Roma, incendio a Monte Mario: fiamme sulla collina – Video
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… le maghe Canidia e Sagana con riti truci affascinavano i raccolti. A difesa di questi i contadini avevano posto la statua di Piapo, riprodotto con la falce in mano e tra le gambe un pene smisurato ed eretto. Un giorno mentre le due fattucchiere erano intente ad evocare gli spiriti dell’oltretom-ba che le avrebbero aiutate nella fascinazione, Priapo, posto a guardia, le mise in fuga con un peto così potente da far cadere i denti a Canidia e i capelli Sagànà. Senza dubbio doveva trattarsi di un “pirito a catena”, di quelli emessi con numerosi colpi in successione, di quelli che un individuo di robusta costituzione è in grado di emetterne fino ad una ventina consecutivamente.
In effetti se Priapo avesse mollato un peto semplice, fosse anche stato il più possente dei petardi, non avrebbe potuto terrorizzare le mistificatrici al punto da indurle ad abbandonare le loro stregonerie per fuggire a rotta di collo.
È probabile che Priapo abbia esordito facendo esplodere un grande peto producendone, poi, una catena che ha finito di terrorizzare le maghe già spaventate dal primo tuono, costringendole ad una ritirata
vergognosa. Molto probabilmente è a ricordo della potente azione di Priapo che nel sottolineare la forza del peto, chi si rivolge ad uno scocciatore per zittirlo suole ancora dire: «mo’ fazzu ‘na pinna e ti fazzu cadi tutt’i dinti; o fazzu ‘na pinna e t’ammùtu».
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