Cosenza: arriva in libreria “Mi pare si chiamasse Mancini”. Presente all’evento l’on. Mario Tassone, segretario nazionale nCDU che ha ricordato la figura del “vecchio leone Giacomo”
Chiariamo subito che la pubblicazione non è e non vuol essere un monumento all’uomo politico, al genitore, al leader di un partito che ebbe molto peso nella vita e nella storia d’Italia e che oggi è sostanzialmente scomparso, che Pietro ha molto amato, né un saggio ma un racconto avvincente della lunga attività politica e della vita privata di Giacomo Mancini, dei suoi rapporti, non sempre facili , con il padre e con il figlio stesso, delle belle vittorie, delle tante realizzazioni, dei pesanti attacchi subiti e delle amare sconfitte, sostanzialmente di un personaggio di alta caratura definibile ”riformatore e grande innovatore” e che ancora oggi desta rimpianto, soprattutto nel Mezzogiorno, anche da parte degli avversari.
di Gianfranco Simmaco dalla Redazione Calabrese del Quotidiano l’Italiano
COSENZA – Finalmente è arrivato in libreria il volume intitolato “…mi pare si chiamasse MANCINI…”, con circa trecento pagine di narrazione e di rievocazione del leader calabrese Giacomo Mancini, che guidò il Partito Socialista Italiano sino all’avvento di Bettino Craxi. Dicevamo 300 pagine intense e ricchissime in cui il figlio Pietro racconta dall’interno, dal suo punto di vista privilegiato ma con un fondo di sottile ironia, tantissime vicende inedite approfondendo i profili di numerosi personaggi che lo attorniarono nel suo percorso politico ed umano.
Chiariamo subito che la pubblicazione non è e non vuol essere un monumento all’uomo politico, al genitore, al leader di un partito che ebbe molto peso nella vita e nella storia d’Italia e che oggi è sostanzialmente scomparso, che Pietro ha molto amato, né un saggio ma un racconto avvincente della lunga attività politica e della vita privata di Giacomo Mancini, dei suoi rapporti, non sempre facili , con il padre e con il figlio stesso, delle belle vittorie, delle tante realizzazioni, dei pesanti attacchi subiti e delle amare sconfitte, sostanzialmente di un personaggio di alta caratura definibile ”riformatore e grande innovatore” e che ancora oggi desta rimpianto, soprattutto nel Mezzogiorno, anche da parte degli avversari.
“Da solo, e con Giacomo MANCINI, ho partecipato a tante campagne elettorali. Le ricordo nel libro, che spero possa interessarvi… Il “Vecchio Leone” è stato sempre socialista, però mai dogmatico, ma inquieto, aperto alle novità, ricco di idee e di intuizioni, con un grande piede nel passato, importante, di suo nonno Giacomo , a Porta Pia, nel 1870, con il Regio Esercito italiano, e di suo padre, Pietro.
Ma, sempre, diritto e aperto sul futuro…bUn socialista, insomma , di pura razza del secolo scorso che, fino agli ultimi anni della sua esistenza, ha spronato i compagni e gli amici, dopo le pagine buie di Tangentopoli, “a riacquistare un posto nella storia italiana, a far riemergere ideali, mai dimenticati, di cui nessun può privarci”…
E un obiettivo del libro è quello di far uscire Mancini dai confini del Mezzogiorno e dalla Calabria, delineandone le non poche e significative presenze e i segni lasciati nel teatro della grande Politica nazionale e Internazionale.
Il titolo del volume nasce un episodio realmente accaduto legato a Albert Bruce Sabin, lo scienziato che scoprì il vaccino per la poliomielite, degli anni in cui Mancini era ministro della Sanità. In una intervista, Sabin rivelò di una riunione in cui i dirigenti dell’Istituto superiore di sanità non volevano decidere sull’adozione del vaccino: “Poi prese la parola il vostro ministro, un socialista, mi pare si chiamasse Mancini”.
Il volume è il primo numero della collana di studi e ricerche della Fondazione Giacomo Mancini diretta da Marco Gervasoni, Katia Massara e Gianluca Scroccu arrivato in libreria con l’intento di valorizzare il monumentale archivio dello statista calabrese, di favorirne lo studio, di farne conoscere la portata nella storia d’Italia. Questo primo numero a cura di Daniela Marra è interamente dedicato alla statua in bronzo realizzata dal maestro d’arte Domenico Sepe che è stata posta dinanzi palazzo dei Bruzi a Cosenza e ne racconta con immagini inedite la fase di realizzazione nella bottega dell’artista, in fonderia e poi la cerimonia di posa.
Alla presentazione del libro sono intervenuti oltre che Pietro Mancini, la presidente della Fondazione, Katia Massara, storica e condirettrice della collana, l’artista Domenico Sepe, Florindo Rubbettino dell’omonima c.e. e l’on. Mario Tassone, segretario nazionale nCDU che non ha mancato di tracciare verbalmente la figura di Giacomo Mancini col quale ebbe a ritrovarsi ad operare per il bene ed il progresso della Nazione cooperando e collaborando nei vari governi che si succedettero dagli anni ’70.
“Ritengo utile, invece, nel ricordo di Giacomo Mancini, analizzare questi vent’anni senza il suo intuito e decisionismo per meglio comprendere come siamo cambiati e chi sono i suoi eredi, con eventuali affinità e divergenze. – ha precisato l’on. Tassone per poi concludere – Un ventennio che ha registrato 11 governi nazionali di diverso colore politico, compresi quelli tecnici dettati da emergenze clamorose. In ben 4 di questi nessun politico calabrese ha diretto ministeri, anche quelli senza portafoglio. Sei i presidenti della Regione eletti con il voto del popolo e che nella complessità hanno raggiunto pochi risultati strutturali, rassodando pregiudizi negativi nei confronti di una Calabria infelix, per stessa ammissione dei calabresi.”



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