Calcio Serie B – Ma il Palermo c’é o ci fa? Un altro pari a reti bianche al Barbera
Il Palermo di ieri meritava ampiamente la vittoria, non solo quella ai punti, come accade nel pugilato, ma quella a suon di gol, che non sono arrivati sia per limiti propri che per i meriti di un avversario, che si è chiuso per novanta minuti nella sua metà campo, lottando fieramente su ogni centimetro di erba e , all’occorrenza, picchiando come fabbri (vedasi elenco ammoniti).
di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano
PALERMO – Io sono un tipo decisamente strano, se è vero che, nonostante l’ennesima delusione del mio Palermo (ieri, 0-0 contro il modesto ma rognoso Cittadella) stamane mi sono alzato di buon umore e, dopo la solita mia colazione “all’antica” (pane del giorno prima inzuppato nel tazzone di caffellatte) sono uscito per strada (dove ormai mi conoscono praticamente tutti) e ho affrontato a viso aperto e sorriso spianato gli sfottò dei soliti scienziati del pallone: “Bellu Paliermo c’aviti!” (pensata tipica dei palermitani “strisciati”), oppure: “Corini tutto può fare fuorché l’allenatore”. E, infine, la più originale di tutte: “Era meglio restare poveri con i nostri spiccioli che accettare l’elemosina degli arabi!”.
Ed è per questo che ho deciso di andare controcorrente e affermare con convinzione che il Palermo di ieri, pur somigliando sempre di più, col suo agitarsi per tutti i novanta minuti senza risultarti concreti, al cane che si morde la coda, ha almeno lasciato intravedere il bozzolo di una squadra. Spero, quindi, che già dalla prossima, a Modena, gli spunteranno le alette, per diventare poco a poco la farfalla, che tutti quelli, che gli vogliamo bene davvero, sogniamo ormai dalla prima di campionato.
Il Palermo di ieri meritava ampiamente la vittoria, non solo quella ai punti, come accade nel pugilato, ma quella a suon di gol, che non sono arrivati sia per limiti propri che per i meriti di un avversario, che si è chiuso per novanta minuti nella sua metà campo, lottando fieramente su ogni centimetro di erba e , all’occorrenza, picchiando come fabbri (vedasi elenco ammoniti).
Quando parlo di limiti realizzativi di Brunori & Co. intendo l’incapacità di finalizzare l’enorme mole di gioco prodotta, ovvero l’incredibile “abilità” nel “mangiarsi” almeno tre-quattro nitide palle-gol. Senza citare quel pizzico di fortuna che certo non ha avuto, visti I due legni, entrambi del subentrato Valente, il secondo su mirabile punizione dal limite, finita all’incrocio dei pali: mancavano pochi minuti al termine e sarebbe stata vittoria. Meritatissima e sudatissima. E le vecchie mura del Barbera, grande quant’è grande, a fine partita, non avrebbero tremato per i fischi laceranti di tutto lo Stadio. Con la scena, davvero deprimente della squadra che, prima di correre per i saluti sotto la Curva Nord, rimanesse qualche secondo in souplesse, perché più si avvicinavano più quelli fischiavano. E, io vecchio inguaribile romantico tifoso che in settant’anni di milizia rosanero non ho mai fischiato i miei giocatori, ci sono rimasto così male che mi son quasi spuntate le lacrime agli occhi, perché – sappiatelo – più si invecchia e più le lacrime facili diventano preziose compagni di vita.
Così, amareggiato per l’ennesimo passo falso del Palermo, finito in fondo alla classifica (oggi sarebbe di nuovo in Serie C!), e ancor di più ferito dalla ferocia di quei fischi, me ne sono quasi scappato via dallo stadio e, dimenticando gli ottanta e passa sul groppone, gradone dopo gradone, ho pure rischiato di finire lungo per terra.
E siccome per tutta la serata di ieri sui social ho letto solo improperi a mister Corini e inviti (anzi ingiunzioni) a dimettersi, tirando in ballo addirittura la dignità dell’uomo, voglio, come già spiegato, andar controcorrente. E lo faccio così, papale papale: senza voler negare le evidenti responsabilità del tecnico, riconosco il sacrosanto diritto dei tifosi di fischiare a fine partita (anche perché per tutti novanta minuti, senza un attimo di tregua, avevano sostenuto la squadra) ma, al contempo, ricordo loro che possono criticare (civilmente) l’allenatore ma senza mai intaccarne i valori morali. Che, nel caso di Corini, sono adamantini come quella persona perbene che tutti conoscono.
Benvenuto Caminiti
Palermo-Cittadella 0-0:
IL TABELLINO
PALERMO (4-3-3): Pigliacelli; Buttaro, Nedelcearu, Marconi (46′ Devetak), Mateju; Segre (75′ Vido), Gomes, Broh; Elia (60′ Valente), Brunori, Di Mariano (84′ Saric). A disp.: Massolo, Accardi, Floriano, Stulac, Damiani, Soleri, Bettella, Lancini. All. Corini.
CITTADELLA (4-3-1-2): Kastrati; Cassandro, Perticone, Visentin, Lores Varela (67′ Mastrantonio); Vita, Pavan, Carriero (74′ Mattioli); Antonucci; Embalo (81′ Beretta), Tounkara (73′ Magrassi). A disp.: Maniero, Del Fabro, Mazzocco, Frare, Donnarumma, Ciriello. All. Gorini.
ARBITRO: Giua di Olbia (Mokhtar-Fiore).
MARCATORI:
NOTE: Ammoniti Cassandro, Elia, Gomes, Tounkara, Pavan, Perticone.
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