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Tuesday, January 21, 2025
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Catanzaro. A caval Donato non si guarda in bocca però Fiorita si dimetta e conceda la parola agli elettori. Il Capoluogo calabrese non merita di passare dalle farse alle comiche finali

Perso il sostegno di Talerico Fiorita azzera l’ex giunta e apre il dialogo all’antagonista del 2022. Come se in un film western – per fare un esempio – il protagonista decidesse (nell’impossibilità di andare oltre con il suo cavallo stremato) – di balzare su quello dell’antagonista (consenziente) e rimettersi a galoppare assieme, solo per il gusto (o la necessità) di non restare (entrambi) appiedati.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Editoriali In Evidenza News Regionali Politica Italiana , at 8 Settembre 2024 Tag: , , , , , ,

di Riccardo Colao – (Direttore del Quotidiano l’Italiano)

ROMA Dopo la farsa (forse) è in arrivo la comica finale. Dopo due anni di “cambiauntubo” il sindaco Fiorita (eletto per un “sac de cul“) resosi conto di trovarsi in un “cul de sac” si è persuaso che possa aderire al “t.a.c.” (tiramo a campà) addirittura invitando a tavola l’ex rivale Valerio Donato. La casella, nel tabellone del gioco dell’oca (pardon anatra) zoppa, dove si è divertito a tirare i dadi dall’estate del 2022 a quella caldissima del 2024, lo rivede dunque ai nastri di partenza.

Azzerando per l’ennesima volta la giunta “Nick ridens” ha decretato la fine del rapporto con il consigliere Talerico outsider e sostenitore di un governo comunale che senza il suo – anticipatamente dichiarato – appoggio non sarebbe mai neppure decollato.

Un biennio è stato sufficiente a logorare questa “strana coppia” della politica catanzarese contraddicendo – per una volta – l’aforisma di Giulio Andreotti (il potere logora chi non ce l’ha).

I cittadini bocciano Fiorita. Soggetto, verbo e complemento oggetto come quando ascoltavamo la Maestra delle Elementari. E potremmo chiudere l’editoriale qui in nome e per conto dell’analisi logica, del bisogno di sintetizzare (altrimenti il lettore si stanca e non prosegue a leggere) e del buon senso, quello dell’ottimo padre di famiglia.

Tuttavia non è cosa facile perché ci siamo fatti persuasi che ci troviamo innanzi una vicenda che ha dello straordinario. Essa dipinge in modo esemplare il meccanismo elettorale che si finge di ignorare finché qualcuno non ci lascia i cabasisi negli ingranaggi terribilmente oliati per fottere gli elettori.

Ricapitoliamo. Valerio Donato chiude al primo turno con una percentuale leggermente inferiore al 50% e pertanto bisogna procedere all’espletamento del secondo turno dove però i votanti calano precipitosamente ad una percentuale che rasenta il 25% degli iscritti nelle liste. Accade che la coalizione Fiorita raccoglie un numero maggiore di preferenze e strappa la vittoria a quella “donatiana”. Risultato? I consiglieri eletti nelle liste a sostegno di Donato costituiscono la maggioranza, quelli scelti nella lista “fioritana” sono aritmicamente la minoranza.

E allora accade che qualcuno si senta legittimato a compiere “Il salto della quaglia” e dal centro-destra “cambia casacca” e aiuta “l’oca – pardon anatra – zoppa” a varare la prima giunta col sostegno della lista “destreggiante” con a capo Talerico.  Voilà il “sindaco ridens” parte – sia pure claudicante e con una maggioranza risibile – per la sua avventura che sarà (come è dimostrato) deficitaria e deludente persino per una parte (quella intellettualmente onesta) dei suoi stessi sostenitori.

Se molti dei consiglieri eletti non avessero problemi a rinunciare agli emolumenti (leggasi stipendi, 13 mensilità a partire da 3.000 euro mese per 60 mesi) o se i “pagamenti” non fossero stati previsti e disposti dalla Legge, con tutta probabilità ai cittadini sarebbe stato restituito il diritto di andare a votare e di scegliere una figura ritenuta, quantomeno, degna di sedere sulla poltrona di primo cittadino.

E invece? Perso il sostegno di Talerico Fiorita azzera l’ex giunta e apre il dialogo all’antagonista del 2022. Come se in un film western – per fare un esempio – il protagonista decidesse (nell’impossibilità di andare oltre con il suo cavallo stremato) – di balzare su quello dell’antagonista (consenziente) e rimettersi a galoppare assieme, solo per il gusto (o la necessità) di non restare (entrambi) appiedati.

Catanzaro non merita quest’ulteriore schiaffo alla democrazia elettorale. A volte non basta cambiare vento per restare nella Storia … L’inciucio è alle porte in nome delle prebende e delle ricette della concertazione politica che tramuta avversari in soci. Dopo la probabile “mignottata” nessuno dei consiglieri che han fatto parte di questo sgangherato consiglio avrà il coraggio di ripresentare nome, cognome e volto al vaglio elettorale… e anche se lo facessero i cittadini – che hanno sperimentato sulla loro pelle il grande inganno – sono invitati a punirli offrendo indifferenza e nessuna attenzione sin dal prossimo eventuale, agognato e necessario ritorno alle urne.

Riccardo Colao

L’Aula Rossa di Palazzo De Nobili. Nonostante preventivi, progetti, gare d’appalto – a distanza di due anni – non è stata ancora consegnata all’uso per cui era stata predestinata. Un altro successo dell’amministra-zione “fioritana” che rischia di passare dalla cronaca alla storia per l’inefficienza come la peggiore dell’Italia (e della Catanzaro) Repubblicana

Il sindaco “podestà” Nick Fiorita e il presidente del consiglio comunale Bosco. Nonostante un programma elettorale ricco di idee e promesse hanno deluso entrambi le aspettative di chi sperava nel cambiamento auspicato dalla lista “Cambiavento” appoggiata dal PD. Per recuperare un minimo di credibilità dovrebbero dichiarare conclusa la fallimentare esperienza, andarsene a casa e restituire il diritto di voto agli elettori perché possano eleggere qualcuno in grado di amministrare con perizia e risultati il Comune.

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