La costola della sinistra (seconda parte)
La Legge Calderoli, come ormai si chiama quella sull’Autonomia Differenziata, è una semplice definizione di principi in applicazione dell’Art. 116 terzo comma della Costituzione, confezionato come già detto dai governi della sinistra, e presenta una evidente prima contraddizione.
L’Opinione di Francesco Chiucchiurlotto – dalla Redazione Politica per il Quotidiano l’Italiano
VITERBO – L’Autonomia Differenziata delle Regioni è stata approvata da entrambi i rami del Parlamento e dovrà ora essere promulgata dal Presidente della Repubblica, che ha 30 giorni per esaminarla, chiedere approfondimenti e chiarimenti, oppure rinviarla ai sensi dell’art.74 della Costituzione per la sua revisione, salvo poi promulgarla davanti ad una sua ulteriore approvazione.
Sicuramente il testo è molto complesso ed ingarbugliato e Roberto Calderoli con la sua scelta di tirare dritto ad ogni costo, non ha contribuito ad una intesa condivisa o semplificata o addirittura graduata nel tempo.
Ma anche sul possibile fronte referendario, che tempera matite e distribuisce moduli, non c’è chiarezza e la fretta, ispirata da un certo nervosismo, sarà sicuramente cattiva consigliera.
La Legge Calderoli, come ormai si chiama quella sull’Autonomia Differenziata, è una semplice definizione di principi in applicazione dell’Art. 116 terzo comma della Costituzione, confezionato come già detto dai governi della sinistra, e presenta una evidente prima contraddizione.
Mentre si insorge sulla spaccatura nazionale, sull’acuirsi delle diseguaglianze civili e sociali, sui viaggi della speranza sanitaria al nord, non si considera che la Costituzione vi ha posto rimedio con l’applicazione di altri principi, quelli dell’art.119 già richiamati nella Legge.
Poiché quindi non si possono fare processi alle intenzioni sull’esito di leggi conformi ed applicative della Costituzione, la formulazione del quesito referendario è quantomeno prematura se non ostica o impossibile.
Intanto c’è da riflettere sui LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni, poiché il tutto dovrebbe funzionare senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, come a dire che le differenze abissali maturate in secoli di sperequazioni tra istituzioni, servizi, modus operandi tra nord e sud, vengano finalmente e miracolosamente colmate.
Ma poi attenzione! che oltre alle 14 materie legate ai LEP ce ne sono 9 di materie a legislazione concorrente subito esigibili dalle Regioni, e c’è da giurarci si comincerà a devolvere, pronta cassa, le competenze dello Stato proprio da quelle, anche per dimostrare che qualcosa si è portato a casa.
Un ulteriore ostacolo all’applicazione della legge Calderoli sono proprio le modalità applicative: 24 mesi per la definizione dei LEP e soprattutto per la loro copertura finanziaria, sulla base di costi e fabbisogni standard, che per esempio ANCI si è dannata per anni a determinare; 5 mesi per l’accordo tra Stato e Regioni, subordinati agli scossoni ed agli umori della politica, in un Paese in cui si vota quasi ogni anno.
La clausola di salvaguardia non prevede poi una primazia statuale, ma semplicemente una sorta di commissariamento, quindi il coinvolgimento del Ministro Calderoli ed il suo Ministero Affari Regionali ed Autonomie insieme con quello all’Economia, sarà intrecciato di volta in volta dai Ministri dei settori toccati dalle materie da trasferire.
Non mancherà una Cabina di Regia, una Segreteria Tecnica ed una Commissione Paritetica Stato – Regione – AA LL – che farà le proposte sui contenuti dell’INTESA. (Art.5 comma 1), che il Presidente del Consiglio e della Regione dovranno approvare.
Per fortuna se ne è occupato Roberto Calderoli, che come ricorderete bruciò simbolicamente con il lanciafiamme 10 metri cubi di leggi obsolete ed inutili, altrimenti ci sarebbe stato da preoccuparsi!!
Francesco Chiucchiurlotto *
*Francesco Chiucchiurlotto, laureato in Giurisprudenza. È stato Sindaco del Comune di Castiglione in Teverina (Viterbo) – Consigliere Nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia A.N.C.I.
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