Sunday, January 5, 2025
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Parole come pietre, eppure al vento – L’opinione di Francesco Chiucchiurlotto

C’è un uso disinvolto di definizioni e riferimenti che affonda in una ignoranza culturale e cognitiva, che non ti aspetteresti per esempio da un ministro della pubblica istruzione, che afferma come il PATRIARCATO sia finito con la riforma del diritto di famiglia del 1971?

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Cultura Editoriali In Evidenza News Regionali Politica Italiana Rubriche , at 21 Novembre 2024 Tag: , , , , , ,

L’Opinione di Francesco Chiucchiurlotto dalla Redazione Politica per il Quotidiano l’Italiano

VITERBOLa prima vittima della rivoluzione digitale approdata all’incipiente e dilagante intelligenza artificiale, è il nostro linguaggio, le nostre parole.

Parliamo con l’insostenibile leggerezza dei significati, riducendone lemmi, formulazioni  grammaticali, sinonimi e contrari che per esempio hanno reso preziosa la lingua italiana.

Il greco aveva il doppio di parole utilizzate di quello romano, così il tedesco ha ricchissime sfumature per ogni vocabolo, entrambi adattissimi alla filosofia, alla descrizione e comprensione del mondo e delle realtà che ci circondano.

La tendenza attuale della lingua italiana è da una parte un impoverimento semplicemente quantitativo di vocaboli, si usano la metà di vocaboli di un italiano anni ’50: dall’altra determinato dall’uso  accelerato di termini assorbenti ogni possibile varietà di significato e quindi di comunicazione.

Imperversa ovunque l’intercalare, IN REALTA, al posto di tanti oppositivi o di perifrasi esplicative; oppure IN QUALCHE MODO, che banalizza il significato espresso dai verbi; tutte scorciatoie che non chiariscono, né approfondiscono ciò che si vuole comunicare.

Dagli USA abbiamo poi importato il WOKISMO, dal verbo TO WOKE, stare svegli, vigilare, che impone una cura particolare del linguaggio, in funzione politica ed emendante rispetto a valori violati come l’uguaglianza di genere, di etnia, di colore della pelle, con effetti non tutti positivi, sino alle esagerazioni elitarie che faranno da plafond motivazionale al neo trampismo prossimo venturo

Poi la CANCEL CULTURE, che dalle parole della sua elaborazione concettuale, è passata, per un breve periodo per fortuna, ai fatti para-violenti su statue ed effigi di personaggi storici, monumenti, edifici.

C’è un uso disinvolto di definizioni e riferimenti che affonda in una ignoranza culturale e cognitiva, che non ti aspetteresti per esempio da un ministro della pubblica istruzione, che afferma come il PATRIARCATO sia finito con la riforma del diritto di famiglia del 1971?

Si salta a piè pari su un argomento importante e doloroso come il femminicidio, il substrato culturale del maschilismo patriarcale di cui è intrisa anche la nostra storia, cancellato da una riforma legislativa, sicuramente importante, che riguardava, anche con forte ritardo, il diritto di famiglia.

Incommentabile il riferimento all’immigrazione “clandestina” come concausa.

Quando poi è il Sommo Pontefice Francesco Bergoglio a mettere in campo in modo subdolamente dubitativo la parola GENOCIDIO, riferendosi alla guerra di Gaza, credo che abbiamo toccato i vertici del fenomeno che sto cercando di inquadrare, fatto stavolta di pressapochismo malizioso nei confronti degli ebrei, di confusione indotta dal soglio più alto di una autorità paradivina, vocata all’equilibrio di giudizio ed alla saggezza lungimirante.

Dopo la SHOAH, la sua storia, la sua tecnica di sterminio, i suoi testimoni, solo un declinante stato di lucidità può esserne scusante. Dopo le leggi di riforma di Franco Bassanini, non tutti gli obiettivi voluti di semplificazione, decentramento, sussidiarietà, risultarono raggiunti, ma anzi si produsse una superfetazione burocratico amministrativa, innanzitutto nella Presidenza del Consiglio che sin dalla l. n°400/88 aveva raddoppiato i propri organici, ancora intenzionata a proseguire.

Le quattro leggi di riforma quadro, la 59/97, la 127/97 con la 191/98 e la 50/99, operarono una revisione profonda degli istituti istituzionali fondamentali della Repubblica, o della Nazione,  ma con alcune marce indietro esiziali, come la riduzione a 12 dei Ministeri che il governo Berlusconi aumentò di nuovo.

Non solo, i ministeri si arricchirono di Agenzie e Direzioni, inzeppate dai soliti noti parentali, amicali, sodali, che operarono una sorta di disintermediazione nei confronti delle Regioni che a loro volta applicarono la stessa aumentata, su Province e Comuni.

Ma il danno notevole si ebbe con la politicizzazione della Dirigenza cui era stata affidata la parte esecutiva della PA: con la nomina e revoca di essa da parte degli organi politici e con la sua giurisdizione affidata al Giudice del lavoro, che ne indebolirono la terzietà ed esaltarono la cultura dell’adempimento, piuttosto che quella del risultato.

Ma con è con l’art.116 della revisionata Costituzione, legge n°3/2001, da parte di governi di sinistra, che prevedeva l’Autonomia Differenziata per le Regioni a statuto ordinario, da concordare poi direttamente con il Governo in carica, che si raggiunse il massimo dell’eterogenesi dei fini, cioè risultati non previsti e non voluti, tant’è che di recente si sono raccolte firme per un referendum abrogativo di essa.

Ora è anche controverso che si possa abolire una legge che ha la natura di un adempimento costituzionale e che quindi trova proprio nella Costituzione la sua ragione di essere.

“Mi permetto di dire che nutro forti dubbi che la Corte di Cassazione possa approvare un quesito, che è stato formulato nella fretta di una spinta polemica e non meditato in una articolazione puntuale, probabilmente più congrua alla rispondenza di legittimità richiesta.”

Infine la legge DELRIO: la n°56/14 che istituisce il dettaglio applicativo delle Città Metropolitane, un pasticcio di contorsioni funzionali che finiscono per ingigantire i difetti delle già sfortunate Province, ridotte ora, da essa, a simulacri sia di efficacia che afflato democratico, lontano dai cittadini e soprattutto dai loro problemi.

Non solo, con l’aggiunta, all’art.32, delle Unioni di Comuni Montani, alle Unioni di Comuni, ha portato confusione e sovrapposizione con il modello delle Comunità Montane, ( che Dio le abbia in gloria) seguendo il pessimo senso comune indotto dal libro/inchiesta LA CASTA, che le aveva elette a caprio espiatorio universale.

Insomma la Storia, quella che col tempo giusto sarà poi tracciata con più calma e meditazione di oggi, non credo sarà tenera con gli uomini che a sinistra hanno messo le mani sull’ordinamento istituzionale italiano, alcuni dei quali sono ancora baldanzosamente ed irriducibilmente operativi.

Vogliamo dare un voto? Un bel 4, che col il 3 ed il 56, potrebbero essere un fantastico terno al lotto sulla ruota di Roma.

Francesco Chiucchiurlotto *

*Francesco Chiucchiurlotto, laureato in Giurisprudenza. È stato Sindaco del Comune di Castiglione in Teverina (Viterbo) – Consigliere Nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia A.N.C.I.

La tendenza attuale della lingua italiana è da una parte un impoverimento semplicemente quantitativo di vocaboli, si usano la metà di vocaboli di un italiano anni ’50: dall’altra determinato dall’uso accelerato di termini assorbenti ogni possibile varietà di significato e quindi di comunicazione.

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