Green Pass? A Bergamo anche un legittimo “no”. Cristian Mafessoni tra i gestori che si oppongono a tale decisione
di Romano Scaramuzzino dalla Redazione Bergamasca del Quotidiano l’Italiano A partire dal 6 agosto scorso ovvero da quando è iniziato…
di Romano Scaramuzzino
dalla Redazione Bergamasca del Quotidiano l’Italiano
A partire dal 6 agosto scorso ovvero da quando è iniziato ad essere utilizzato il Green Pass (la certificazione verde che, secondo le norme del decreto legge n.105 del 23 luglio di quest’anno,prevede regole sia per chi di deve accedere presso attività o ambiti sia per i responsabili di quest’ultimi) ad oggi,
la confusione sul suo utilizzo, con le eventuali proposte di correzioni poi ricorrette da parte di esponenti del governo, è veramente notevole.
Ma qualcuno ha le idee ben chiare (in effetti più di uno).
Come Cristian Mafessoni, di Bergamo, titolare del locale Life 104, sito in via Camozzi.
Mafessoni, con un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, a fine luglio, ha espresso, anche se in modo colorito (e di questo lo comprendiamo) il suo legittimo dissenso su questa iniziativa che, secondo lui (e anche qui dobbiamo specificare, non solo lui) penalizza tutti coloro che vengono chiamati in causa da questo decreto, dai commercianti, ai responsabili di varie attività perfino ai cittadini italiani.
Dopo un periodo nel quale l’economia, a causa del Covid-19 e delle sue restrizioni, sulle quali, in quel momento particolare e iniziale della pandemia , vista l’emergenza, oggi, non ne vogliamo discuterne, attualmente, invece, dice Mafessoni, chiedere il green pass al cliente è fuori luogo.
Già penalizzati economicamente dal recente passato, come si è detto, e con dei ristori, sempre secondo il proprietario di Life 104, risibili, in un momento in cui le attività, oggi, possono riprendere un po’ di fiato, questa certificazione verde appare assurda.
Da qui la sua presa di posizione di non chiedere questo certificato ai suoi clienti, come ha specificato anche in un’intervista andata in onda online.
Specifica, tra l’altro, Mafessoni, che personalmente non è contro il vaccino anti Covid o coloro che ne sono stati inoculati, gli sembra, pero’, che, poiché coloro che sono stati vaccinati possono a loro volta infettarsi e infettare, questa misura di contenimento appare dubbia.
E, in effetti, su questo aspetto non c’è tanto da obiettare, visto anche il parere di alcuni medici.
Consapevole delle eventuali sanzioni nelle quali andrebbe incontro, Mafessoni, non chiuderà il locale, locale dove si rispettano, naturalmente, le regole anti Covid di base.
L’abbiamo contatto e gli abbiamo posto tre semplici domande alle quali gentilmente ha risposto.
Signor Mafessoni, da quando ha pubblicato il video su Facebook, ha ricevuto solidarietà? E se sì da chi in particolare.
La maggior parte dei commenti sono stati a mio favore. Pochi erano contro, qualcuno mi ha pure insultato.
Ha avuto ripercussioni negative per la sua presa di posizione?
Per ora no. Comunque è da quasi due anni che subiamo ripercussioni negative verso le nostre attività causate dalle maldestre restrizioni che la nostra categoria ha subito.

Come prevede, personalmente, il suo, e non solo il suo, futuro di gestore di un locale?
Finché le persone che ci governano saranno fuori dalla realtà, sinceramente la vedo male.
Ringraziando Cristian Mafessoni per la sua disponibilità gli auguriamo ogni bene.
Sottolineando che nel nostro Paese varie categorie sono state già penalizzate dal Green Pass, come i parchi di divertimento, i cinema (quelli aderenti alla UECI, ad esempio, minacciano uno sciopero solo dopo tre giorni l’introduzione di questo certificato) e con delle proteste come
quella alla Hanon System di Campiglione Fenile, prevista per venerdì 13. Dato che, secondo la Fim cisl Torino, si discriminano i lavoratori e si viola la loro privacy davanti ai loro colleghi, nel momento in cui si chiede il Green Pass per accedere alla mensa”.
Come vediamo, sono in tanti ad essere perplessi verso questa disposizione.
Bisogna dare atto che a Bergamo, qualcuno ci ha messo la faccia di fronte questa situazione difficile e, francamente, non opportuno provvedimento.
E quel qualcuno si chiama Cristian Mafessoni.
Romano Scaramuzzino
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