Referendum sulla Giustizia. Perché se ne parla poco?
“La strategia del silenzio è in atto per far mancare il quorum.
Un’azione ben congegnata per scansare il pericolo che i quesiti siano approvati.
I protagonisti della strategia del silenzio sono i magistrati sostanzialmente supportati dagli organi di informazione, dalla televisione di stato, da quel mondo della cultura sempre silente quando è in utile attesa”.
di Mario Tassone * (per il Quotidiano l’Italiano)

ROMA – Dei referendum sulla giustizia per i quali si voterà il 12 giugno se ne sta parlando poco.
La strategia del silenzio è in atto per far mancare il quorum.
Un’azione ben congegnata per scansare il pericolo che i quesiti siano approvati.
I protagonisti della strategia del silenzio sono i magistrati sostanzialmente supportati dagli organi di informazione, dalla televisione di stato, da quel mondo della cultura sempre silente quando è in utile attesa.
Eppure le questioni che riguardano la magistratura o meglio uno Stato di diritto quale dovremmo essere, rimangono irrisolte.
La riforma Cartabia indica percorsi innovativi che danno delle risposte non esaustive. È una abbozzo di riforma malgrado lo sforzo del ministro della giustizia.
La magistratura rimane asimmetrica rispetto all’esecutivo e legislativo.
Un fortilizio in un regime di extraterritorialità.
I Partiti avrebbero potuto scrivere una storia diversa.
La politica non c’è, ecco il perché di una mezza riforma che ha compiaciuto il movimento eversivo dei 5 stelle, giustizialista per principio flessibile nella realtà.
La questione della separazione delle carriere tra i procuratori e giudici, non è risolta .
Si limita ulteriormente il passaggio da una funzione all’altra ma non risolve il problema.
I procuratori continueranno a far parte della magistratura in una posizione preminente rispetto la difesa e la stessa magistratura giudicante.
In un un contesto sociale debole e influenzabile anche un avviso di garanzia suona come condanna.
Il rinvio a giudizio è una sentenza passata in giudicato e le misure restrittive ottenute in molti casi in tempi “celeri” debbono far riflettere e preoccupare.
Bisognerebbe potenziare le strutture del GIP.
È una vecchia questione mai seriamente affrontata.
È inopportuno che a conclusione di una
Inchiesta o di una operazione di polizia vi siano le conferenze stampa dove i protagonisti procuratori e forze di polizia sembrano un tribunale speciale che emette sentenze definitive.
Sarebbe utile conoscere quanti impianti accusatori sono crollati nei processi conclusosi con assoluzioni piene.
La domanda ritorna: l’Italia è uno Stato di diritto?
I dubbi sono leciti quando la politica ha consentito aree franche che in un sistema democratico non è accettabile!
On. Mario Tassone*
- Mario Tassone
Mario Tassone è un politico italiano, segretario nazionale del partito da lui fondato: il Nuovo CDU.
È stato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Fanfani V, sottosegretario di Stato al Ministero dei Lavori Pubblici nei governi Craxi I, Craxi II e Fanfani VI e viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nei governi Berlusconi II e Berlusconi III.
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