Friday, April 19, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Lettera aperta dell’on. Nino Gemelli inviata ai Presidenti del Consiglio e dei Gruppi della Regione Calabria, nonché al Presidente dell’ANCI Calabria

“Ho scelto di rivolgermi ai Rappresentanti in Consiglio Regionale e non direttamente
alla Giunta Regionale e al suo Presidente, perché ritengo che del problema non può essere
investita solo la maggioranza eletta alle ultime elezioni, ma indistintamente i Consiglieri di
tutti i Gruppi politici, quindi comprendendo anche i Gruppi della minoranza, perché in tanti
anni le maggioranze che si sono alternate alla guida della Regione non hanno affrontato il
problema e, se lo hanno fatto, comunque non hanno trovato la soluzione.
Penso quindi che l’intero Consiglio Regionale e i singoli Gruppi politici debbano
ricercare la soluzione del problema, anche investendo i livelli nazionali dei rispettivi partiti e
Gruppi Parlamentari, per rimuovere una situazione insostenibile”.


di Nino Gemelli * per il Quotidiano l’Italiano

ROMA – La Calabria da molti anni soffre di una fortissima condizione di precariato del lavoro
e le cause, ben note agli studiosi delle politiche del lavoro, ma ancora più evidenti alle
migliaia di cittadini che vivono tale situazione, non si riesce ad affrontarle e risolverle,
almeno attraverso una gradualità che dia certezza di creazione di condizioni diverse.
Anche nel passato il precariato è stato presente nella regione e, non volendo
ricordare quello nazionale risolto con la Legge 285/77, aggiornato il 12/07/1978 e il
24/06/1980, che recitava al 1° Comma dell’art 1: “incentivare l’impiego straordinario di
giovani in attività agricole, artigiane, commerciali, industriali e di servizio, svolte da
imprese individuali o associate, cooperative e loro consorzi ed enti pubblici economici”;
riporto alla memoria quello degli operai forestali, che dopo circa venti anni e tutte le
polemiche, registrate in Parlamento da parte di partiti che avevano consolidata l’idea di un
sud sprecone, è stato risolto negli anni 2000 con una forte iniziativa della Regione e del
Governo Berlusconi.
Da circa dieci anni oltre quattro mila persone usufruiscono di un assegno mensile
come “tirocinanti – tis”, con un bando annuale e svolgono attività amministrativa in tutti i
Comuni della regione, privi di personale per il blocco dei concorsi pubblici e per il continuo
diradarsi dello stesso per la messa in quiescenza dei più anziani.
Sono quelli che restano dopo che altri nelle stesse condizioni, definiti “ministeriali”
sono stati temporaneamente stabilizzati con un contratto a termine nel 2021, dando merito
all’On. Cannizzaro e all’On. Occhiuto, nel suo ruolo di Presidente del Gruppo di Forza Italia
alla Camera dei Deputati.
Queste quattro mila persone, molte delle quali hanno raggiunto i quarant’anni, vivono
in un limbo sociale, non potendo contrarre nessun impegno per la costituzione di una
famiglia, per l’acquisto di una casa e nemmeno per pagare un fitto e quindi si rifugiano nella
famiglia d’origine in uno stato di frustrazione continua per l’impossibilità di costruirsi un
avvenire.
Inoltre, la maggior parte delle quattro mila persone hanno un titolo di studio superiore
fino alla laurea magistrale e sono costrette alla precarietà, anche perché non esiste un
mercato del lavoro, come si può accertare dalla inesistente, o quasi, offerta negli uffici di
collocamento.
Non mi soffermo su quella fascia di persone che fruiscono del reddito di cittadinanza,
perché non ho condiviso il provvedimento, che ha assorbito moltissime risorse nazionali,
alimentando il precariato e il lavoro in nero, perché chi gode di un assegno e svolge un
secondo lavoro, non rilascia nessuna ricevuta.
Le risorse impiegate si sarebbero potute investire in un piano quinquennale con le
stesse motivazioni della L.285/77.
Sul tema del precariato ritengo che tutti i Gruppi politici dovrebbero aprire un serio
dibattito in Consiglio Regionale e spero che il Presidente del Consiglio possa assumere una
iniziativa con i Presidenti dei Gruppi e aprire una stagione legislativa di lotta al precariato in
Calabria, coadiuvato dall’ANCI Calabria, dalle categorie produttive, dagli ordini professionali
e dai sindacati.
Ho scelto di rivolgermi ai Rappresentanti in Consiglio Regionale e non direttamente
alla Giunta Regionale e al suo Presidente, perché ritengo che del problema non può essere
investita solo la maggioranza eletta alle ultime elezioni, ma indistintamente i Consiglieri di
tutti i Gruppi politici, quindi comprendendo anche i Gruppi della minoranza, perché in tanti
anni le maggioranze che si sono alternate alla guida della Regione non hanno affrontato il
problema e, se lo hanno fatto, comunque non hanno trovato la soluzione.
Penso quindi che l’intero Consiglio Regionale e i singoli Gruppi politici debbano
ricercare la soluzione del problema, anche investendo i livelli nazionali dei rispettivi partiti e
Gruppi Parlamentari, per rimuovere una situazione insostenibile.
Come si può rilevare la mia sollecitazione è rivolta al mondo politico, amministrativo,
economico, professionale, sindacale perché il problema riguarda l’intera popolazione della
Calabria e soprattutto la capacità della regione di attivare un circuito virtuoso, come è
avvenuto in altre regioni del Mezzogiorno, che hanno raggiunto livelli apprezzabili di
progresso.
Ogni anno mi colpisce un dato ricorrente che riguarda il benessere delle città italiane:
le cinque città calabresi sono, ormai da tanto tempo, negli ultimi posti anche nella
graduatoria 2022: Cosenza 95°, Catanzaro 96°, Reggio Calabria 102°, Vibo Valentia 103°,
Crotone al 107° ultimo posto.
Tale mia sollecitazione è inviata anche al Presidente dell’ANCI Calabria, il quale,
insieme ai suoi colleghi Sindaci, tocca con mano il problema della carenza di personale nei
Comuni e l’impiego dei giovani a cui mi riferisco, e che potrebbe svolgere una importante
iniziativa con l’ANCI.
Penso che chi ha la responsabilità di governare la regione, senza trionfalismi o
annunci roboanti ai quali i calabresi non danno più peso, combattendo con i quotidiani
problemi di sopravvivenza, debba operare impostando una legislazione che risolva il
problema del precariato in ogni ambito a partire dagli oltre quattro mila giovani che da dieci
anni lavorano nei Comuni calabresi.
Non è più un problema politico, né economico, forse nemmeno sociale, ma un
problema morale che deve toccare la sensibilità di tutti e scuotere le coscienze, che
dovranno essere inquiete fino a quando tale problema non trova la soluzione.
Spero che tale mia sollecitazione trovi accoglimento nel massimo Organo della
democrazia calabrese e che i rappresentanti di questo popolo, tutti indistintamente, si
adoperino per avviare a soluzione il problema, ciascuno con il proprio bagaglio originale di
idee.
Ringrazio il Presidente del Consiglio regionale, i Presidenti dei Gruppi politici, il
Presidente dell’ANCI Calabria e invio loro cordiali saluti.

Nino Gemelli*

On. Vitaliano Gemelli* è un politico italiano, (Catanzaro27 giugno 1946) è un politico italiano.

Nel 1999 è stato candidato dai Cristiani Democratici Uniti come presidente della provincia di Reggio Calabria, ottenendo il 4,7% dei voti. Contestualmente è stato candidato anche alle elezioni europee nelle liste del CDU, venendo eletto europarlamentare nella circoscrizione Italia meridionale. A Strasburgo ha fatto parte della Commissione per lo sviluppo e la cooperazione e della Commissione Esteri, inoltre ha ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione Parlamentare per le Petizioni. Da fine 2002 – dopo lo scioglimento del CDU – rappresenta l’UDC. Dal 2000 al 2008 è stato vice-presidente dell’Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo, dal giugno 2008 ne è diventato presidente nazionale.
L’onorevole Nino Gemelli in compagnia dell’on. Mario Tassone segretario Nazionale nCDU

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