Friday, September 22, 2023
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Gianluca Di Marzio presenta a Catanzaro “Grand Hotel Calcio Mercato”

Gianluca Di Marzio, nell’excursus che dedica a “Grand Hotel Calciomercato” ci racconta con esemplare genuinità e sincerità anche i “contrasti” e le incomprensioni che nacquero e vissero nel rapporto con Gianni per la diversità dei caratteri tra padre e figlio. In queste parole riconosciamo e ricordiamo i consigli e le “dritte” e per certi versi professionalmente ci pare di essere stati anche noi un po’ figli e quindi fratelli di Gianluca.


di Riccardo ColaoDirettore del Quotidiano l’Italiano

CATANZARO – Il Papà era il celeberrimo Gianni Di Marzio, allenatore di calcio che vinse diversi campionati di serie C e B portando addirittura in serie A per la seconda volta nella storia calcistica, il Catanzaro.

Gianluca nella stagione 1974-75 aveva appena compiuto un anno e ce lo ricordavamo piccolo, “piccolo così”, nella sua culla e poi tra le braccia della mamma e ancora sulle spalle del padre con lo sfondo del cielo azzurro e del verde marino dello Jonio.

Si frequentava casa Di Marzio per via della preparazione di un volumetto, l’istant book, come si dirà tanti anni dopo, dal titolo esemplificativo: “L’uomo vincente”.

Il perché della scelta di questo titolo consisteva nell’aver scoperto ed aver accertata l’esistenza di un personaggio singolare. Un allenatore di football, un trainer, un mister, un coach (come si usa dire negli Usa). Ma non uno dei tanti, uno qualsiasi, uno come quelli che c’erano stati in precedenza.

Gianni Di Marzio era il Vesuvio e i botti di Capodanno. Era un carnevale di Rio e un maestro di vita per chiunque avesse avuto la fortuna di entrare nel raggio benevolo della sua vista (purtroppo malandata per via di un dannato incidente stradale che, per poco, poteva costargli la vita).

A Brindisi, dopo quell’episodio lo avevano accompagnato alla porta liquidandolo come fosse stato un “dipendente infedele”. Una carognata tipo quelle che sanno infliggere persone che ti usano per poi gettarti via, neppure fossi un kleenex.

L’avvocato presidente, Nicola Ceravolo, un “ammalato di calcio”, che ne capiva molto di più di tanti altri “paron”, voleva ritornare presto in serie A e gli occorreva qualcuno che potesse far rinascere l’entusiasmo spinto dal vento che spira sempre sui Tre Colli.

Di Marzio giunse in città come un oggetto misterioso, un “Masaniello” tonante. Possedeva quel dono tanto caro ai napoletani che è la parola. La sapeva usare come uno strumento musicale. La sapeva gestire nemmeno fosse stato laureato in legge. Incantava, esaltava, promuoveva e attribuiva a tutti un ruolo facendo sentire importante persino il custode dello stadio.

Negli spogliatoi accarezzava i suoi calciatori come fossero figli prediletti. Per tutti sapeva trovare il ritmo giusto nell’autostima esaltandola al massimo del potenziale. Così costruì una formazione capace, per due anni consecutivi, di battersi ai massimi livelli. Nel 1974-75 l’impresa fu sfiorata e sfumata nello spareggio perso a Terni contro il Verona. Nel 1975-76 centrò la promozione in serie A e il Catanzaro salì per la seconda volta sull’Olimpo nel tempio del calcio magico nazionale.

Gianni, la storia si ripete” c’era scritto su uno striscione gigantesco. E il riferimento era al “primo Gianni” (Seghedoni, il “sergente di ferro”, autore della prima, storica, impresa realizzata col magico golletto di testa di Angelo Mammì nello spareggio contro il Bari) ma pure al “secondo Gianni” che aveva bissato la storia e bussato alle porte del Paradiso Calcistico.

La locandina dell’evento

La marea di ricordi vanno e vengono nella mente mentre ascoltiamo Gianluca che parla alla platea dal palco della Federazione Italiana Giuoco Calcio nel palazzetto del Centro Federale pensato e voluto fortemente dall’ex presidente Cosentino, attuale assessore allo Sport del Comune. E’ trascorso tanto tempo… poco meno di mezzo secolo da quando lui dormiva nella culla ed io, assieme al papà, prendevamo appunti per stilare la biografia de “L’Uomo Vincente“. Lui parla e quel bimbo in fasce si è trasformato oggi in un professionista della comunicazione, figlio di un genitore che gli ha garantito la possibilità di studiare e di poter svolgere il mestiere più bello del mondo, quello che abbiamo in comune: giornalista, senza però mai approfittare della sua posizione per imporlo a chicchessia. Gianluca è uno che si è costruito la sua carriera da solo e il fatto di appellarsi Di Marzio è stato solo un dettaglio. Sarebbe arrivato lo stesso dove mirava!

Con cura racconta episodi, che poi troveremo leggendo le pagine del volume “Grand Hotel Calcio Mercato“; trecento pagine di narrazione fitta che ci svelano cosa accade dietro le quinte quando le squadre sono in cantiere e i loro dirigenti vanno a costruirle per affrontare la prossima stagione agonistica.

Alla sua destra Jano La Ferla, avvocato e procuratore sportivo, che da buon mentore catanzarese lo ha accolto, lo ha stimolato, lo ha accompagnato in un giro non del tutto turistico ma oserei dire “storico attraverso i luoghi che videro il Papà Gianni vincitore e trionfatore di due stagioni memorabili: quelle del “Dirindindi…Dirindindà gridiamo tutti si va si va…” intonato sul celebre motivo veneto dell'”uva fogarina” su parole di un testo che ancora oggi fa vibrare i cuori e l’anima di quanti ebbero la fortuna di vivere l’epopea dal 1974 al 1976.

La Ferla cita episodi, fattarelli, incrocia nomi, date e poi invita tutti ad assistere alla proiezione di un bellissimo filmato per la regia di Vittore Ferrara. Una pura macchina del tempo che riporta a quel magico periodo quando Gianluca era bambino, i suoi genitori giovani e pieni di vita e tutti noi presenti, chi più chi meno, con mezzo secolo di vitalità ancora davanti… Persino Gianni Improta (il baronetto), Adriano Banelli il capitano e Tato Sabadini (il nazionale ex milanista (giunto però qualche stagione dopo) riappaiono forti e gagliardi con i capelli pettinati alla maniera degli anni ’70 nel pieno vigore fisico e atletico… E un brivido s’avverte sulla pelle, una folgore che saetta nella memoria… un boato di folla che tuona ed echeggia…Nostalgia…Nostalgia canaglia e giallorossa…

E come si fa a restare seduti sulla poltroncina, tra le fila del teatro federale, quando Jano La Ferla ci invita a raccontare perché e per quali ragioni quel libro, ormai rarissimo a trovarsi, ma che in tanti ricordano e conservano come una reliquia, dal titolo “l’Uomo Vincente” venne elaborato e poi pubblicato con all’interno foto esclusive tratte dall’album di famiglia Di Marzio e addirittura con il testo della sua tesi di laurea a Coverciano

Gianluca Di Marzio e Riccardo Colao. Al centro il libro “L’uomo vincente”

Al momento che doveva andare in distribuzione il Catanzaro vinse all’Olimpico di Roma contro la Lazio per 1 a 0 nella prima giornata del girone di ritorno. Pensammo che quello era il momento giusto per il lancio e invece, manco a farlo apposta, quasi dovesse metterci la coda il diavolo, i giallorossi subirono sei sconfitte consecutive e dovemmo rimandare l’evento. Un giornalista del Guerin Sportivo, Elio Domeniconi, spirito satirico e battuta pronta, suggerì di modificare il titolo ne “L’uomo perdente”. Ovviamente non lo modificammo e appena le cose presero una piega positiva il volume fu edito e riscosse un discreto successo.

L’intervento del giornalista e scrittore Riccardo Colao

Mentre racconto questo aneddoto rammento le tante serate trascorse, tutti i sabati notte, negli hotel dove la comitiva del Catanzaro pernottava prima degli incontri. Me ne vien in mente una. A Perugia quando Di Marzio, dopo essersi assicurato che tutti i suoi calciatori fossero “a nanna”, lasciava l’incarico di “guardiania” a Masino Amato (il masseur) e come sovente capitava scelse di trascorrere qualche ora a ballare sulla pista di un night-club. Quella notte (“che notte” avrebbe cantato Fred Buscaglione) optò per il “Black Box“. Una volta all’interno molti riconoscevano il mister ma noi, studenti e colleghi aspiranti giornalisti, smentivamo attribuendo a quel personaggio la qualifica di “fratello” quasi gemello. Verso le tre si ritornava in hotel e al mattino ci stupivamo nel vedere Di Marzio prontissimo in sala colazioni, a gustare il primo espresso della giornata ligio al dovere di allenatore. Dormiva pochissimo, ma quelle poche ore bastavano. Era come Napoleone capace di ristorarsi con un sonno di tre, quattro orette ben fatte e ugualmente capace di chiamare per nome chiunque, anche se lo avesse visto e gli avesse rivolto la parola per una unica volta, o di dirigere una battaglia. E lui dalla panchina difficilmente sbagliava una sola mossa.

Un cervello così “atletico” che non conosceva sosta nemmeno durante i sogni. E di sogni ne fece vivere tantissimi sia ai calciatori che ai tifosi e anche a tutti noi giovani giornalisti in erba che “allenava” sino a farci credere che avremmo potuto, un giorno, sfiorare la bravura de la celebrità di mostri sacri come Ezio De Cesari, Giorgio Tosatti, Ivo Bocca, Gianni Brera.

Gianni Di Marzio, era un “propellente di energia”, un carica batterie di umanità che, con magnanima generosità, dispensava a chiunque sentisse necessità di credere in ciò che più agognava.

Gianluca Di Marzio, nell’excursus che dedica alla sua opera “Grand Hotel Calciomercato” ci racconta con esemplare genuinità e sincerità anche i “contrasti” e le incomprensioni che nacquero e vissero nel rapporto con Gianni per la diversità dei caratteri tra padre e figlio. In queste parole riconosciamo e ricordiamo i consigli e le “dritte” al punto che, per certi versi, professionalmente ci pare di essere stati anche noi un po’ suoi figloli e quindi fratelli di Gianluca.

La consegna della Targa agli Ultras Catanzaro da parte di Jano La Ferla

Il pomeriggio declina verso la sera. Gli interventi si fanno via via più veloci. Un gruppo di Ultras Catanzaresi riceve un riconoscimento da parte di Jano La Ferla che sta recuperando la salute dopo l’aggressione di un brutto male che non è riuscito a piegarlo. Uno striscione apparso in curva che lo invita a non mollare lo ha commosso e commuove anche noi.

Mentre i flash del fotoreporter Salvatore Monteverde e le riprese della troupe di Vittore Ferrara registrano incessantemente gli attimi dell’evento gli applausi del pubblico riecheggiano incessanti.

La Cena al Moderno Bistrot Music Bar. SI riconoscono La ferla, Vivarini, Banelli, Gianluca Di Marzio, Biasci e Massimo Poggi

Poi l’occasione della presentazione del libro di Gianluca Di Marzio si trasforma nell’invito presso il ristorante Moderno Bistrot Music Bar, ubicato presso la centralissima piazza antistante al Palazzo del Tribunale nei locali al pian terreno di quel che fu il Grand Albergo Moderno.

Qui ci ritroviamo con mister Vivarini, l’attaccante Biasci, il ds Giuseppe Magalini e ancora Adriano Banelli, Tato Sabadini, Gianni Improta, Massimo Poggi, Vincenzo Minicelli, Jano La Ferla, Gianluca Di Marzio e altri gentili commensali, di cui mi scuso non riesco a registrare i nomi. SI rievocano episodi e statistiche, si disegnano schemi di formazioni del passato e la storia si mischia nel presente di una cena di quelle difficili da dimenticare….

Si brinda alla storia e alla cronaca del Calcio, si degusta un’ottima cena a base di pesce e poi quando si arriva alla torta, al brindisi finale e ai saluti, mi stupisco ascoltare il “nordista” Tato Sabadini che alla catanzarese “mi ‘nda vaiu” ci saluta e si avvia a ritornare a casa sua. E qui ci si rende conto che film come “Benvenuti al Sud” affondano le radici nella pura realtà! Ancora abbracci . Gli ultimi con Gianluca, Gianni Improta, Adriano BanelliJano La Ferla... Chi avrebbe mai potuto pensare che la storia infinita della nostalgia giallorossa, canaglia quanto si vuole, potesse colpire ancora?

Riccardo Colao

Testatina rossa

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