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Monday, December 2, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Movimento Indipendenza, con a capo l’on. Alemanno, propone le soluzioni sulla Sanità Calabrese con un documento ufficiale

In Calabria abbiamo infatti un’incidenza di questa patologia  pari all’8,3%, contro una media nazionale del 6%.  Quasi il 40% in più. L’assenza o la carenza delle misure di prevenzione si manifestano  già in età scolare con la inadeguatezza di strutture e spazi  e con la scarsa attenzione all’attività  fisica. Basta pensare a come vengono vissute le ore di Educazione fisica. Paradossalmente   restare più tempo a scuola, come con il tempo pieno, finisce per comportare  un danno  fisico.   La Calabria condivide con la Campania il primato del più alto tasso di obesità  infantile in Italia.  L’obesità favorisce (e gli effetti si vedranno ancora più  con il  passare degli anni) l’aumento dei casi di diabete di Tipo 2, l’ipertensione arteriosa,  le malattie cardiovascolari, e la riduzione della spesa per la prevenzione più  che ridurre il deficit finisce con accrescerlo a causa dell’aumento del numero degli ammalati.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Economia In Evidenza News Regionali Politica Italiana Rubriche , at 12 Settembre 2024 Tag: , , , ,

L’Opinione del Movimento Indipendenza dalla Redazione Politica per il Quotidiano l’Italiano

ROMA – Avevamo un sistema sanitario avanzatissimo che, come  tante altre cose, tipo l’industria pubblica o l’artigianato, è  stato distrutto da scelte dettate dal liberismo capitalista che ha fatto leva sull’incompetenza delle classi dirigenti e sulla mancanza di senso civico dei più.   

La sanità  pubblica più che assicurare la    tutela della salute è stata usata come ufficio di collocamento a fini clientelari-elettorali e ora affoga nei debiti, nell’inefficienza e nella  carenza di personale e di strutture.                                                                   

Al Sud, e in Calabria in particolare, la situazione è peggiore che al Nord.    Qui a nulla è  servito il commissariamento che, da soluzione eccezionale e provvisoria, è  diventato cronico e che, nel tentativo di risanare il bilancio, ha finito per ridurre i servizi e spingere all’emigrazione sanitaria.  Questo ha creato un meccanismo perverso per cui, invece di ridursi, la spesa si indirizza verso altre regioni,  essenzialmente del Nord, alle quali la  Calabria paga ogni anno circa 250 milioni di euro (più  le spese sostenute dai pazienti  e dalle loro famiglie).    La carenza di risorse  finanziarie  e l’incompetenza hanno pressoché cancellato le politiche di prevenzione e quindi favorito l’aumento  marcato  di alcune patologie, come quelle croniche non trasmissibili,  ad esempio il diabete.       

In Calabria abbiamo infatti un’incidenza di questa patologia  pari all’8,3%, contro una media nazionale del 6%.  Quasi il 40% in più. L’assenza o la carenza delle misure di prevenzione si manifestano  già in età scolare con la inadeguatezza di strutture e spazi  e con la scarsa attenzione all’attività  fisica. Basta pensare a come vengono vissute le ore di Educazione fisica. Paradossalmente   restare più tempo a scuola, come con il tempo pieno, finisce per comportare  un danno  fisico.   La Calabria condivide con la Campania il primato del più alto tasso di obesità  infantile in Italia.  L’obesità favorisce (e gli effetti si vedranno ancora più  con il  passare degli anni) l’aumento dei casi di diabete di Tipo 2, l’ipertensione arteriosa,  le malattie cardiovascolari, e la riduzione della spesa per la prevenzione più  che ridurre il deficit finisce con accrescerlo a causa dell’aumento del numero degli ammalati.  La prevenzione dovrebbe  quindi essere attività   primaria dei distretti sanitari e della scuola, soprattutto per le malattie che si prevedono in crescita. Questo comporterebbe la tutela della  salute e contemporaneamente la riduzione della spesa per le cure. Ciò,  ovviamente,  non piace alle potentissime multinazionali dei farmaci,  alle lobby chi investono sulla sanità  per arricchirsi e nemmeno a chi, come il potentissimo Tony Blair e i suoi amici, anche italiani,  si propone di sostituire i medici di base con l’intelligenza artificiale affidando le cartelle cliniche ad una banca dati in mano alle  multinazionali.  Costantemente gli ammalati e i loro familiari devono fare i conti con le lunghe liste di attesa e con i disagi di doversi recare in strutture sanitarie lontane anche diverse decine di kilometri e difficilmente raggiungibili con servizi pubblici efficienti e compatibili.    Eppure alcune cose per alleviare i problemi si potrebbero fare a costo zero.                                                                          

Perché alcuni farmaci essenziali devono essere prescritti solo dallo specialista?  Prendiamo il caso dei farmaci e dei presidi per i diabetici: una volta che lo specialista ha redatto il “Piano terapeutico” perché  il paziente o i familiari devono recarsi periodicamente  (ogni tre mesi o anche ogni mese) negli uffici delle strutture sanitarie per la prescrizione?  Non potrebbero  farlo  i medici   di  base seguendo le linee  guida  nazionali?                                                                                                                            

La carenza di risorse finanziarie sta poi comportando  un ulteriore problema: per cercare di soddisfare le esigente di pazienti sempre più  numerosi in alcuni distretti si tende a ridurre la quantità  di farmaci e presidi per ogni prescrizione.  Questo costringe  i pazienti a recarsi più  spesso presso gli uffici o gli ambulatori e ne limita la possibilità  di movimento per  periodi  medio/lunghi.

Se esiste un problema di massiccia migrazione sanitaria significa che la rete ospedaliera calabrese non funziona.   Che fare?    Un’idea potrebbe essere quella di creare un grande “Ospedale delle Calabrie”, con unità  operative guidate da medici di riconosciuta professionalità sanitaria e organizzativa  e  contemporaneamente prevedere la rotazione dei medici fra i diversi ospedali.                

L’attuale organizzazione rende poco attrattivi i piccoli ospedali.  Il medico che lavora in una U.O.  di un piccolo  ospedale non ha la disponibilità di molti macchinari, affronta pochi casi clinici complessi, opera con  poca frequenza.  La rotazione permetterebbe a tutti di  fare esperienza  a livello più alto e portare le conoscenze e le competenze acquisite anche  nei piccoli ospedali. Ovviamente questo comporta un’adeguata retribuzione.

Altro problema  da affrontare è  quello del rapporto con le strutture sanitarie private.                                        

È  evidente che se il pubblico non riesce ad assicurare il servizio in modo efficace  e in tempi ragionevoli deve chiedere l’aiuto dei privati,  ma perché  stipulare convenzioni con i privati per servizi (come semplici esami di laboratorio) che il pubblico riesce ad assicurare in tempi velocissimi?                                                      

Purtroppo,  il dilagare del liberismo, imposto  da istituzioni sovranazionali come l’Ue, la Bce, il Fmi, vieta  agli Stati di tutelare  i popoli, perché  gli stessi devono essere al servizio  dei mercati. Fino a quando l’Italia non riacquisterà  l’Indipendenza e la sovranità  i diritti sociali  continueranno ad essere progressivamente  ridotti.                              

Alemanno nella sede catanzarese di Indipendenza

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