Friday, May 23, 2025
Quotidiano Nazionale Indipendente


Intervista esclusiva al pioniere del Taekwondo in Calabria, a Catanzaro, Maestro Gregorio Marascio

Parliamo di una delle prime tre cinture nere italiane di questa arte marziale coreana


di Romano Scaramuzzino – dalla Redazione Sportiva per il Quotidiano l’Italiano

BERGAMO – Mi azzardo a definirlo “imprinting marziale”, quello che ho nei confronti della prima arte marziale che ho praticato: il Taekwondo. E del mio primo Maestro (proprio di questa disciplina coreana), Gregorio Marascio, nato a Montauro, in provincia di Catanzaro, l’11/05/1948.

Sì, perché dopo aver praticato per qualche anno il Taekwondo con questo Maestro, nella mia città, Catanzaro, e poi aver seguito altre arti marziali e la Kickboxing, la disciplina trasmessa durante quegli allenamenti e alcuni metodi tecnici appresi in quegli anni non li ho mai dimenticati.

Era il lontano 1977 quando iniziai il Taekwondo. Pensate, quindi, quanto tempo è trascorso da allora ad oggi. Eppure, la voglia di rintracciare il Maestro Marascio – un po’ difficile per me, anche perché abito da anni nella bergamasca – l’ho sempre avuta. Fin quando un giorno, su una pagina Facebook, intitolata Taekwondo – Cultura – Storia, frequentata dai pionieri italiani di questa disciplina, trovai un post del Maestro Massimiliano Coccia (uno dei primi praticanti, atleti e poi Maestri di questo metodo da combattimento orientale in Italia), in cui era pubblicato un piccolo manifesto che pubblicizzava l’incontro amichevole di Tae Kwon – Do, tra le squadre del Centro Taekwon- Do Roma e Budo Club Napoli. La manifestazione si sarebbe tenuta l’11 ottobre 1969 a Roma e tra coloro che avrebbero effettuato una dimostrazione, c’erano le cinture nere italiane – così riporta la locandina – Melchiorre Cavalli, 1° dan, Massimiliano Coccia, 1° dan, Don Wong, 1° dan e Gregorio Marascio, 1° dan.

Immaginate la mia sorpresa nel leggere quel nome. Commentai subito il post dicendo che ero stato allievo di Marascio e mi rispose, gentilmente, il Maestro Coccia che affermava di conoscere il mio primo Maestro. Cavalli (che purtroppo non è più tra noi da diversi anni) e Coccia fanno parte, come sanno tutti coloro che sono dell’ambiente delle arti marziali, dei pionieri del Taekwondo in Italia.

A quel punto, la voglia di contattare Marascio crebbe in me. Lo cercai proprio su Facebook, trovai un profilo che poteva appartenere a lui e provai a contattarlo tramite Messenger. Mi arrivò una risposta: sì, era proprio lui. Ci scambiammo i numeri di cellulare e ci sentimmo presto per telefono.

Fu una vera gioia parlargli dopo tanto tempo: mi sembrò sorpreso di essere ancora ricordato da un suo allievo, anche se ne era contento. Gli proposi di intervistarlo. All’inizio fu un po’ titubante, poi, però, accettò di buon grado, collaborando alla grande.

Ecco, quindi, l’intervista non solo al pioniere del Taekwondo in Calabria ma anche in Italia, Maestro (anche se lui oggi sembra rifiutare questo “titolo”, ma sempre Maestro è) Gregorio Marascio.

Maestro Gregorio Marascio, quando ha iniziato la pratica dell’arte marziale denominata come Taekwondo?

Poiché mio padre aveva una casa a Roma e in quella città vivevano le mie tre sorelle e un fratello, da ragazzo, nel febbraio del 1966, da Montauro mi recai presso la capitale per frequentare lì i miei studi scolastici. Inizialmente ero affascinato dalle arti marziali ma fu per puro caso che nel mese di novembre del 1966, scoprii il Taekwondo che, in quel periodo pioneristico di questa arte marziale coreana in Italia, era presentata al pubblico come Karate Coreano. Solo pochi mesi dopo l’inizio degli insegnamenti, l’arte marziale venne chiamata con il suo nome corretto: Taekwon-do che è “l’arte dei pugni e dei calci dati in volo”.

Anche se gli appassionati di arti marziali lo sanno, specialmente quelli del Taekwondo, i giovani, i non conoscitori di questa disciplina, magari, ne sono all’oscuro. Le domando, quindi, chi furono i Maestri pionieri di questa arte marziale coreana in Italia.

I primi a portare il Taekwon-do in Italia, e proprio a Roma, furono i due fratelli Park della Corea del Sud: Sun Jae, professore all’Università Orientale di Napoli e primo dei fratelli, Chun-Ung, studente universitario a Roma, ultimo dei tre fratelli. Successivamente arrivò in Italia il secondo dei fratelli Park, Young Ghil. Atleta veramente formidabile. Tutti e tre i fratelli (che purtroppo sono deceduti. Il primo fu Chun-Ung, il secondo Sun Jae nel 2016 e l’ultimo che era rimasto, il Gran Maestro Young Ghil, nel 2024, ndr) furono, per mia fortuna, i miei Maestri. Per primo Chun-Ung poi Young Ghil e infine il Maestro Sun Jae, veramente un grande Maestro ineguagliabile nell’insegnare. Chun-Ung insegnava bene ma era più rigoroso, mentre Sun Jae oltre ad insegnare bene era pure rigoroso e non andava avanti se prima gli allievi non apprendevano bene il movimento, mentre Young Ghil, ultimo arrivato dalla Corea del Sud, non parlava bene in italiano. Spiegava il movimento e se gli allievi non lo avessero appreso quasi alla perfezione, sarebbe passato comunque a quello successivo a differenza di come facevano gli altri due fratelli. Tutti e tre i fratelli Park erano bravissimi Maestri.

Lei che ha vissuto quegli anni pionieristici, ci può dire come si divulgò in Italia il Taekwondo?

Dopo l’apertura della prima palestra di Taekwon-do a Roma, il Maestro Sun Jae ricevette la richiesta di aprire una palestra anche a Napoli e mandò il Maestro Young Ghil. Per cui a Roma rimase ad insegnare – nella palestra principale – il Maestro Sun Jae. Io frequentai proprio nella palestra sita a Roma ottenendo il grado di cintura nera 1° dan. Sono tra le prime tre cinture nere in Italia di Taekwon-do. Il primo fu Melchiorre Cavalli, il secondo Massimiliano Coccia e il terzo io insieme al cinese Don Wong.

Quando iniziò, invece, in Calabria, a Catanzaro, il Taekwon-do?

Una volta tornato a Montauro nel giugno del 1968, organizzai la prima dimostrazione di Taekwon-do in Calabria proprio presso il comune di Montauro (provincia di Catanzaro) ed esattamente nel Lido “La Pergola”. Era luglio/agosto del 1968. Presenti all’evento, anche con le loro dimostrazioni, ci furono i due fratelli Park: Sun Jae e Young Ghil oltre Melchiorre Cavalli, Massimiliano Coccia ed io stesso. Fu una dimostrazione spettacolare con le esibizioni di rotture di tavolette di legno con tecniche in volo e mattoni pieni del Maestro Young Ghil, il quale ricevette applausi a non finire per le sue acrobazie spettacolari. A marzo/aprile del 1969, aprii la mia palestra e quindi la prima in Calabria, a Catanzaro in Via Alcide De Gasperi, situata scendendo a sinistra di fronte alla scuola Aldisio, oggi pure di fronte all’Istituto Classico. Chiusi questa palestra nel marzo/aprile del 1971 riuscendo a portare alcuni allievi al grado di cintura rossa-nera. Successivamente, nel mese di ottobre del 1974, iniziai i lavori per l’apertura della nuova palestra – sempre a Catanzaro – in Via Madonna dei Cieli. La palestra aprirà nel dicembre del 1974. Inizialmente feci in modo di iscrivere gratuitamente gli allievi, per il primo mese, ai corsi di Taekwondo. Presso questa palestra diversi allievi raggiunsero il grado di cintura nera 1° Dan e nei vari campionati nazionali diversi di loro salirono sul podio tanto che fui soprannominato dai Maestri napoletani “il raccoglie coppe” e “il Maestro dei Maestri”, ovviamente non riferendosi ai Maestri Park ma a quelli italiani. Nel 1981 o nel 1982, non ricordo bene, gli allievi Gianni Sangiuliano di Soverato e Emilia Guerra di Catanzaro salirono sul podio internazionale. Nel 1976/1977 venni incaricato dal Maestro Young Ghil di insegnare presso una palestra di Karate sita a Castrolibero (CS). Tra l’altro, avendo molti allievi di Soverato (CZ), che venivano nella palestra di Catanzaro, mi fu chiesto di aprire un corso di Taekwondo proprio a Soverato e precisamente presso la palestra privata “Olympia”. Successivamente i miei allievi, diventati cinture nere, aprirono le altre palestre. Rizzo a Settingiano (CZ), Guerra a Pontegrande, Catanzaro, Pappaterra a Catanzaro Lido, Lagani a Petrizzi (CZ) e Mannaioli, naturalmente pure lui, iniziò l’insegnamento ma, purtroppo, non ricordo dove.

Maestro, quando ha lasciato l’insegnamento del Taekwon-do?

Fu nel 1982. Lasciai la guida della mia palestra a Raffaele Mostaccioli, uno dei miei primi allievi sin dal 1969. Successivamente gli allievi dei miei allievi hanno riportato notevoli successi sportivi. Addirittura, diventando campioni mondiali e olimpionici (vedi, ad esempio, Simone Alessio, medaglia di bronzo nella categoria 80 kg., durante le Olimpiadi di Parigi del 2024, ndr).

Maestro, con il tempo che passa tutto cambia, nel bene e nel male. Qual è la differenza tra il Taekwon-do che ha praticato ai suoi inizi rispetto a quello attuale.

Le tecniche di attacco e difesa sono le stesse, è cambiato solo il modo di combattere. L’attuale è basato sulla dinamicità e cioè cambiando la posizione di appoggio del corpo sulle gambe si è reso il combattimento più spettacolare ai fini dei campionati e quindi rendendolo più attraente agli occhi del profano. Mentre il metodo vecchio si basava, sempre nei combattimenti, sulla staticità, dando, così, la possibilità all’avversario di attaccare e quindi di scoprirsi, per cui veniva più facilmente colpito dall’avversario perché nel momento in cui l’allievo attaccava, si scopriva. Oggi, nei combattimenti, non è ammessa la staticità dei combattenti ma il movimento che agli occhi dello spettatore risulta spettacolare. Voglio ricordare anche che una buona difesa è un discreto attacco per cui non serve attaccare ma difendere bene. Per quanto riguarda il consiglio che io posso dare ai futuri praticanti, allievi del Taekwon-Do, è quello di non scoraggiarsi iniziando questo sport ma continuando con amore, non avendo paura della durezza e della disciplina che servono alla loro preparazione mentale prima ancora che fisica. È più importante la preparazione mentale che serve al controllo di noi stessi essendo questa arte marziale un’arma pericolosa per l’avversario. Il Maestro che insegna questa arte di difesa personale mette in mano all’allievo un’arma che può essere micidiale per l’avversario, quindi, deve saperla usare senza perdere la calma e il controllo di se stessi. Perdere l’autocontrollo è pericoloso per il praticante di Taekwon.Do specialmente se gli avversari sono molti.

Grazie Maestro Marascio per essere stato disponibile ad essere intervistato.

Grazie a lei per avermi contattato.

 L’intervista al Maestro Gregorio Marascio ci ha restituito non solo il racconto di un percorso personale particolare, ma anche una preziosa testimonianza storica sull’arrivo e sulla diffusione del Taekwondo in Italia e in Calabria, in particolar modo a Catanzaro e provincia. Con passione, rigore e spirito pioneristico, il Maestro ha tracciato una via che ancora oggi continua grazie ai suoi allievi e agli allievi dei suoi allievi. Il suo contributo alla crescita di questa disciplina non si misura solo con i successi sportivi, ma soprattutto con l’impronta educativa e umana lasciata in chi ha avuto il privilegio di apprendere da lui.

Romano Scaramuzzino

A sinistra dell’immagine, Marascio. Al centro il pioniere del Taekwon-Do in Italia, purtroppo scomparso nel 2016, Gran Maestro Park Sun Jae. A destra il Maestro Lorenzo Tricoli. 
Nella foto il m° Gregorio Marascio una delle prime tre cinture nere italiane di questa arte marziale coreana.  Qui possiamo ammirarlo in abiti “civili”. Purtroppo, il Maestro, ha perso quasi tutto
il suo materiale fotografico riguardante la sua pratica ed insegnamento del Taekwon-Do. 
La notte è piccola nelle tende d’autore
  1. Il Maestro Marascio a sinistra della foto, al centro, l’altro pioniere del Taekwon.Do in Italia, uno dei trefratelli Park, il Gran Maestro Young Ghil (scomparso nel 2024), a destra il Maestro Salvatore Chiodo.  – Sotto i Diplomi di: istruttore e di Secondo Dan

Una foto storica del Taekwon-Do italiano. I pionieri di questo sport in Italia, i tre fratelli Park (tutti e tre,  purtroppo, hanno lasciato questo mondo). A partire da sinistra Young Ghil, al centro Sun Jae, a destra  Chun Ung. Tutti e tre Maestri di Gregorio Marascio. 

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