La chemioterapia può essere ridotta senza perdere efficacia e con vantaggi in termini di tossicità evitata. La “conferma definitiva” arriva da uno studio internazionale pubblicato su ‘The Lancet Oncology’ e corredato da un editoriale firmato dal Prof. Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Nuovi Farmaci per terapie innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e professore di Oncologia Medica all’Università Statale del capoluogo lombardo
di Aristide Anfosso per il Quotidiano l’Italiano CATANZARO – Meno chemio più benefici, anche a lungo termine. Per alcune forme…
di Aristide Anfosso per il Quotidiano l’Italiano
CATANZARO – Meno chemio più benefici, anche a lungo termine. Per alcune forme iniziali di cancro al seno, la chemioterapia può essere ridotta senza perdere efficacia e con vantaggi in termini di tossicità evitata. La “conferma definitiva” arriva da uno studio internazionale pubblicato su ‘The Lancet Oncology’ e corredato da un editoriale firmato dal Prof. Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Nuovi Farmaci per terapie innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e professore di Oncologia Medica all’Università Statale del capoluogo lombardo. “Questo lavoro rappresenta una pietra miliare nella storia del cancro della mammella”, afferma lo specialista. La ricerca riguarda i tumori Her2-positivi, che rappresentano il 15% di tutti i nuovi casi di carcinoma mammario – ricordano dall’IEO – e sono caratterizzati dalla sovraespressione della proteina Her2 che li rende biologicamente aggressivi e resistenti ad alcuni farmaci anticancro. Proprio in virtù della sovraespressione di Her2, però, questi tumori rispondono all’anticorpo monoclonale “Trastuzumab” che viene quindi associato a diversi chemioterapici nei trattamenti standard. La nuova ricerca conferma che “la terapia adiuvante per le pazienti con un tumore del seno Her2-positivo può essere ridotta di intensità, ottenendo, anche nel lungo termine, stessa efficacia e minore tossicità”. Spiega Curigliano: “Abbiamo definitivamente dimostrato che, per i tumori iniziali Her2-positivi, si può fare di meno terapia ottenendo più risultati con minori rffetti collaterali”. La storia della Medicina ci ricorda comunque come alle origini della terapia antibiotica, molti pazienti con Tubercolosi, curati con i primi farmaci antibiotici (antitbc), morivano per eccesso di terapia. Eccesso che causava complicanze fatali in soggetti già compromessi dalla malattia. La storia si ripete. Considerare la malattia oncologica come malattia cronica e ridurre la terapia, quando ciò è possibile, allungandone però il tempo di applicazione potrebbe aprire nuovi scenari e nuove ipotesi di interventi terapeutici sui pazienti oncologici. Il Prof. Curigliano, pur essendo nato in Canada, ha studiato Medicina in Italia. I suoi genitori sono nati a Monterosso Calabrò, comunità che a quei tempi faceva parte della provincia di Catanzaro.
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