Calcio – Serie B – POHJANPALO SALVA IL PALERMO DALL’ENNESIMA SCONFITTA INTERNA
Ennesima avvilente prestazione di un Palermo né carne nè pesce, che subisce per l’intera partita il pressing asfissiante del Mantova di Possanzini (stile De Zerbi, di cui è stato a lungo il vice) , che comanda il gioco sin dai primi minuti, in virtù di una rapidità di manovra e schemi d’attacco che non danno tregua ai padroni di casa.
di Benvenuto Caminiti da Palermo per il Quotidiano l’Italiano)

PALERMO – Ennesima avvilente prestazione di un Palermo né carne né pesce, che subisce per l’intera partita il pressing asfissiante del Mantova di Possanzini (stile De Zerbi, di cui è stato a lungo il vice) , che comanda il gioco sin dai primi minuti, in virtù di una rapidità di manovra e schemi d’attacco che non danno tregua ai padroni di casa. Che, tuttavia, vanno in vantaggio per merito di Valerio Verre, trequartista di giornata (Dionisi, come al solito ad ogni partita cambia le carte in tavola, convinto così di sorprendere l’avversario ed invece, a giudicare dai risultati, a rimanere sorpresi sono i suoi giocatori, costretti ogni volta a recitare a soggetto ), che, su un geniale, smarcante tocco di prima di Pohjanpalo, al 26’, dalla distanza, e pure defilato, s’inventa una staffilata di destro, che s’infila giusto all’incrocio dei pali e porta in vantaggio, oltre i suo meriti, il Palermo.
Fin lì, a fare la partita era stato l’agile e manovriero Mantova di Possanzini (altro ex tutt’altro che nostalgico), che gioca interpretando un copione ben scritto e, soprattutto, adatto alle caratteristiche dei suoi giocatori: agili in attacco con Mensha e Mancuso, forte e duro a centrocampo con Burrai e Artioli e arcigno in difesa con Brignani, il vecchio immarcescibile Di Majo e Solini.
Il fatto è che il Palermo, pur disponendo di idividualità nettamente superiori rispetto all’avversario, non ha una struttura di gioco ben definita. Così che i vari Brunori, Ranocchia, Blin e gli esterni Diakité e Lund più che giocare di squadra, improvvisano, lasciando desolatamente solo Pohjanpalo, sorpreso più di una volta a braccia larghe come ad implorare la grazia, non dico di un assist risolutivo, ma almeno di un passaggio smarcante.
Abituato com’è stato nel Venezia, prima da Zanetti e poi da Di Francesco, si vede a occhio nudo che è spaesato, come uno che si trovi per caso in un posto che non conosce e con della gente a lui del tutto ignota.
Che al gigante finnico serva il tempo di ambientarsi per cominciare a dialogare coi compagni è lapalissinao, ma che venga abbandonato a se stesso, con quel po’ po’ di tecnica, di forza fisica e di fiuto del gol che si ritrova, è semplicemente autolesionistico.
Finito il primo tempo in brodo di giuggiole (perché per i tifosi, alla resa dei conti, importa solo vincere) , appena iniziata la ripresa, palla al centro, shoot di destro verticale di Burrai per Mensah, che fila come un treno, lascia sul posto Ceccaroni, e dal vertice basso dell’area di rigore lascia partire un destro che sembra un proiettile: Audero ha solo il tempo di alzare le braccia, in segno di resa.
É il pareggio dei biancorossi e tutti ci aspettiamo la reazione, anche solo di nervi, del Palermo, che in effetti, per agitarsi si agita, ma non al punto di togliere il pallino del gioco dai piedi Burrai & Co. Che, consapevoli dei fantasmi che offuscano mente e gambe dei padroni di casa, insistono all’attacco e dieci minuti dopo, sull’ennesimo corner a favore, di testa il non gigantesco Brignani (altro nome che rievoca nostalgie rosanero: Francesco Brignani, regista del Palermo di Veneranda, che contese nel ’79 la Coppa Italia alla Juve fino ai supplementari) di testa anticipa Baniya e infila nell’angolino alto, alla sinistra di un incolpevole Audero.
É il vantaggio del Mantova, che scatena l’ondata di fischi di tutto lo Stadio, Curva Nord compresa. Fischi seguiti dal coro assordante: “Dio-ni-si vat-te ne!”.
Palermo nel caos e Dionisi che interviene, operando, già al 15’, due cambi, uno dei quali desta sorpresa (anche se ormai l’ex allenatore di Empoli e Sassuolo, per i cambi spesso incomprensibili che fa, non dovrebbe più sorprenderci) : esce Verre, che oltre al gol, era stato impeccabile , per Le Douaron ( esce pure Lund, in palese difficoltà contro il veloce e sgusciante Radaelli, per Pierozzi)..
I fischi laceranti e i cori rabbiosi sembrano scuotere il Palermo, sferzarlo nell’orgoglio e, infatti, la reazione stavolta è più sanguigna: Le Douaron ci mette, come sempre, la sua corsa , il suo ardore agonistico; in una parola, la sua grinta; Brunori si muove più da trequartista che da seconda punta, cerca spesso Pohjanpalo (l’aveva fatto anche nel primo tempo ma, da isolato, non aveva raccolto i frutti sperati) ; Ranocchia si sdoppia: fa il mediano, fa la mezzala, crossa, tira, batte tutti i calci piazzati; insomma, dà l’anima, come sempre. E su un suo lancio verticale nel cuore dell’area piccola mantovana, il francese ex Brest si proietta come una freccia ma viene stroncato appena entrato in area di rigore.
Il fallo, seppur non violento, è netto, e stavolta l’arbitro, lo scarsicrinito Galipò di Firenze – un direttore di gara sui generis, nel senso che dispone un regolamneto tutto suo, che nessun altro, addetto ai lavori e non, conosce – stavolta non ha esitazioni e, nonostante le rabbiose proteste dei lombardi, indica il dischetto.
A questo punto, succede la cosa più bella della partita: è il gesto di capitan Brunori che prende il pallone e, data una carezza a Pohjanpalo, glielo depone tra le mani. Il biondo Joel lo sistema ben bene sul dischetto e, freddo come il ghiaccio, lo spedisce alla sinistra del portiere, che s’è buttato alla sua destra.
Lo Stadio, che per un istante si era fatto di gelo, esplode in un uragano di applausi, seguiti da un coro strepistoso: “Joel!…Joel!… Joel…!”.
Il finnico è già entrato nel cuore del popolo rosanero. Gli sono bastati due tocchi sopraffini: il primo, l’assist a Verre per il suo gol d’apertuira e l’altro, il rigore, calciato magistralmente.
Il pareggio, appena raggiunto, lascia presagire un finale all’arma bianca dei rosanero se non fosse che Ceccaroni si fa buttare fuori ingenuamente (eufemismo) per una rimessa laterale, che un avversario, furbo e maligno, cercava di ritardare. L’arbitro, che nel primo tempo, aveva ignorato un clamoroso fallo da riogore su Blin, sbaglia due volte: la prima, perché la reazione (spintarella sul petto dell’avversario) meritava al massimo l’ammonizione e la seconda per la mancata ammonizione di rito che spetta al biancorosso per la provocazione.
D’altronde, che Galipò fosse in cattiva giornata – tanto per essere clementi – si era capito dall’inizio, precisamente dal 5’ minuto di gioco, quando assegnava un rigore al Mantova per un presunto gioco pericoloso di Verre. Decisione che il Var, spedendolo al monitor, gli fa prontamente rimangiare .
Finisce così 2-2 e, a dirla tutta, finisce pure bene, perché il Palermo, pur costretto dal 70’ a giocare indieci, ci mette più garra, non arretra di un metro e tiene lontano il Mantova dalla sua area…
Fino a che, al 37’, Dionisi ne fa un’altra delle sue e sostituisce Pohjanpalo per Vasic: lo Stadio esplode in un concerto di fischi assordanti e cori di scherno rivolti all’allenatore. Che non è nelle grazie del popolo rosanero ormai da mesi, ma resta inchiodato da chissà quale forza misteriosa alla sua panchina.
E a ripetere la solita solfa, e cioè che, quando le cose vanno male, cambiare venti giocatori non si può e, quindi, si cambia l’allenatore, ci siamo stancati. In nessun’altra squadra, Dioinisi oggi sarebbe ancora al suo posto: nel Palermo, invece, rimane perché la proprietà, col City, in crisi molto più grave di quella rosanero, ha ben altri pensieriper la testa.
BENVENUTO CAMINITI
IL TABELLINO DELL’INCONTRO: PALERMO – MANTOVA 2 – 2
Marcatori: 25′ Verre (P), 46′ Mensah (M), 56′ Brignani (M), 68′ Pohjanpalo su rigore (P).
PALERMO (3-5-2): Audero; Baniya, Magnani, Ceccaroni; Diakite, Blin (dall’83’ Segre), Ranocchia, Verre (dal 60′ Le Douaron), Lund (dal 59′ Pierozzi); Brunori, Pohjanpalo (dall’83’ Vasic). Allenatore: Dionisi.
MANTOVA (3-5-2): Festa; Brignani, De Maio, Solini (dall’87’ Bani); Radaelli (dal 75′ Maggioni), Artioli (dal 75′ Ruocco), Burrai (dall’87’ Wieser), Trimboli, Giordano; Mancuso, Mensah (dal 62′ Debenedetti). Allenatore: Possanzini.
Arbitro: Sig. Galipò della sezione di Firenze.
Ammoniti: Diakite (P), De Maio (M), Burrai (M), Trimboli (M), Bani (M).
Espulsi: Ceccaroni (P).
Nella foto sottostante Alessio D.



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