“Cuore di cane” di Michail Bulgakov. Attenzione alle manipolazioni genetiche
Bulgakov, grande regista qual è, annota sensazioni, sentimenti e ce li trasmette con una sapiente vena di ironia. L’opera mette in guardia i lettori su certi esperimenti e in particolar modo se il laboratorio è un partito politico e il cane Pallino è il popolo sovietico.
di Giovanna Curone (dalla Redazione Letteraria del Quotidiano l’Italiano)
ROMA – Pallino è il protagonista di “Cuore di cane” di Michail Bulgakov (Kiev 1891-Mosca 1940) uno dei massimi scrittori del 1900 russo. La storia tratta di un meticcio che vaga per Mosca e che viene raccolto da un medico scienziato Filipp Filippovic. Il cane pensa di aver trovato il paradiso perché lo scienziato lo porta a casa sua e lo fa accudire da due cameriere. Ma sbaglia: Filipp Filippovic vuol fare un esperimento mai riuscito prima, trapiantare il cervello di un uomo in un cane. Con cinismo il medico prevede che Pallino muoia nel corso dell’operazione. Le cose vanno diversamente, non solo l’animale non muore, ma incredibilmente inizia ad assumere sembianze umanoidi. Al risveglio pronuncia la parola “birra” richiesta accompagnata da una serie di espressioni truculente. Un medico che aveva assistito all’esperimento sviene e batte la testa sul pavimento.

Intanto nell’appartamento di Filipp Filippovic arrivano quattro membri del “comitato degli inquilini”. Pretendono di dividere l’appartamento dello scienziato perché sette stanze erano, a loro dire, troppe per un uomo solo. Lo scienziato fa osservare che nell’appartamento c’è lo studio, la sala d’aspetto, la sala operatoria, la sala da pranzo e la stanza delle domestiche. Bulgakov satireggia sulle condizioni a cui gli abitanti di Mosca sono costretti in una coabitazione che accende i cuori alla rabbia e alla perfidia. La coabitazione, dice l’autore, provoca infiniti guai ed infinite discussioni tra gli inquilini di uno stesso appartamento. Personaggi come Filipp Filippovic, invece, sono dei privilegiati e possono vivere in appartamenti di sette stanze.
Dopo l’operazione il dottor Ivan Bormental annota il mutamento fisologico del cane il cui il peso arriva a 30 Kg. Pallino, pronunica la parola “Genepesca” e viene fotografato in più momenti dall’inizio della sua mutazione. Al risveglio Pallino assume la mostruosa somiglianza ad un essere umano, cade il pelo e la coda, nell’abbaiare Pallino pronuncia le vocale “a ed o”. Il volume osseo aumenta e si alza sulle zampe posteriori. E’ alto quanto il medico che ha redatto il diario. Pallino fa un primo giro dell’appartamento e, vedendo una lampadina accesa, ride: sembra sempre di più ad un piccolo uomo ma accompagna il riso con una sequela di bestemmie. Nel pomeriggio dell’11 gennaio (era stato dichiarato animale da laboratorio il 22 dicembre ed era stato operato con successo), Pallino pronuncia parole che hanno un senso logico e risponde in modo volgare al professore. Entrambi i professori dell’equipe medica finiscono alla neuro.

Comincia un battibecco tra Filippovic e Pallino per come si era vestito e l’uomo-cane apostrofa lo scienziato col nome di “paparino”. Il Filippovic avvampa di rabbia cercando d’instaurare un dialogo con il mostro cane-uomo e il risultato è esilarante perché Pallino è diventato mezzo uomo ma è anche mezzo cane per cui si spulcia affondando il naso sotto l’ascella. Al nuovo Pallino non piace il nome che porta e sceglie Poligraf Poligrafovic provocando l’ira del dottore. Ma i guai non finiscono qui perché Pallino deve trovare lavoro e deve avere dei documenti. Pertanto il dottore scrive sul certificato che è un uomo ottenuto attraverso un esperimento di laboratorio, mediante operazione al cervello.

Intanto piomba in casa un gatto e Pallino sente l’irrefrenabile impulso di caccialo: i due finiscono nel bagno facendo solo disastri. Chiusosi dentro il bagno e impossibilitato ad uscire, Pallino chiede aiuto e la domestica Petrovna cerca di passare dalla finestra del bagno mettendo in evidenza grottesca il suo deretano. La scena si fa surreale con l’acqua che allaga completamente l’appartamento e con i vicini di casa che pretendono i soldi per un vetro rotto proprio da Pallino mentre inseguiva il gatto. Al culmine di una giostra in cui Pallino il cane-uomo sembra un manovratore impazzito, ecco che l’ipofisi umana, trapiantata nel suo cranio, comincia a non funzionare più e Pallino ritorna cane. Non si ricorda nulla delle sue memorabili imprese: tutto ricomincia da capo quando Pallino osservava per la prima volta l’appartamento di Filipp Filippovic e scodinzolava alla vista della buona carne. Solo una lunga cicatrice sulla fronte testimonia il passato e ammonisce che tutto era vero e non una finzione.
Bulgakov, grande regista qual è, annota sensazioni, sentimenti e ce li trasmette con una sapiente vena di ironia. L’opera mette in guardia i lettori su certi esperimenti e in particolar modo se il laboratorio è un partito politico e il cane Pallino è il popolo sovietico.
Giovanna Curone
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