Il Palermo, un grande amore e niente più nel racconto di Ivan Trigona
Luperini che comincia a correre e non si ferma più, Floriano che si ricorda del suo straordinario talento, Lancini e Marconi che alzano i muri, De Rose che si clona in ogni zona del campo, Buttaro, Accardi, Giron e Crivello che iniziano a stantuffare sulle loro fasce, Damiani che sboccia e diventa splendido, Valente che sprinta via come un turbo sulla fascia, Brunori e Soleri che bucano decine di reti irridendo i migliori difensori della categoria… E Massolo, si, Massolo, quel secondo che diventa primo portiere e che inizia a prender tutto, pure i rigori… Ma anche loro… Pelagotti che pur perdendo il posto continua a sorridere e a fare spogliatoio, Perrotta che gioca poco ma non si lamenta mai, Dell’Oglio, Odjer, Silipo e Fella che capiscono che il loro ruolo può essere importante anche giocando solo un quarto d’ora a partita, Felici, Somma e perfino il desaparecidos Marong che fanno la propria parte nel gruppo, pur non giocando mai o quasi mai.
di Ivan Trigona per il Quotidiano l’Italiano
PALERMO – Non so cosa sia successo davvero dallo scorso aprile fin qui…
Non è facile capirlo, forse non qualcosa di umano ma, per chi crede, qualcosa che potrebbe rubricarsi tra le voci legate ai miracoli, ovviamente e rispettosamente, di tipo sportivo.
La mia memoria vola continuamente alla domenica di Pagani, quando tutto pareva finito, desolatamente svanite anche le più flebili speranze che potessimo arrivare oltre un utopistico 5° posto…
Da lì in poi ricordo solo tanta gioia, tanti sorrisi, tanta passione e la speranza, una speranza sempre più solida, robusta, forte… E poi tanti gol, tante resurrezioni calcistiche di figure che non correvano, che parevano non recepire, che sembravano avulse da ogni sentimento di ambizione, di appartenenza, di squadra.
Poi ricordo le conferenze di Silvio Baldini… Ogni conferenza una rilevazione, una lezione di saggezza popolare, una semplice eppure inestimabile gemma preziosa assemte dal portagioie della nostra vita.
Le conferenze di mister Baldini… Quelle che ho usato anche per motivare mia figlia nella sua fin qui breve carriera di pallavolista.
Unico, meraviglioso, ineguagliabile, Silvio Baldini.
E poi, ancora, una vittoria, due, poi una ancora…
Gol, e poi gol e poi azioni su azioni, attacchi su attacchi ma, soprattutto… Punti su punti…
Luperini che comincia a correre e non si ferma più, Floriano che si ricorda del suo straordinario talento, Lancini e Marconi che alzano i muri, De Rose che si clona in ogni zona del campo, Buttaro, Accardi, Giron e Crivello che iniziano a stantuffare sulle loro fasce, Damiani che sboccia e diventa splendido, Valente che sprinta via come un turbo sulla fascia, Brunori e Soleri che bucano decine di reti irridendo i migliori difensori della categoria… E Massolo, si, Massolo, quel secondo che diventa primo portiere e che inizia a prender tutto, pure i rigori… Ma anche loro… Pelagotti che pur perdendo il posto continua a sorridere e a fare spogliatoio, Perrotta che gioca poco ma non si lamenta mai, Dell’Oglio, Odjer, Silipo e Fella che capiscono che il loro ruolo può essere importante anche giocando solo un quarto d’ora a partita, Felici, Somma e perfino il desaparecidos Marong che fanno la propria parte nel gruppo, pur non giocando mai o quasi mai.
È la storia del bruco che diviene farfalla: da brutto a bellissimo.
Così bello da far paura… alle squadre, agli allenatori, ai dirigenti e a tutti coloro che nel calcio ci capiscono qualcosa tranne che al povero Chiricó.
E poi mister Nardini… L’anima del gruppo… L’animatore in campo e fuori… Colui che riesce a rianimare perfino un bradipo che ha preso del Valium, col suo vocione un po’ Ray Charles e un po’ Mario Biondi.
E poi lui… Mr. Sorrisino… Il proprietario della Mirriana… Il morto di fame… Il pezzente… Colui che si permetteva di offendere gli strisciati… Quello che non voleva cedere il Palermo perché c’aveva lo sgubbo… Quello che si è messo d’accordo con Leoluca Orlando per farsi “dare” il Palermo su un piatto d’argento togliendolo nientepopodimeno che a quel fiorellino di campo di Ferrero… quello che risparmiava sui biglietti aerei… quello che non parlava mai… Quello che si mangiava le unghie… Quello che ai tempi del Covid andava allo stadio con il suo amico di sempre Stefano Monasteri suscitando il pubblico ludibrio dei puri di cuore legati al socio d’oltre oceano… Quello… Proprio quello… Dario Mirri, il Presidente. In realtà campione mondiale di passione, di senso di appartenenza, di competenza nascosta dietro al rispetto dei ruoli, di signorilità, di organizzazione del lavoro. Un vincente nella vita che è stato fatto passare per un brocco sol perché è incappato nei 3 anni più difficili della nostra storia contemporanea e nonostante questo è riuscito a resistere e ad ottenere due promozioni e un play off in soli 3 anni di vita societaria. Dario Mirri, che non ha mai ritardato uno stipendio… che ha dovuto litigare con il papà e con la sorella per poter continuare a credere nel suo sogno e per poter continuare a lavorare per esso. Lui… Il Presidente dagli occhi buoni, dalla voce pacata, dai modi gentili. Lui che aveva visto tutto prima del tempo ma che soffriva perché aveva paura che gli eventi extracalcistici potessero strozzargli in gola il proprio urlo di gioia, potessero bloccare le sue lacrime liberatorie, il suo abbraccio con chiunque gli capitasse a tiro, dai calciatori, a Baldini, ai suoi dirigenti, ai medici, ai magazzinieri, al caro Stefano… Sua colonna portante… Suo amico fidato e saggio consigliere.
E poi la promozione, il partitone del Palermo che annulla un Padova sulla carta più forte ma azzerata sul campo… Il pressing senza fine, anche al 91° minuto, di Luperini…
E poi il triplice fischio che sancisce il coronamento del sogno…
Le lacrime… Gli abbracci sull’erba del Barbera… I pugni alzati verso il cielo, un cielo mai così vicino come la sera del 12 di giugno 2022… Quella calda serata di giugno in cui Palermo tornó a tingersi di rosa.
Ivan Trigona
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