Calcio – Serie B – LA NEMESI: IL PALERMO BATTE IL FROSINONE E LO SPEDISCE AI PLAYOUT
La nemesi storica si compie in uno stadio e in un’atmosfera di ferma contestazione: i tifosi volevano, anzi esigevano, la “vendetta” per quella finale playoff allo “Stirpe” di Frosinone, quando i panchinari giallazzurri gettavano palloni in campo per fermare il gioco, senza che l’arbitro La Penna intervenisse in qualche modo.
di Benvenuto Caminiti da Palermo per il Quotidiano l’Italiano)

PALERMO – PREMESSA. La nemesi storica si compie in uno stadio e in un’atmosfera di ferma contestazione: i tifosi volevano, anzi esigevano, la “vendetta” per quella finale playoff allo “Stirpe” di Frosinone, quando i panchinari giallazzurri gettavano palloni in campo per fermare il gioco, senza che l’arbitro La Penna intervenisse in qualche modo.
Quella drammatica notte il Frosinone, allenato da Longo, non solo ci “rubò” la serie A, ma ci spedì direttamente all’inferno, perché subito dopo il Palermo fu dichiarato fallito, e gli fu revocato il titolo sportivo.
Come faccio ormai da oltre settant’anni, appena dentro lo Stadio, alzo gli occhi e guardo la “mia” Curva Nord, là dove sono nato e cresciuto come tifoso…
… E l’ho vista … slabbrata, più piena di vuoti che di bandiere e vessilli: nel secondo anello, di solito quasi tutto “regno” degli ultrà della Curva Nord 12”, c’erano stesi due striscioni con i volti a colori di Alessio Dionisi e Giovanni Gardini, allenatore e amministratore delegato del Palermo: entrambi segnati da una croce e con la scritta, a caratteri cubitali: “THE END”: messaggio chiaro, inequivocabile del dissenso forte, aspro e senza appello della tifoseria rosanero.
E non finisce qui, perché due lunghi striscioni, uno nella nord superiore (“La 12”) e l’altro in quella Inferiore (C.N.I.) che recavano scritto, rispettivamente:
ANCORA 180 MINUTI DI AGONIA, POI CHI HA FALLITO DEVE ANDARE VIA”.
“ E’ FINITO IL NOSTRO AIUTO, IL VOSTRO TEMPO E’ SCADUTO”.
Comincia così, in quest’aria di rabbia covata a lungo e solo ora esplosa, la partita contro il derelitto Frosinone che, come già detto, evoca maledetti ricordi .
All’annuncio delle formazioni, dall’intera Curva Nord piovono fischi prolungati e assordanti sol perché lo speaker pronuncia il nome dell’arbitro che, ahi lui, si chiama come l’allenatore rosanero.
Le squadre entrano in campo in un silenzio glaciale, come se lo stadio si fosse istantaneamente svuotato e, invece, i ventimila (quasi) sono ancora tutti lì e sono ancora lì, in Curva Nord, gli striscioni e le foto in bella mostra.
Il Palermo comincia traballando: si sa che non ha un cuor da leone e lo stadio fatto di gelo o, peggio, di fischi laceranti, di certo non l’aiuta, ma c’è un Pohjanpalo – premiato come MVP del mese, prima del fischio d’inizio – in vena e, con lui, Brunori, il solito veemente lottatore, stavolta affiancato, sulla sinistra, dal redivivo Di Francesco (schierato da quinto, nel 3-5-2, al posto d Lund).
Ed è proprio da uno strappo con fuga sulla fascia di Di Francesco che alla mezzora, il Palermo passa in vantaggio: dribbling , lancio verticale nell’area piccola e Brunori arpiona e di destro, a giro, batte imparabilmente Cerofolini, vanamente proteso in tuffo.
Ci si aspetta il boato dello Stadio e invece c’è solo uno stropiccio d’occhi e un rizzar d’orecchi a sentire i fischi e gli ululati della Curva Nord, dalla quale piovono fumogeni… Gli addetti ai lavori “ricordano” ai tifosi le sanzioni previste in casi come questi.
Ci si aspetta che gli ultrà la finiscano subito e, invece, persistono al punto che Audero deve allontanarsi dall’area piccola . Solo dopo l’ennesimo, più energico, invito a farla finita, i lanciatori si fermano. Non si ferma, però, la contestazione, anche se, nel frattempo il Palermo sta dominando la scena e il Frosinone sembra annichilito, incapace com’è della pur minima reazione.
La ripresa si apre ancora con un pimpante Di Francesco, che impazza nella sua fascia, dà manforte alle “variazioni” attacco-ripiegamento di capitan Brunori e, subito al 2’ di gioco, spezza una ripartenza giallazzurra per smistare a Gomes, scavallante più del solito. Il francesino, con la sua solita corsa a zig-zag, s’infila in uno spazio libero sulla sinistra e, giunto sul fondo, mette al centro un cross forte e teso, sul quale si avventa Brunori che, colpisce di controbalzo . E’ il 2-0, e finalmente si sente la curva nord fare … la curva nord: cani, inni e bandiere al vento.
Ma dura poco il ritorno d’amorosi sensi degli ultras, anche perché l’allenatore giallazzurro opera subito il primo cambio: Ambrosino al posto di Bracaglia (il giocatore che aveva segnato il gol dell’1-1 all’andata) e, poco dopo, effettua altre due sostituzioni, di rilievo anche queste: Partipilo e Oyono al posto di Ghedjemis e dell’altro Oyono: sono cambi importanti, specie l’ingresso di Partipilo, un mancino che vede il gioco come pochi e che, nei calci da fermo, può essere davvero pericoloso.
Minuto 21: Baniya ha uno dei suoi “soliti” vuoti di memoria visiva e si lascia sfuggire da sotto gli occhi il vigoroso Pecorino (ex Catania), che fila dritto verso Audero. Sembra, ineluttabilmente, il gol del 2-1, che rimette tutto in gioco. E, invece, Audero gli esce incontro, rapido come una pantera, e lo costringe a tirargli addosso.
La paura di sprecare i vantaggi sfumati, come successo già tante volte in precedenza, corre per l’aria fredda della sera, anche perché, nel frattempo, Dionisi cambia uno dei migliori (dev’essere un vizio!… Di certo, non posso chiamarlo un vezzo), cioè, fuori Di Francesco e, al suo posto, Lund : i giallazzurri lo prendono come un segnale, cioè come se Dionisi si volesse “coprire” su quella fascia e, quindi, un… invito ad osare…
… E osano, altro che se osano, tant’è vero che, al 27’ vanno pure in gol, su fiondata di sinistro di Kvernadze, che s‘infrange sul palo, alla sinistra di Audero; ribatte in rete Partipilo, ma subito Dionisi (l’arbitro) annulla per fuorigioco. Confermato dal Var, dopo attimi di autentica suspense.
Al 32’ Dionisi opera altri due cambi: Di Mariano e Ranocchia, rispettivamente, per Diakitè (con spostamento a braccetto di destra di Pierozzi, che è un esterno!) ) e Segre: risulta subito evidente l’impaccio di Di Mariano terzino, come se domenica scorsa a Cesena non fosse già risultato lampante che l’ex Lecce e Benevento in quella posizione sta come un pesce fuor d’acqua. Così il Frosinone prende ancora più coraggio e attacca sempre di più; non è che faccia sfracelli ma costringe i rosa a serrarsi nella loro metà campo…
… E un altro brivido, l’ultimo della serata, attraversa sangue e vene dei ventimila sugli spalti: stavolta è Ambrosino a ribattere in rete una parata di Audero sui piedi di Partipilo, ma lo fa compiendo fallo sul nostro n. 12. Il Var suggerisce all’incerto Dionisi (l’arbitro) di annullare.
Finisce tra i fischi assordanti dell’intero stadio, con la curva nord che se ne va, prim’ancora che i giocatori si avvicinino per i rituali saluti finali.
BENVENUTO CAMINITI
IL TABELLINO DELL’INCONTRO: PALERMO – FROSINONE 2 – 0
IL TABELLINO
PALERMO (3-4-2-1): Audero; Diakité (77’ Di Mariano), Baniya, Nikolaou; Pierozzi, Blin, Gomes (89’ Vasic), Di Francesco (69’ Lund); Segre (77’ Ranocchia), Brunori (89’ Le Douaron); Pohjanpalo. A disposizione: Desplanches, Sirigu, Insigne, Henry, Buttaro, Verre. Allenatore: Dionisi.
FROSINONE (3-4-3): Cerofolini; Monterisi, Lusuardi (65’ Oyono), Bettella; J. Oyono, Kone (92’ Grosso), Bohinen, Bracaglia (48’ Ambrosino); Ghedjemis (65’ Partipilo), Pecorino (92’ Cichero), Kvernadze. A disposizione: Sorrentino, Cittadini, Vural, Lucioni, Canotto, Barcella, Cichella. Allenatore: Bianco.
Arbitro: Dionisi (L’Aquila).
Reti: 30’ Brunori, 47’ Brunori



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