Caravaggio e Catanzaro uniti da due grandi artisti: Michelangelo Merisi e Mattia Preti
Preti, di quarantadue anni più giovane del Caravaggio, fu tra i principali esponenti del caravaggismo (termine, quest’ultimo, con il quale si intende la corrente pittorica nata tra il XVI e XVII secolo e che si rifà alla pittura del Merisi, conosciuto più comunemente con il nome di Caravaggio).
di Romano Scaramuzzino per il Quotidiano l’Italiano
Caravaggio, l’artista bergamasco del quale abbiamo già parlato su questo giornale, e Mattia Preti, l’altro illustre pittore italiano, nato a Taverna, provincia di Catanzaro, il 25 febbraio 1613, a distanza di tanto tempo ci rammentano come la creatività eccelsa, rimasta immutata negli anni, esalta quell’unico ingegno che è quello italiano.
Preti, di quarantadue anni più giovane del Caravaggio, fu tra i principali esponenti del caravaggismo (termine, quest’ultimo, con il quale si intende la corrente pittorica nata tra il XVI e XVII secolo e che si rifà alla pittura del Merisi, conosciuto più comunemente con il nome di Caravaggio).

Il pittore calabrese, da giovanissimo, fu affidato dal padre a don Marcello Anania, parroco della chiesa di Santa Barbara di Taverna. E fu proprio in quel periodo che il talento del nostro Mattia Preti si evidenziò allorquando “solea copiare alcune stampe degli elementi del disegno lasciate in casa da Gregorio suo fratello”, così come ci racconta Bernardo De Dominici in Vite dei pittori scultori ed architetti napoletani (vol.4).
E proprio con il fratello maggiore, Gregorio, anche lui pittore, Mattia si trasferì, nel 1630, a Roma, dove apprese le tecniche del Caravaggio e dei suoi seguaci.
I due fratelli calabresi, agli inizi degli anni ’40, ottengono i primi successi nell’ambito romano.
Realizzata con Gregorio, è di quel periodo la tela della Flagellazione di San Giovanni Calabita.

Mattia Preti rimase a Roma per circa venticinque anni ma durante questo periodo, da questa città, si spostò verso altre zone, sia italiane che estere. Sarà dal 1646 al 1651 che il pittore risiederà ed opererà con una certa stabilità e successo, nella città romana.
Poiché quest’articolo non vuole essere una biografia dettagliata dell’artista calabrese, ma, come già preannunciato nel titolo, una conoscenza sì della sua vita ma in particolar modo, del suo rapporto, del suo parallelismo con Caravaggio, il lettore comprenderà il sunto della sua opera artistica qui riportata.
Infatti, dal periodo romano, accenniamo a quello modenese e napoletano.
Il 4 ottobre del 1651, Mattia Preti fu chiamato da Francesco I d’Este, alla corte di Modena, per poi tornare a Roma, da dove ripartì alla volta di Napoli, nel 1653. Da sottolineare come proprio qui a Napoli, eseguì delle opere commissionate dalla comunità calabrese.
Napoli fu colpita, nel 1656 dalla peste che danneggiò la popolazione locale a tal punto che dai 450.000 abitanti ne rimasero circa la metà.
La famiglia Schipani, di origini calabrese, cugini da parte della mamma di Preti, commissionò all’artista un dipinto denominato Madonna di Costantinopoli per la chiesa di Sant’Agostino degli Scalzi di Napoli.

Durante gli anni napoletani, Mattia Preti, stabilì un forte legame con l’Ordine dei Cavalieri di Malta e nel settembre del 1660, la cancelleria dell’Ordine, ne registrò l’ammissione.
Da lì a poco, Mattia Preti lascia Napoli per stabilirsi a Malta e se il pittore calabrese verrà definito anche come il caravaggista calabrese (seppur ispirato dal Caravaggio ma non suo imitatore), con lui ha in un comune anche il soggiorno maltese, anche se con esiti diversi, e il rapporto con l’Ordine dei Cavalieri di Malta.
E se Caravaggio, dovete fuggire, a causa di una rissa, dall’isola, Preti, invece, rimase lì, producendo numerose e prestigiose opere, tra le ultime citiamo la Predica del Battista, dove in basso a destra compare il suo autoritratto, con pennello e spada e con indosso una tunica rossa riportante la stella bianca a otto punte identificativa dell’Ordine di Malta.
Questo capolavoro artistico si trova e si puo’ ammirare presso la Chiesa di San Domenico, sita a Taverna.

L’artista calabrese morirà nel 1699 a La Valletta capitale di Malta.
Caravaggio e Mattia Preti, due grandi artisti italiani, dalle esistenze diverse ma accomunate dall’estro e dall’abilità artistica, ma anche da luoghi ed ambienti.
Un Nord ed un Sud dell’Italia che si uniscono in quella cultura e prestigio italiano che tanto amiamo e che vorremmo che si replicasse ai tempi nostri.
Perché è nel vedere le opere di questi due artisti che i nostri occhi si illuminano di quella luce che ci richiama ad essere un popolo valoroso.
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