Friday, March 29, 2024
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Quando il compagno è in carcere: “il coraggio di andare avanti ma la giustizia non mi ascolta”.

Non hanno preso parte a scelte sbagliate, ma hanno voluto restare e aspettare: sono le donne che condividono i propri affetti col carcere. La storia di Maria: “A chi è nella mia stessa situazione auguro la serenità di non accettare le cose che non possono cambiare, ma che devono cambiare e combattere con le unghie e con i denti”.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Rubriche , at 28/07/2022 Tag: , , , ,

di Lorena Fantauzzi per il Quotidiano l’Italiano

ROMA – Non compaiono nelle statistiche, non hanno peso specifico come categoria, non alzano la voce ma da sole reggono una famiglia intera e il peso enorme della solitudine. Sono le donne condannate a dividere i propri affetti col carcere. Quelle che i compagni li hanno scelti per amore, nonostante tutto. E che nonostante tutto non li abbandoneranno mai. Maria (nome di fantasia) è una bella donna  con gli occhi verdi. Marcello (nome di fantasia), suo marito, ha qualche anno in più di lei e un fine pena al 2023.

Detenuto presso la casa circondariale del Carcere di Frosinone. Arrestato per vari reati –“Mio marito non ha ucciso, è giusto che sconti la sua pena. Ma c’è l’articolo  199 del Codice Penale, la cosiddetta legge svuotacarceri che prevede di poter avere i domiciliari sotto i  18 mesi dalla fine pena. Lui è nei termini o scadenze giuste per poter ottenere i domiciliari essendo che è a 13 mesi mesi dalla fine pena.

Sono 8 anni e mezzo che è dentro non ce la fa più, perché non ha più un’identità. Sta avendo problemi anche di salute a causa dello stress che una situazione crea. ossia 13 mesi e la libertà di poter venire a casa non gli viene . data. Voglio, esigo che la giustizia ascolto il mi o grido di dolore “ Nonostante questo, affronta con coraggio e grande senso di responsabilità le conseguenze del “fatto”.

La prima volta in carcere?
Il primo colloquio, la perquisizione, tante sbarre, il rumore delle porte che si chiudono mentre se ne aprono altre. Entriamo nella stanza del colloquio, legatissima a mio marito, la guardo per avere conforto nell’attesa che arrivi lui. Mi sembra tutto così irreale. Ci sono tante persone che parlano tranquillamente, ridono, mangiano, mentre io tremo nonostante il caldo. Poi alzo gli occhi e lo vedo e gli dico “Ti amo ” e non trattengo le lacrime. Poi il suo abbraccio forte, un’emozione mista a paura e coraggio che ci davamo entrambi.
A distanza di mesi, lo trovi cambiato?
Marcello è segnato da questa situazione, è molto dimagrito, ha voglia di riscattarsi, di ritrovare un po’ di dignità. Per lui è dura, passare il Natale, il giorno del loro compleanno lontani è un gran dolore. I nostri sentimenti non credo siano cambiati, credo si siano rafforzati. In tutta questa brutta storia abbiamo imparato ad apprezzarci ancora di più. La nostra forza e il nostro supporto è dato da un amore così forte tra da superare anche dietro quelle sbarre. Comunque Marcello è stanco di una sofferenza ad oltranza .Perche la giustizia non è giusta!

LA giustizia sta facendo il suo corso?

No. I nostri appelli non vengono sentiti. O almeno trovo che se giustizia si chiama tale debba essere!

Lorenza Fantauzzi

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