioranza delle opinioni che si esprime in libere elezioni ed in libere istituzioni.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Cultura Editoriali In Evidenza News Regionali Politica Italiana Rubriche , at 15 Gennaio 2025 Tag: , , , , , , ,

L’Opinione di Francesco Chiucchiurlotto dalla Redazione Politica per il Quotidiano l’Italiano

VITERBO Avete fatto caso come un prato di campagna in una stagione di siccità si trasforma da ambiente colorato e vivo al vento ed agli odori, a mano a mano, in sterpi secchi, fogliame di riporto, colore dominato  dal marrone giallastro, senso diffuso di desolazione e scarto?

Provate a pensare come le edicole di giornali, riviste, gadget et similia, arricchivano l’ambiente urbano, paesano o comunque cittadino, dei colori delle locandine, dei titoli strillati delle prime pagine dei quotidiani, delle riviste appena arrivate appese magari con le mollette dei panni, agli stipiti dei chioschi, o alle griglie appese ai muri.

Oggi molte, forse troppe, edicole sono solo baracche che arrugginiscono, sportelloni chiusi che si screpolano, senso di abbandono e trascuratezza intollerabili: almeno rimuovete i tristi catafalchi di un tale fallimento!

Ieri, 14 gennaio, era il 49° anno dall’uscita del primo numero di Repubblica di Scalfari/Caracciolo, con 110.000 copie di tiratura, che in pochi anni si conquistò una parte del mercato, accanto agli storici Corriere della Sera, Stampa, Messaggero, Tempo e quotidiani locali, sino a raggiungere e talvolta superare il milione di copie vendute.

C’è da considerare che il numero delle copie lette per passaggio del giornale o per centri di lettura come i bar, alberghi, scuole ecc. era molto più alto.

Oggi, o meglio l’altro ieri, Repubblica ha tirato 112.707 copie: numero quasi identico alla prima stampa e diffusione del lontano 1976.

Ma così tutti gli altri, con in testa il Corriere, anch’esso difficilmente sopra le 200.000 copie.

Cosa è accaduto e cosa sta accadendo?

La risposta più banale è l’ingresso dei social media, internet, devices vari che consentono anche la lettura dei quotidiani; addirittura le rassegne stampa di numerosi quotidiani alla volta, con una possibilità inusitata di lettura e consultazione.

Allora? Non è forse una evoluzione straordinariamente positiva della nostra informazione ed un passaggio mirabile verso una comunicazione distribuita, accessibile e illimitata?

Non ne sono convinto: intanto le testate a disposizione richiedono un affidavit in abbonamento, che naturalmente comporta una scelta limitata, come del resto anche nelle edicole accadeva; le MAZZETTE dei giornali erano per le èlites, che le ricevevano, o forse ancora le ricevono, gratis.

Ma c’è una differenza sostanziale tra il cartaceo ed il digitale, quasi sulla scorta del detto: Verba volant, scripta manent: un conto è archiviare in una cartella di files articoli d’interesse, un altro ritagliarli e conservarli in dossier cartacei.

É sicuramente un fatto generazionale e nessuno sinora ci ha dimostrato quale sia il migliore.

Ma c’è l’aspetto sociale e culturale che sparisce, e questa è una tragedia di cui non avvertiamo ancora i termini e gli effetti.

É la solitudine del WEB che imperversa anche in questo caso, oltre i social media, gli hikikomori, la dipendenza perniciosa ormai inarrestabile.

Dopo il caffè al bar alla mattina c’era il giornale, che passava di mano tra commenti e riflessioni;  tra chiacchiericcio e rapporti umani, tra un “buongiorno” ed “ hai letto…”. La formazione dell’”opinione pubblica occidentale” è avvenuta nei caffè, locali pubblici di fine ‘700; le basi della democrazia liberale sono fondate sullo scambio e confronto delle opinioni, e sulla maggioranza delle opinioni che si esprime in libere elezioni ed in libere istituzioni.

Pensate che la riduzione di questi spazi non porti all’astensionismo ed al disinteresse della cosa pubblica? Così come con le sciagurate riforme sulla disintermediazione, che hanno colpito partiti, sindacati, Consigli Comunali, ed istanze orizzontali, non abbia fatto il resto?

Certo la crisi delle edicole è una semplice concausa, ma perché allora i Sindaci non se ne occupano? Perché non si promuovono sgravi fiscali, incentivi alla permanenza, arricchimento di servizi e pratiche semplici da svolgervi?

Dopo la chiusura delle scuole quella delle edicole è il secondo comma della sentenza di morte che riguarda centinaia di piccoli Comuni: quel che mi spaventa è l’indifferenza delle istituzioni, tutte, che non avvertono che la campana che suona è per tutti.!

Francesco Chiucchiurlotto *

*Francesco Chiucchiurlotto, laureato in Giurisprudenza. È stato Sindaco del Comune di Castiglione in Teverina (Viterbo) – Consigliere Nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia A.N.C.I.

Il Presidente della FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) Andrea Riffeser Monti
(foto ADN Kronos)

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