Per la scomparsa di Maurizio Zamparini il ricordo di Caminiti: “Per il tempo che mi resta non ti dimenticherò!”
Mancherai sempre e comunque; … mancherà il presidente, unico nella storia ultracentenaria del Palermo, che ha fatto toccare il cielo con un dito, facendo sentire importante tutti i tifosi rosanero perché importante come l’ha fatto diventare lui, il Palermo, non c’era mai riuscito nessun altro.
di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano

PALERMO – Ora mi spiego perché ieri sera, ben oltre il solito orario, non volevo andare a letto.
Ora mi spiego perché sono stato tutta la notte a girarmi e rigirami tra le coltri, annegando in una tempesta di pensieri cattivi dei quali non riuscivo a percepire il nesso.
Ora mi spiego perché solo sul far dell’alba mi sono addormentato quasi di schianto, come se mi cadesse all’improvviso un macigno sulla testa.
Ecco perché, un paio d’ore dopo, appena desto, ho avuto una sorta di capogiro, qualcosa mai provata prima, un tremolar tutt’intorno come fossi in alto mare…
Era perché, Maurizio, te n’eri appena volato via, lontano da questa valle di lacrime, stanco di combattere ancora un destino che negli ultimi anni ti si era accanito contro, com’avesse quale unico scopo quello di distruggerti.
Non mi piacciono i “coccodrilli” post mortem: tutti pii e santi dopo il trapasso, anche quelli massacrati come demoni fino agli ultimi scampoli di vita.
E non mi piacciono nemmeno i pentimenti a scoppio ritardato, perchè, avendo io la tua stessa età (classe 1941, io di gennaio, tu giugno), sono riuscito meglio degli altri, colleghi o tifosi che fossero, a leggere nelle trame spesso contraddittorie della tua anima e, se non condividere, almeno capire, e persino perdonare, gli errori, capitali o veniali che fossero.
Non sei stato un santo ma neanche un demone, ma santo e demone, insieme, perché così un uomo, che sia solo un uomo e non un eroe, è quasi sempre nell’arco della sua esistenza.

Hai avuto splendori e miserie nei tuoi ottant’anni di vita, vissuta sempre a muso duro ma con gli occhi sempre piantati su quelli del tuo interlocutore, fosse solo un compagno di strada, un umile tifoso, un uomo di potere.
Mi mancherai sempre e comunque; mi mancherà il presidente, unico nella storia ultracentenaria del Palermo, che mi ha fatto toccare il cielo con un dito, facendomi sentire importante perché importante come l’hai fatto diventare tu, il Palermo, non c’era mai riuscito nessun altro.
Mi mancherai perché nell’unica occasione in cui ci siamo incontrati (ritiro austriaco del Palermo nell’estate della stagione 2010/11), pur in una folla di giornalisti e tifosi, tu hai subito “scelto” me come interlocutore e allegramente mi hai “apostrofato” così: “Avvicinati, Caminiti, tu hai più o meno la mia età, quindi mi capisci meglio degli altri!”. E giù una risatona delle tue, quelle gorgoglianti e contagiose. Poi, hai aggiunto, continuando a ridere come un bambino: “Cosa vuoi che capiscano di calcio questi mocciosetti?”. E, subito dopo, un abbraccio del quale, anche oggi, soprattutto oggi, sento ancora l’indicibile afflato.
Le parole non furono proprio queste, ma tale era il senso, e, comunque, bastarono a conquistarmi non solo perché eri il presidente del Palermo più vincente della storia, ma perché nella realtà superavi perfino la mia immaginazione di (super) tifoso, quale sono ancor prima che giornalista.
Addio, Maurizio, io piango per te; piango anch’io tutte le lacrime che gli ultimi anni di vita ti hanno strappato a viva forza. Direi, anzi, a carne viva: l’ultima, per lo strappo disumano che hai provato per la perdita improvvisa del tuo adorato Armandino.
Benvenuto Caminiti
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