Bergamasca solidale, ne parliamo con Alessandro Lanzo in prima linea, anche in tempo di Covid
di Romano Scaramuzzino (dalla Redazione di Bergamo) Alessandro Lanzo in prima linea, anche in tempo di Covid Nato a…
di Romano Scaramuzzino (dalla Redazione di Bergamo)
Alessandro Lanzo
in prima linea, anche in tempo di Covid

Nato a Messina, quarantaquattro anni fa, trasferitosi nella bergamasca dal 2001, è Alessandro Lanzo.
Sposato con due figli, residente a Seriate, in provincia di Bergamo , sindacalista presso un’ azienda automotive, Lanzo, anche tramite Organizzazioni di Volontariato come La Finestra del Sole, di cui è responsabile a livello nazionale, si occupa da anni di media e comunicazione dell’area povertà per questa ODV e sempre per quest’ultima, nella sua succursale di Bergamo, con i suoi amici e collaboratori si occupa della raccolta alimentare e della distribuzione dei pacchi contenenti mezzi di sussistenza.
Inoltre, il nostro interlocutore, è responsabile del progetto denominato “Gazebo 2.0”, che presta soccorso ai senza tetto e agli emarginati, ancora qui, nella bergamasca.
Come cristiano, è anche, a livello nazionale, spiker della Onlus Porte Aperte/OpenDoors, che si occupa dei cristiani perseguitati nel mondo.
Ma con Lanzo, vogliamo, nello specifico, tramite la sua persona, dare voce a tutti i volontari che hanno operato sin dall’inizio della pandemia di Covid-19 fino ad oggi.
Il signor Lanzo, quindi, rappresenta, in modo egregio, tutti coloro che nel segreto e non, svolgono attività di volontariato, specialmente durante questo difficile periodo, storico, sociale.
Riteniamo che sia corretto informare su questo modello di attività al fine, anche, di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste tematiche e per dare spazio a chi opera nel sociale, non certo per la loro vanagloria, della quale ne farebbero pure a meno, ma per ragguagliarci e aggiornarci su argomenti che, per molti di noi, sono sconosciuti, rispetto a chi, invece, opera in questo delicato e importante settore sociale e umano.
Al Signor Lanzo, che si è prestato gentilmente per questa intervista, rivolgiamo le seguenti domande.
Ad un anno dalla pandemia che ha colpito l’intera popolazione mondiale e, per quanto riguarda l’Italia, alcune regioni in particolare come la Lombardia, cosa trova di cambiato nelle persone? Vede più rassegnazione, mancanza di fiducia nelle istituzioni locali e non, oppure ancora persiste una certa reattività nella nostra collettività?
Innanzitutto ringrazio il quotidiano l’Italiano e Lei, per l’intervista concessami.
Per rispondere alla Sua domanda, ritengo che il malessere generale sia ancora presente. Certo, forse, si è acquisita un po’ più di consapevolezza riguardo il Covid-19, rispetto ad un anno fa. C’è più conoscenza riguardo a questo virus, anche sul come affrontarlo.
Ovviamente, in situazioni collettive come questa, la mancanza di fiducia verso le istituzioni, l’ansia per il futuro, i problemi non solo sanitari ma anche sociali, che questa pandemia ha portato, ritengo siano ancora vivi nella stragrande maggioranza delle persone, dei commercianti, quest’ultimi, in special modo, visto che appartengono ad una delle categorie che hanno subito un impatto economico negativo molto forte.
Infatti, bar, ristoranti, palestre, piscine e di conseguenza tutto questo tipo di indotto, ancora oggi vivono una situazione di malessere e incertezza.
Detto questo, ho visto, però, anche tantissimi uomini e donne, con la voglia di ripartire con le proprie attività commerciali, rispettando tutti i protocolli di sicurezza.
Ho notato, con estremo piacere e ammirazione, tantissime persone, tra l’altro, “reinventarsi” la propria vita, magari anche cambiando il proprio lavoro.
Ecco, come in questi casi, il nostro spirito italiano, che è sempre presente in noi, si palesa, portando il nostro popolo ad una reazione propositiva.
Mi auguro che questa intenzione prevalga su tutto ciò che lo potrebbe ostacolare.
Quando, un anno fa, si è realizzato che eravamo di fronte ad un virus così pericoloso come il Covid-19, che certamente ha colto tutti impreparati, qual è stata la vostra reazione come appartenenti alla ODV La Finestra del Sole?
Ovviamente, come primo impatto, anche per noi, come per tutti, è stata una novità. una sorpresa, trovarsi davanti a un emergenza come questa, una circostanza mai vista prima.
Ma devo dire che è bastato poco per organizzarci, confrontandoci e decidendo le strategie da utilizzare per contrastare questo fenomeno.
Siamo, allora, scesi in strada, trasferendoci da un ‘ambulanza all’altra, da casa in casa , da famiglia a famiglia, iniziando con il distribuire alimenti, mascherine, disinfettanti e tutto ciò che era necessario in un momento del genere.
Ma credo, che ciò che ci ha contraddistinto, è stata la speranza ed il sorriso che abbiamo cercato di trasmettere come Cristiani al prossimo. La nostra reazione, quindi, è stata immediata.
Ci vuole spiegare in che cosa consiste la cosiddetta “raccolta alimentare” e , quindi, come vi organizzate, per svolgimento di questo tipo di attività?
Rispetto ad un anno fa, ormai, operiamo in più di 50 città in Italia.
La nostra “raccolta alimentare” parte da accordi fatti con catene di supermercati che ci permettono di poter raccogliere alimenti che i clienti ci donano, devo dire generosamente.
I volontari davanti ai supermercati consegnano un sacchetto con un volantino che parla di noi, di quello che facciamo e di cosa abbiamo bisogno.
Il materiale raccolto viene poi immagazzinato e nel giro di qualche giorno smistato a tutte le famiglie che sosteniamo sul territorio nazionale.
Per quanto mi riguarda, il mio ruolo, oltre che essere quello di collaboratore della succursale di Bergamo, nel fare tutto ciò che ho precedentemente illustrato. è quello di responsabile media e comunicazione a livello nazionale.
Quindi mi occupo di tutto ciò che riguarda la comunicazione nei social, nei media, giornali e altre forme di comunicazioni.
Prestandomi a interviste come queste, creando video, locandine e altre forme di pubblicità in modo digitale e non.
Per questo impiego, Lei, i suoi amici e collaboratori, avete trovato sostegno da parte delle istituzioni locali di Bergamo e provincia? La stessa domanda la pongo, invece, in relazione ai supermercati e simili che si sono o si dovevano predisporre, in questo periodo di emergenza, per aiutare le famiglie in difficoltà economiche.
La riposta alla domanda è positiva. Sia per quanto riguarda le autorità, le altre associazioni di volontariato, i supermercati , i loro direttori, i lavoratori e i clienti stessi, che si sono assolutamente predisposti verso il nostro lavoro. Quindi da questo quotidiano, rivolgo un sentito grazie a tutti!
I consumatori, che si recavano a fare la spesa, hanno partecipato a questo progetto solidale? Se sì, in che percentuale?
Direi, come ho accennato prima, che la partecipazione è stata quasi totale, abbiamo raccolto davvero tantissimo, Se dovessi fornire una percentuale, per rispondere alla Sua domanda, direi che siamo nell’ordine dell’80-90%
I dati ci parlano di un aumento della povertà in tutto il nostro Paese e quindi anche in Bergamo e provincia. Conferma?
Direi proprio di si.
Per quanto mi riguarda ormai è da circa 20 anni che mi occupo di povertà, disagi sociali ,persone discriminate ed emarginati,sia a livello territoriale, nazionale ed internazionale .
Collaborando già con diverse onlus, tra cui quella di Porte Aperte che si occupa di Cristiani perseguitati.
Dicevo, più che un aumento della povertà ( che comunque soprattutto in questo periodo è decisamente aumentata) , registriamo un cambio di protagonisti, nel senso che tanti anni fa, aiutavamo molti extracomunitari, adesso sembra bilanciarsi l’utenza , e posso dire che la bilancia sta iniziando a pendere più verso le persone italiane che hanno perso il loro posto di lavoro o addirittura gente che aveva un’azienda o una bottega e che, costretti a chiudere, si sono rivolti a noi
Qual è stata la soddisfazione maggiore, che Lei e il Suo team, durante questo genere di impiego avete provato?
Senza dubbio, vedere gli occhi lucidi delle persone che andavamo e andiamo ad aiutare.
Il sorriso dei bambini che davanti solo ad una coperta donata per coprirsi dal freddo esprimevano gratitudine, il piangere con le persone che piangono, per poi cercare di restituire speranza.
Insomma quello che ci soddisfa maggiormente è essere la risposta per tante persone in difficoltà
Nei primi mesi della pandemia, furono istituite dei numeri telefonici, ai quali rispondevano volontari. Mi pare che questa iniziativa non esista più. Pur capendo le difficoltà dovute all’esiguo numero di volontari, non crede che, per quelle persone che si sentono sole in casa, questo servizio debba essere ripristinato?
Per quanto mi riguarda ho partecipato in maniera attiva ad un call center istituito da una missione Americana che durante la pandemia ha raggiunto il nostro territorio istituendo un ospedale da campo e un numero verde proprio per dare assistenza psicologica oppure, anche solamente, per essere di compagnia a persone duramente provate da questa emergenza e magari rimaste sole.
Qui a Bergamo, a breve , io, insieme ad una psicologa , una consueling, istituiremo un numero verde appunto per riprendere questo servizio lasciatoci come grande esempio di utilità da parte degli Americani
Volontari si nasce ma occorre, secondo Lei e i Suoi colleghi, anche una formazione ad hoc per questo servizio?
Sì, volontari si nasce. Ma ciò non basta.
Risulta necessario crescere, aggiornandosi.
La passione , l’amore, la carità Cristiana è ciò che ci spinge a fare tutto, ma deve essere ovviamente accompagnata dalla formazione che ci permette di fornire un servizio sempre più completo ed accurato.
Come nostra politica associativa, il nostro obiettivo è anche quello di formare i nostri volontari.
Uno dei miei ruoli, infatti, è quello di istruire le persone sul mondo della comunicazione, sia a livello nazionale, che locale, qui a Bergamo.
Formare volontari che andranno, anche per strada, per curare i senza tetto.
Ci vuole parlare del progetto “Gazebo 2.0”. Dove si svolge e in cosa consiste.
Ormai da più di 30 anni , alcuni membri della chiesa cristiana evangelica ADI di Bergamo prestano il loro aiuto ai senzatetto, emarginati , tossicodipendenti, persone soggette all’alcol , nei pressi della stazione di Bergamo.
Io ne ho fatto parte e comunque ho sempre continuato a sostenere e seguire questa attività, fino a che ho desiderato, a fine 2020, di creare un progetto vero e proprio chiamato appunto ” Gazebo 2.0″, perché prende il nome dall’attività di cui vi ho appena parlato chiamata appunto Gazebo, quindi 2.0 per evidenziare la motivazione di inserire i volontari già presenti insieme agli altri aggiunti sotto l’area povertà della finestra del Sole, supervisionando e interagendo con le autorità locali.
Stando, quindi, a passo coi tempi con le nuove regole sanitarie e di regolamenti in materia di volontariato e assistenza.
In sostanza , l’area povertà avrà questo nuovo ramo dedicato a chi sta per strada, coadiuvato da me, lavorando con persone che lo fanno ormai da molti anni insieme ai nuovi, portando quindi ancor più supporto al comune di Bergamo
Esiste una collaborazione, tra voi e altre ODV della bergamasca? Se sì, in che modo si attua.
Tra di noi e le altre ODV lavoriamo in modo autonomo, a seconda del territorio , a seconda dei nuclei familiari che aiutiamo e le attività che svolgiamo.
Nell’agire autonomamente, però, non escludiamo l’aspetto comunicativo tra di noi, come le informazioni riguardanti specifiche famiglie bisognose o nuove situazioni di disagio.
insomma se uno di noi ha bisogno di supporto sa che può contare sull’altro.
Se potesse lanciare un appello ai cittadini, alle istituzioni, per favorire il Vostro lavoro, quale sarebbe?
Il nostro slogan è : ” Dona la spesa con il cuore” , in questa frase si racchiude il nostro intento , che è quello di creare una collaborazione con i cittadini, le autorità, che, ” donando”, quindi, mettendosi a disposizione, permettendoci di poter intervenire per sostenere chi è in difficoltà nel nostro territorio, sapendo che tutto questo lo facciamo con il ” cuore” cioè con amore ,con la passione verso l’aiuto in favore del prossimo, cercando così di migliorare la qualità di vita delle persone in attesa che vengano fuori da questa situazione di disagio in cui si trovano, ecco, questo, è l’appello di cui mi sento di farmi portavoce: aiutateci per aiutare.
Finisce qui l’intervista con il signor Alessandro Lanzo, portavoce di una realtà che spesso ignoriamo.
Che dire. Dopo quello che abbiamo sentito non c’è conclusione che tenga ad un articolo del genere.
Non c’è citazione, né personale né altrui, se non un senso di speranza, di ottimismo e permettimi di dire, anche di commozione.
Grazie, “operatori di pace”.
by Romano Scaramuzzino (Redazione di Bergamo)
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