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Sunday, January 19, 2025
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PROFEZIA – L’opinione di Francesco Chiucchiurlotto

Il Giubileo appena iniziato, ci ricorda un’antica festività ebraica che prendeva il nome da YOBEL , il corno di caprone con cui se ne annunciava l’inizio, e serviva ad una sorta di rinascita della natura, che il Cristianesimo legò a quella dell’anima, che con l’indulgenza plenaria tornava nelle intenzioni annunciate ad essere pura e bella.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Cultura Editoriali In Evidenza News Regionali Politica Italiana Rubriche , at 2 Gennaio 2025 Tag: , , , , , , , , , , , , , ,

L’Opinione di Francesco Chiucchiurlotto dalla Redazione Politica per il Quotidiano l’Italiano

VITERBO Alla messa di mezzanotte della Vigilia di Natale, in uno delle  migliaia di paesini che sono misconosciuti, spoterizzati ed in piena crisi demografica, politica e sociale, noto come il momento più sentito dell’anno cristiano, si evolva in negativita’, di partecipazione e pathos.

Fuori dalle luci e dalle meraviglie  dell’altrove Giubileo, si intravede nelle nostre così dette aree interne  e periferiche, un calo di tensione partecipativa, una stanca ripetitivita’ anodina e superficiale.

La nostra religione, il CRISTIANESIMO, temo che abbia qualche difficoltà oggi a rappresentare sé stessa e quel sostegno spirituale imprescindibile per ogni comunità che abbia coscienza di sé e del suo futuro.

La memoria del Natale è legata per ciascuno di noi alla nostra infanzia: per esempio al freddo intenso della Notta Santa, ed alla neve che quasi sempre imbiancava le piazze che si attraversavano per andare in chiesa; la sua navata gremita di gente, con i genitori che tenevano ”in collo” i figli, ed i riti ed i canti della tradizione, gli auguri che si scambiavano nel calore degli abbracci fuori, al termine della messa.

Il ricordo di quei momenti fatto di immagini, suoni, volti, emozioni è indelebile per le generazioni che li vissero e sicuramente rappresentavano un fattore di coesione sociale ed unità popolare che oggi ci manca e che forse si è perduto per sempre.

Abbiamo accettato passivamente la fine del sistema dei partiti, ce ne lamentiamo con rammarico e con il rimpianto di chi vi trovava una ragione di impegno, gratificata da una cosa oggi rara, come la partecipazione.

Con lo stesso fatalismo rassegnato stiamo assistendo all’ insignificanza della religione, sia nelle sue manifestazioni esteriori, che rappresentano sempre momenti di utile e corroborante aggregazione civica, che in quelle interiori che ciascuno modellava sul proprio carattere e sul proprio vissuto.

Una cosa è certa, non siamo più riusciti a trasmettere i valori, parola abusata e forse oggi intraducibile, dei nostri genitori, delle generazioni che ci hanno preceduto, che nella religione trovavano motivi di unità, forza morale, capacità di un comune sentire che irrobustiva le comunità di prossimità locale ed anche nazionale.

I nostri figli e nipoti sono più poveri di noi, perché non hanno, o lo hanno in scarsa misura, quel motivo elementare di trasporto verso il sentimento del divino, del trascendente, che, è verissimo, ci abbandonava quasi sempre durante l’adolescenza, lasciando però in chi l’aveva vissuto tracce profonde.

Qualcuno ha profetizzato che la fine dell’Occidente è strettamente connessa a quella del Cristianesimo; del resto Occidente significa proprio qualcosa che sta finendo, e sono le guerre in corso a mostrarci nella loro crudeltà ed orrore, una fragilità e debolezza che in questa parte di Eurasia in cui viviamo, è sempre più evidente.

In Italia ed anche in molti Paesi d’ Europa, le vicende politiche che attraversiamo ci inviano messaggi inequivocabili: la democrazia è vissuta e partecipata da meno della metà dei cittadini; il fenomeno del populismo, quello che ha sostituito al buon senso, il senso comune artefatto ed eterodiretto, ci indirizza di volta in volta verso chi appare più forte e convincente senza andare per il sottile.

Infine quel nuovo ordine mondiale in fieri che scatena conflitti indicibili, e che non promette niente di buono e di giusto.

Il Giubileo appena iniziato, ci ricorda un’antica festività ebraica che prendeva il nome da YOBEL , il corno di caprone con cui se ne annunciava l’inizio, e serviva ad una sorta di rinascita della natura, che il Cristianesimo legò a quella dell’anima, che con l’indulgenza plenaria tornava nelle intenzioni annunciate ad essere pura e bella.

La Chiesa continua a provarci e ne dobbiamo essere contenti, perché preservando se stessa ci da l’occasione per farlo anche nel nostro ambito politico, sociale, culturale, ed anche morale, che fa rima proprio con: … BUON NATALE !!!, a tutti Voi!

Francesco Chiucchiurlotto *

*Francesco Chiucchiurlotto, laureato in Giurisprudenza. È stato Sindaco del Comune di Castiglione in Teverina (Viterbo) – Consigliere Nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia A.N.C.I.

(La memoria del Natale è legata per ciascuno di noi alla nostra infanzia: per esempio al freddo intenso della Notta Santa, ed alla neve che quasi sempre imbiancava le piazze che si attraversavano per andare in chiesa; la sua navata gremita di gente, con i genitori che tenevano ”in collo” i figli, ed i riti ed i canti della tradizione, gli auguri che si scambiavano nel calore degli abbracci fuori, al termine della messa. (Foto Adn Kronos)

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