Condanna a Lucano. Parla il procuratore di Locri, Luigi D’Alessio: “Un bandito idealista sul genere western”
Lo sfogo del magistrato, diventato celebre, non per aver sconfitto la criminalità organizzata, ma per il coraggio di aver macchiato la fedina penale dell’ex sindaco di Riace tracciandone la fisionomia di un “comunista alla Robin Hood” che – secondo le carte – avrebbe rubato alla Comunità Europea e alla Collettività Nazionale per favorire gli interessi dei “briganti birbaccioni e pasticcioni” chi gli ronzavano attorno.
L’Editoriale di Riccardo Colao Direttore del Quotidiano l’Italiano

ROMA – L’ipocrita e politica ondata di proteste per la pesante condanna (di primo grado) appioppata all’ex sindaco di Riace piddino Mimmo (amaro) Lucano, ha suscitato la reazione del magistrato che ha prodotto la tanto discussa sentenza.
Come sovente accade in Italia molte sono le persone che parlano di un argomento senza conoscere approfonditamente i fatti, tantissime poi sono quelle che ne discutono solo dopo aver letto qualche titolo di giornale, milioni son quelli che ne animano le chat e i social con i filtri e i paraocchi del proprio pensiero ideologico.
Per chi, di fatto ignorante (participio presente del verbo ignorare) pretende persino di pover confutare il lavoro degli inquirenti e quello della giuria che ha vissuto, in prima persona, il processo, c’é bisogno di offrire informazioni quanto più possibile per dissolvere la nebbia in cui si finisce per confondersi a costo di difendere l’indifendibile.
E allora leggiamo insieme lo sfogo di un magistrato, il procuratore di Locri, il veneziano Luigi D’Alessio, diventato celebre, non per aver sconfitto la criminalità organizzata, ma per aver avuto il coraggio di macchiare la fedina penale di un “bandito da western” (come lo definisce) e per aver tracciato la fisionomia di un “comunista alla Robin Hood” che – secondo le carte – avrebbe rubato alla Comunità Europea e alla Collettività Nazionale per favorire gli interessi di chi gli ronzava attorno.
Lo stupore dei “Lucano’s Friends” per l’entità degli anni di galera che l’ex primo cittadino di Riace dovrebbe scontare è stato ingigantito dal tam tam di “ondarossa” secondo cui l’ex sindaco non avrebbe avuto la capacità di delinquere e quindi, secondo questo illuminate parere da trasformare in prova, non giudicabile “mariuolo”. A tal proposito sono efficaci le parole del procuratore Luigi D’Alessio che, benissimo, ha spiegato, senza entrare nelle motivazioni, le ragioni che hanno indotto la Corte a “penalizzarlo” nei termini e nelle quantità così come prevede il Codice Penale Italico vigente.
“Chiunque può commettere qualsiasi reato purché a fin di bene?” A Mimmo Lucano riconosco “una mirabile idea di accoglienza “riservata a pochi eletti che avevano occupato le case”. “Lui manteneva sempre gli stessi, sottomessi. Gli altri li mandava nell’inferno delle baraccopoli di Rosarno”. “Non c’era un migrante che parlava l’italiano benché incassasse i fondi destinati ai corsi obbligatori di italiano”. “Gli alloggi destinati ai migranti venivano abitati dai cantanti invitati per i festival”. “Tutto era organizzato per favorire varie cooperative locali, creare clientele, accumulare ricchezze, beneficiare di indotti elettorali”.

Dall’esame di questi indizi che poi si sono trasformati in prove schiaccianti è derivata l’applicazione della “dura lex, sed lex” che ha fatto scattare il reato di associazione a delinquere, oltre che per “l’amaro” Lucano, di altre dieci persone, e non l’ipotesi di trovarsi di fronte a una banda di briganti birbaccioni e pasticcioni come Stanlio ed Ollio nel film “Fra Diavolo”.
“Nessuno ne parla, ma si trattava di una corte celeste di accoliti che campava così e di cui lo stesso Lucano era per certi versi anche vittima” – ha chiarito il magistrato – Perché anche se Lucano non pare essersi arricchito, tuttavia “c’erano abbondanti somme distratte. Soprattutto ai migranti, che erano vittime dei reati di Lucano e non certo beneficiari. Questo è il grande equivoco da cui la sinistra non riesce a liberarsi”. A D’Alessio, l’ex sindaco ricorda il protagonista di un celebre western di Sergio Leone, “il bandito di Giù la testa” che senza volerlo, perseguendo altri scopi delinquenziali, alla fine si ritrova a capo di una banda di rivoluzionari che lotta per la libertà del suo Paese“.
Per chi volesse approfondire l’argomento, al di là di ogni filtro ideologico, suggeriamo la lettura del documento allegato al presente editoriale lasciando per l’appunto a chi ha condotto le indagini l’ultima parola.
https://www.giurisprudenzapenale.com/wp-content/uploads/2021/10/mimmo-lucano-requisitoria.pdf
Intendiamoci: fino a sentenza finale passata in giudicato Mimmo Lucano è e resta un cittadino innocente a cui la Giustizia offre altri due gradi per dimostrare l’estraneità ai fatti contestati. Al contrario di chi ritiene l’arrivo di un solo avviso di garanzia elemento per “condannare” restiamo garantisti e auguriamo a quanti devono affrontare il doloroso percorso di un iter giudiziario di saperlo affrontare con la speranza uscirne indenni.
Riccardo Colao
p.s. E per completezza di informazione il dispositivo della Sentenza del Collegio Giudicante del Tribunale di Locri, presieduto dal dott. Fulvio Accurso
https://www.giurisprudenzapenale.com/wp-content/uploads/2021/10/testo-dispositivo-lucano.pdf
Comments