Il Palermo decimato dall’arbitro crolla a Latina e perde terreno nella rincorsa al Bari. Ora chi rischia è Filippi perché bisogna anche saper perdere…
Il Palermo ha già dato segnali che questa voglia è forte ed esige un pronto, drastico intervento: l’esonero del tecnico Giacomo Filippi, non certo l’unico responsabile dello sfacelo ma palesemente non più in grado di guidare una squadra, che gli è del tutto sgusciata via di mano.
di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano

LATINA – Questo non è il commento tecnico, sia pur tardivo, dell’ennesimo pastrocchio esterno del Palermo.
Questo è lo sfogo di un tifoso intemerato, indefesso e incrollabile che tutto perdona ai suoi giocatori, che ama come fossero i suoi figli, tranne quando non onorano fino all’ultima goccia di sudore la maglia che indossano.
E ieri, il “mio” Palermo al “Francioni” di Latina non ci ha rimesso solo i tre punti e il terzo posto in classifica ma… la faccia: la sua prestazione, isterica e tecnicamente inguardabile, mi ha quasi fatto vergognare di essere un suo tifoso… Roba che se non fossi davvero infuriato, come un toro davanti al drappo rosso, non mi permetterei non solo di scrivere ma neanche di pensare: un tifoso, per esser veramente tale, non solo non si vergogna mai della sua squadra ma l’ama addirittura di più quando perde , e perde malamente, come ieri. Tranne che si senta tradito, e ieri I miei giocatori mi hanno tradito, colpito al cuore.
Per questo, per non travalicare certi limiti di decenza, ho lasciato passare ventiquatro ore e far decantare, per quanto possibile, la rabbia che ieri sera covavo in seno: se mi avessero punto con un ago, dalla mia carne sarebbe fuoruscito veleno, non sangue.
Le due espulsioni nella prima mezzora di gioco non riesco ancora a metabolizzarle perché tutto parte da lì, da quella crisi di nervi che da qualche settimana coglie i rosanero trasformandoli in marionette vestite da calciatori. Vestite con la maglia che io considero un simulacro: i giocatoti passano, i presidenti passano, gli allenatori passano, ma LA MAGLIA resta. Restano I colori che ne simboleggiano e “raccontano” la STORIA, che data 1 novembre 1900: sono 121 anni che niente e nessuno deve permettersi di oltraggiare con prestazioni indegne come quella di ieri sul campo dissestato di una squadretta (detto senza offesa, anzi con ammirazione) come il Latina.
Che, però, vanta in panchina un ex giocatore del Palermo, al quale ho voluto – io come tutta la tifoseria rosanero – un bene dell’anima: Daniele Di Donato, abruzzese di Giulianova, uno che per quattro stagioni (2000-2004) ha indossato, onorandola con ogni stilla delle sue energie, la maglia rosanero e assaporato il gusto inebriante del ritorno in serie A, dopo trentadue anni di purgatorio tra serie C e serie B.
Se c’è una cosa di bello nel calcio, come nella vita, è che dopo ogni caduta ci si può rialzare e ricominciare daccapo: persa una partita, c’è la partita dopo nella quale puoi rialzare la testa e riscattarti.
Ebbene, anche in queso caso – parlo del triste caso dell’1-0 inflittoci ieri dai ragazzi di Di Donato – c’è tempo, modo e voglia di ricominciare .
E il Palermo ha già dato segnali che questa voglia è forte ed esige un pronto, drastico intervento: l’esonero del tecnico Giacomo Filippi, non certo l’unico responsabile dello sfacelo ma palesemente non più in grado di guidare una squadra, che gli è del tutto sgusciata via di mano.
Si parla di sostituirlo con Di Benedetto, l’allenatore che sta facendo molto bene con la primavera rosanero, ma non si sa ancora se, in questo caso, si tratterebbe di una decisione provvisoria o definitiva.
Certo è che, il tempo di Filiippi è scaduto: capita nel calcio che a pagare sia solo l’allenatore e capita, altresì, che sostituirlo non è sempre il rimedio migliore, ma l’unico e il primo a portata di mano.
Personalmente, non sono mai propenso a intrufolarmi in faccende che non mi competono: io sono un cronista e, ancor di più un tifoso: nell’uno nell’altro ruolo, ho sempre pensato che non mi tocca invadere campi che non sono di mia pertinenza, tipo puntare il dito sulle scelte tecniche dell’allenatore o, peggio, suggerirgli le mosse tattiche da adottare.
A ciascuno il suo, e oggi, da tifoso ma anche da cronista, penso che il cambio della guida tecnica sia un provvedimento giusto e, soprattutto, tempestivo: lasciare scorrere ancora acqua sporca sotto i ponti inquinerebbe anche quel poco di pulito ch’è rimasto.
Benvenuto Caminiti
IL TABELLINO di LATINA PALERMO 1-0
LATINA (3-5-2): Cardinali; Ercolano (84′ Teraschi), De Santis, Esposito, Carissoni (89′ Nicolao); Barberini, Amadio, Tessiore, Giorgini; Jefferson, Carletti. A disp.: Ciammaruconi, Alonzi, Di Livio, Marcucci, Celli, Atiagli, Zorzo, Gesmundo, D’Aloia, Sane. All. Di Donato.
PALERMO (3-5-2): Pelagotti; Buttaro, Lancini, Perrotta; Almici (72′ Soleri), Dall’Oglio (54′ Accardi), Odjer (72′ De Rose), Luperini, Giron; Fella (35′ Massolo), Brunori. A disp.: Crivello, Peretti, Mauthe, Floriano, Silipo. All. Filippi.
ARBITRO: Marini di Trieste (Testi-Basile).
MARCATORI: 18′ Carletti
NOTE: ammoniti Accardi, Amadio, Esposito, Perrotta, Cardinali. Espulsi: al 12′ Buttaro per fallo su chiara occasione da gol; al 34′ Pelagotti per fallo su chiara occasione da gol; al 71′ Amadio per doppia ammonizione.

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