Calcio – Serie B. IL PALERMO DA MANTOVA PORTA A CASA SOLO UN PUNTO
Più che una partita di calcio quella di ieri sera tra il Mantova di Possanzini e il Palermo di Dionisi è stata una partita di scacchi: mosse e contromosse da una parte e dall’altra e un’attenzione feroce ai dettagli, primo tra i quali spegnere le fonti del gioco: Segre su Aramu e Trimboli su Ranocchia.
di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano
MANTOVA – Più che una partita di calcio quella di ieri sera tra il Mantova di Possanzini e il Palermo di Dionisi è stata una partita di scacchi: mosse e contromosse da una parte e dall’altra e un’attenzione feroce ai dettagli, primo tra i quali spegnere le fonti del gioco: Segre su Aramu e Trimboli su Ranocchia.
Diceva il sommo Nils Liedholm: “Finché la palla ce l’abbiamo noi, l’avversario non può farci gol!”.
Principio, questo, recepito alla lettera prima da De Zerbi e poi dal suo allievo Possanzini, che avrebbe dovuto, però, essere aggiornato secondo le variazioni che esige il calcio moderno, ovvero cercare sempre lo spiraglio giusto nel quale imbucare il filtrante per il compagno meglio smarcato.
Di fatto, però, il Mantova ha applicato solo la prima parte del magistero “zerbiano” perché se n’è rimasto per 45 minuti rintanato nella sua metà campo a palleggiare fitto e breve, senza mai un’accelerazione né tampoco una verticalizzazione. E tuttavia, con lo scopo ben preciso di impedire al Palermo di fare il suo gioco e rendersi pericoloso.
Insomma, per dirla tutta, abbiamo assistito ad un primo tempo di una noia mortale, che non aveva nulla a che spartire col gioco del calcio, in generale e, francamente, anche con quello, non solo bello a vedersi ma anche estremamente efficace e concreto, di De Zerbi.
Zero tiri in porta, da una parte e dall’altra, e tanti sbadigli per i tifosi sugli spalti, quelli di casa che facevano un tifo d’inferno come fossero centomila ed erano invece solo un paio di migliaia e gli oltre ottocento “Rosanero Unnegghiè” , che puntualmente seguono il Palermo in ogni trasferta.
La ripresa, sin dalle prime battute, riportava in campo due squadre diverse sia nell’atteggiamento che sotto il profilo tattico: il Mantova proseguiva nel suo “andamento lento” ma, di tanto in tanto, dalle retrovie, orchestrate abilmente dal quel volpone di De Majo, partivano certe rasoiate verticali con direzione centro-sinistra, laddove il Palermo sconta l’unico suo vero punto debole, cioè la fase difensiva di Diakitè, tanto forte e prorompente quando attacca, quanto legnoso ed esitante quando, invece, deve arretrare e marcare la punta esterna di sua “competenza”: nella fattispecie il migliore dell’attacco biancorosso , quel Fiori che sarà l’unica vera spina nei fianchi della difesa rosanero, anche al di là del pugnace (ma nulla più) ex di turno, Leonardo Mancuso.
Ma era soprattutto il Palermo che, avanzando il baricentro, cominciava a scrollarsi di dosso ogni remora ed indugio tecnico-tattico, pressando più alto, rubando palla e cercando le fasce, che come sempre, rappresentano il fulcro del 4-3-3 , che è il sistema di gioco prediletto da Dionisi. Henry , sfruttando meglio la sua fisicità, faceva quello che sa far meglio, cioè la sponda, così che, subito al 3’ di gioco, mandava un filtrante sulla sinistra all’accorrente Ranocchia, inserito a sorpresa in squadra, al posto di Verre ( buona la sua prova, ma, come sempre “sporcata” da qualche tocco in più ), che si allargava di quel tanto che l’obbligava a tirare debolmente e consentiva a Festa una facile parata in tuffo. Insomma, un’occasione gol – la prima della partita – sprecata da Ranocchia per il solito tocco di troppo.
E non solo: siccome nel calcio vige una regola non scritta secondo la quale a gol sbagliato segue gol subito, ecco, al 10’, che su lancio di De Majo dalla propria area, Fiori, libero come un uccello in volo (chissà dov’era Diakitè?) crossava al centro. Qui si avventavano insieme Mancuso, Aramu e Galuppini, marcato da Lund (si fa per dire, perché l’americanino, come Diakitè, è bravo a spingere ma non altrettanto a coprire) che se lo perdeva, così da consentirgli di spingere in rete una palla che ormai sembrava finire oltre la linea di fondo.
“Goool!”… gridavano i mille e passa della curva biancorossa, mentre quella rosanero restava di gelo e Marinelli già indicava il centrocampo. Sembrava stesse ripetendosi ua scena vista negli ultimi due campionati rosa almeno dieci volte, ovvero che a inizio ripresa il Palermo becca un gol… Solo che stavolta provvidenzialmente (per il Palermo) interveniva il Var, che annullava il gol per evidente fallo di mano di Galuppini.
Il pericolo scampato metteva il sale sulla coda del serpente ancora addormentato ch’era stato fin lì il Palermo, che finalmente cominciava a giocare da… Palermo, anche perché di lì a poco Dionisi sostituiva il “ monoblocco” Henry con Le Douaron e, al 70’, inseriva il duo Verre-Appuah al posto di Ranocchia e Insigne (che, in verità, era stato tra I migliori in campo).
Dal 29’ al 37’ il Palermo si procurava quattro limpide palle-gol, perché la rapidità di esecuzione e i passaggi di prima di Verre, da una parte, e la velocità di Le Douaron, dall’altra, rubavano scena e possesso-palla al Mantova e costringeva Festa ad opporsi abilmente elle conclusioni prima di Le Douaron e poi di Appuah (anche se quest’ultimo peccava di egoismo e, pur avendo visto alla sua sinistra l’ex Brest libero e solo davanti alla porta avversaria, tirava debolmente tra le braccia di Festa)..
All’ultimo istante dei quattro minuti di recupero concessi da Marinelli, al Palermo si presentava l’occasione più ghiotta della partita: punizione dal vertice di destra della linea dell’area di rigore biancorossa, per fallo su Le Douaron (finalmente di spessore, la sua prestazione) lanciato a rete. La battuta toccava al mancino Appuah, che batteva bene verso l’angolino scoperto della porta di Festa, salvato da una deviazione di testa di uno dei quattro in barriera.
Era l’ultimo singulto della partita che, francamente, lasciava l’amaro in bocca solo al Palermo che, per le occasioni avute, avrebbe meritato la vittoria, e che, quindi, sarà costretto a festeggiare i suoi 124 di storia, che cadono domani venerdì 1 novembre, anziché con due giorni di anticipo, com’era negli auspici dei suoi tifosi, con due di ritardo.
Poco male, se non aver sprecato l’occasione di ridurre a soli 4 punti il distacco dal Sassuolo , secondo in classifica.
Benvenuto Caminiti
IL TABELLINO DI MANTOVA – PALERMO REGGIAMA 0 – 0
MANTOVA (4-2-3-1): Festa; Artioli, De Maio, Cella (85’ Brignani), Bani (77’ Solini); Trimboli, Fedel; Galuppini (71’ Bragantini), Fiori (71’ Ruocco), Aramu; Mancuso (77’ Debenedetti). A disposizione: Sonzogni, Redolfi, Burrai, Wieser, Panizzi, Maggioni, Muroni. Allenatore: Possanzini.
PALERMO (4-3-3): Desplanches; Diakité, Nedelcearu, Nikolaou, Ceccaroni (46’ Lund); Segre, Gomes, Ranocchia (71’ Verre); Insigne (71’ Appuah), Henry (57’ Le Douaron), Di Mariano (79’ Di Francesco). A disposizione: Nespola, Di Bartolo, Vasic, Buttaro, Pierozzi, Peda. Allenatore: Dionisi.
Arbitro: Marinelli (Tivoli).
Nella Fotomanto sottostante un duello tra un rosanero e il biancorosso Trimboli
Comments