Proseguono le indagini sulla scomparsa di Massimo Torregrossa il Gip chiede ulteriori accertamenti giudiziari
Di Massimo è rimasta la sua auto, un’Alfa Romeo 147, ritrovata presso il Benny hotel di Catanzaro, un disagio che persone a lui vicine avevano avvertito, come la sorella Barbara e i suoi amici, un sms inviato ai colleghi proprio la mattina della sua sparizione con il quale diceva di non stare bene e di non presentarsi, quindi, presso il luogo di lavoro.
di Romano Scaramuzzino per il Quotidiano l’Italiano
REDAZIONE CENTRALE – Nel nulla è scomparso, il 13 agosto 2019, dalla città di Catanzaro, Massimo Torregrossa e da quel nulla proviene una voce che chiede di non mollare, di continuare a cercare l’allora cinquantunenne originario di Aversa ma da anni residente nel capoluogo calabro.
E questa voce ha, anche, una veste giuridica, quella del gip Antonella De Simone che ha respinto, recentemente, la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero. Proseguiranno, quindi, le indagini su questa sparizione che presenta, sin dalla sua origine, luci ed ombre.
Quelle ombre che il padre di Massimo, Armando, vuole “schiarire”.
La giustizia non è stata sorda alla voce di questo genitore che ha presentato, a suo tempo, una denuncia al fine di far chiarezza sui vari misteri che aleggiano sulla scomparsa del figlio.
Di Massimo è rimasta la sua auto, un’Alfa Romeo 147, ritrovata presso il Benny hotel di Catanzaro, un disagio che persone a lui vicine avevano avvertito, come la sorella Barbara e i suoi amici, un sms inviato ai colleghi proprio la mattina della sua sparizione con il quale diceva di non stare bene e di non presentarsi, quindi, presso il luogo di lavoro.
Massimo Torregrossa si era sposato per poi separarsi dalla moglie. Un amore che probabilmente l’aveva indotto ad abbondonare l’abito talare.
A Catanzaro svolgeva il ruolo di dipendente amministrativo presso la Fondazione Betania Onlus (noto ente del capoluogo, impegnato nei servizi sanitari, sociosanitari, socio-assistenziali e di prossimità, nda) e sebbene Massimo sia una persona riservata non poteva nascondere il suo stato di salute. Chi lo conosceva lo vedeva, infatti, dimagrito e stanco.
Fu la moglie a sporgere una denuncia di scomparsa pensando ad un allontanamento volontario del marito. Ma sia il padre Armando che i suoi amici ed anche l’associazione Penelope, tramite l’avvocato Paola Paparo, non credono in questa tesi. E, come abbiamo già detto, anche il gip vuole vederci chiaro su questa vicenda. Gip che chiede l’interrogatorio dei familiari di Massimo e di tutti coloro che hanno avuto contatti diretti con lui prima della sua sparizione.
Rimane, quindi, in corso l’indagine per istigazione al suicidio sul caso di Massimo Torregrossa.
La voce della ricerca della verità su questa scomparsa ancora echeggia.
Romano Scaramuzzino


Comments