Sunday, June 22, 2025
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Catanzaro – Caserta lascia, ma lui, il “mister” è molto meglio del “sindaco” Fiorita!

“L’allenatore nel pallone” ha dimostrato di essere una spanna al di sopra del “sindaco nella bufera”. Il mister ha salvato la Catanzaro sportiva, il “primo cittadino” ci sta retrocedendo tra i …dilettanti,

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Economia Editoriali In Evidenza News Regionali Politica Italiana Rubriche , at 9 Giugno 2025 Tag: , , , ,

di Riccardo Colao Direttore del Quotidiano l’Italiano

ROMA – Premesso che non abbiamo mai avuto simpatie né per l’allenatore Fabio Caserta (meglio noto nell’ambiente cosentino come “u muntuna“) e neppure per il sindaco Nicola Fiorita (meglio noto a Catanzaro e dintorni come “Nick anatra zoppa”), tutto ciò premesso dilaga la notizia secondo la quale il primo avrebbe deciso di auto-licenziarsi dalla direzione panchinara dei Giallorossi, benché “Notiello“, da buon sparagnino col braccino corto, avesse avanzato l’ipotesi un ritocco in salita sull’entità del suo stipendio.

La sortita (per certi versi ricorda quella del predecessore “papa Vivarini I°” che preferì – come papa Celestino V (quello del gran rifiuto) – levare il disturbo scegliendo Frosinone (e sappiamo tutti com’é andata a finire) ha generato un’ondata di entusiasmo tra la tifoseria catanzarese che non è mai stata troppo convinta (e noi con lei) delle qualità tecniche di mister “Casoria“. A liberazione (o a “tumulazione“, se preferite) avvenuta possiamo raccontare nel dettaglio come si sono svolti i fatti.

Caserta, dopo l’esonero cosentino si è accasato a Catanzaro per tre ragioni valide. La prima: non lo aveva richiesto nessuno e quindi rischiava di restare appiedato. La seconda: l’esodo di Vivarini aveva reso vacante il posto. La terza: la proposta del presidente “Notiello” (mezzo Noto e metà Iemmello) era stata una di quelle che non si poteva rifiutare: “pochi, maledetti e subito”. Un trainer a basso costo d’ingaggio era quello che il buon Floriano andava cercando col lanternino per mantenere in equilibrio le finanze sociali e per giustificare le mai paventate (chi m’o’ fa fa’) ambizioni di puntare alla serie A.

Ne 2024, a estate inoltrata, per sbloccare la melensa telenovela, protrattasi per più di un mese, fu necessario lo “scoop” di un nostro collaboratore (Lawrence d’Abruzzo) che ci girò lo sfogo di Vivarini (subito pubblicato e criticato) che aveva espresso appigli per innescare un braccio di ferro col massimo dirigente. Pensieri che vennero poi smentiti (guarda caso con tempestività e per opportuna convenienza – sia da una parte che dall’altra – quando avevamo reso pubblico a tutti che il “re era nudo“). Solo in quel preciso istante si scoprì che non v’era alcun interesse a mantenere valide le firme sui contratti triennali e figuriamoci se ci fossero state solo cavalleresche strette di mani.

E così Fabio Caserta, il nostro Casoria, che non è un brocco ma neppure un “mago del pallone“, sottoscrisse l’accordo biennale e – a differenza del costoso e pretenzioso Vivarini – si accontentò (lui uno dei tanti sulla piazza dell’aurea mediocrità) dei compensi con la clausola del “pochi, maledetti e subito” (per giunta a rate mensili, by God o “per la maiella” come direbbe l’esonerato ma ben pagato (dal Frosinone) l’ex Vivarini).

Con una sequela di pareggi (quasi sempre mancate vittorie) e una decina di vittorie (per non parlare delle sconfitte quasi sempre scaturite da visioni aleatorie sul campo “Casoria” è riuscito ad arraffare un posto nella graduatoria play off salvo poi sputtanarsi con lo Spezia e storicizzarsi come il trainer dalla finale mancata. Un successo da primato, visto dal lato A , un fallimento guardato da lato B della medaglia. Però, baci, abbracci e pacche sulle spalle a volontà per aver centrato “la salvezza anticipata” il dato saliente è che verrà ricordato nella storia per la figuraccia rimediata al Ceravolo contro gli spezzini abdicando alla finalissima.

La decisione di congedarsi dai “Tre Colli“, perché è bene ribadirlo è stata sua e non un’imposizione quella di levare il disturbo, non ci ha sorpreso più di tanto; scriviamolo con la consueta franchezza e con allegria – a parte i soliti leccaculi, ruffiani, ipocriti e compagnia bella gravitanti nell’ambiente – ben pochi erano e sono rimasti persuasi e affascinati dalle qualità “calcistichepanchinare” del personaggio, L’allenatore nel pallone merita rispetto sotto il profilo umano e ben poca ammirazione per il resto. Poi a chi è piaciuto lasciamo il privilegio di portarsi dietro questo fantastico ricordo .

Mentre nell’estate del 2024 “Casoria” aveva firmato ad occhi chiusi pur di restare nel giro, dopo l’exploit del 2025 ha riflettuto così tanto da convincersi che le sue quotazioni alla borsa del calcio-mercato fossero lievitate al punto da meritare tutt’altro che il trattamento al sapore di “ritocchino” sui suoi emolumenti. E così dopo averci dormito sopra, come nella storia della principessa sul pisello, ha avanzato pretese alle quali si è sentito rispondere: “uè piccirè accà nisciuno è fesso“… Punto sul vivo della questione “monetaria” allora sdegnato ha calato la carta del no ed è schizzato via come una rondine a fine estate verso altri lidi. Questa è la verità, nient’altro che la verità e dico “lo giuro!”.

Ma ora – vi starete chiedendo – perché Caserta sarebbe migliore di Fiorita? Non c’é dubbio. Lui ha scelto di trovare un’altra strada divorziando dal Catanzaro. Il sindaco ridens invece che trova il coraggio di amministrare senza detenere la maggioranza effettiva (lo ha fatto e lo sta facendo aiutato da gentarella sotto il profilo politico che ora ha preso le distanze e sen va in giro accusandolo di “peste e corna” ma non osa dimettersi) ha continuato a poltrire sulla poltrona da “primo cittadino” e ad incassare lo stipendio (molto maggiore di quello che Noto bonificava a Caserta) senza rendersi conto che passerà alla storia non per aver salvato la Città, non per aver risolto i suoi annosi problemi, non per aver mantenuto le sue “una e una mille promesse”, bensì per averla retrocessa di almeno 30 anni, e non in serie C ma nella Lega Dilettanti…allo sbaraglio.

Ancor prima che fosse eletto sindaco avevamo espresso dubbi sulle abilità politiche del personaggio. E quando ieri l’on. Mario Tassone che ci onora di pubblicare sulla nostra testata i suoi editoriali rispondendo ad una domanda del collega Famularo ha dichiarato: «Catanzaro sta vivendo il momento più buio. Fiorita? È onesto, viene da una buona famiglia. Ma forse fa un mestiere non suo», ci si è aperta davanti agli occhi la domanda più autentica che non ci eravamo mai posti: Caserta e Fiorita fossero due persone oneste che si intestardiscono a svolgere un mestiere per il quale non sono tagliati? Probabile che sia così. Del resto non sono neppure gli unici. La società civile è stracolma di funzionari, di professionisti (liberi o assunti) di artigiani, di insegnanti, di piemme, e chi più ne ha più ne metta, che (con i fatti, atteggiamenti e decisioni) dimostrano di non essere in grado di interpretare certi ruoli

Fabio Caserta – a nostro parere – è meglio di Nick (anitra zoppa) Fiorita. Ha capito che restare allenatore del Catanzaro non gli avrebbe portato aumenti più di quanto possa guadagnarne altrove provenendo dalla stagione che – in qualche modo – lo ha rilanciato. Fiorita, invece, è consapevole che una vota esaurito il ruolo di sindaco e relativo stipendione che sfiora quello dei parlamentari (sempre che non trovi un PD disponibile a sponsorizzarlo) dovrà ritornare alla cattedra di professore di diritto canonico, e quindi procede nella personalissima persuasione di essere come Togliatti: il “Migliore”. Tra i due, cioè tra Fiorita e Caserta “al sindaco nella bufera” preferiamo “l’allenatore nel pallone“.

RICCARDO COLAO

Il mitico Lino Banfi mentre interpreta il personaggio cult dell’allenatore Oronzo Canà nel film “L’allenatore nel pallone” che ebbe anche un sequel – e che esprime uno dei concetti calcistici a lui cari – Sotto l’allenatore Fabio Caserta detto “u Muntuna” (nel circondario cosentino); dopo la brillante stagione del rilancio a Catanzaro ha pensato bene di accasarsi in altra società ove – con ogni probabilità – riuscirà a strappare un ingaggio economico più favorevole e pertinente alla sua nuova quotazione di mercato

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