Saturday, April 20, 2024
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Seriate (BG) – Il Pastore Tino Di Domenico, in occasione del suo trentennale, celebrerà un culto speciale al Signore e Romano Scaramuzzini è e andato a intervistarlo

“Gli anni passano come un soffio nelle nostre vite, anni che ci possono donare gioie ma anche battaglie da affrontare, dolori da fronteggiare, metabolizzare e superare. Per il cristiano, però, periodi di tempo, questi, facili o meno che siano ma che si vivono non da soli ma con Cristo e con le persone che Lui ci mette accanto. Sì, perché al di là di teologie vere o improvvisate, in fin dei conti, il cristianesimo è un’esperienza vissuta personalmente, sulla propria pelle, con un rapporto personale con Cristo ma anche con la Sua Chiesa e perché no, anche con il nostro prossimo”.


di Romano Scaramuzzino da Bergamo per il Quotidiano l’italiano

BERGAMO – Varie sono le comunità cristiane evangeliche nella bergamasca, tra queste, molto conosciuta, è l’Assemblea Cristiana Evangelica Pentecostale (sita in Via Libertà, 39 – Seriate, provincia di Bergamo), il cui Pastore è Tino Di Domenico, nato a Giugliano in Campania, ma trasferitosi definitivamente nella bergamasca, per ubbidienza alla volontà di Dio, nel 1993.

Il primo maggio prossimo, questo Pastore evangelico, compirà, per Grazia di Dio, trenta anni di Ministerio dedicato a servire il Signore Cristo Gesù.

Gli anni passano come un soffio nelle nostre vite, anni che ci possono donare gioie ma anche battaglie da affrontare, dolori da fronteggiare, metabolizzare e superare. Per il cristiano, però, periodi di tempo, questi, facili o meno che siano ma che si vivono non da soli ma con Cristo e con le persone che Lui ci mette accanto. Sì, perché al di là di teologie vere o improvvisate, in fin dei conti, il cristianesimo è un’esperienza vissuta personalmente, sulla propria pelle, con un rapporto personale con Cristo ma anche con la Sua Chiesa e perché no, anche con il nostro prossimo.

E chissà, in questi anni dedicati al Signore, quante cose avrà visto e avrà vissuto, appunto, “sulla propria pelle” il Pastore Tino Di Domenico. Chissà quante esperienze belle e dure avrà sperimentato anche di riflesso in virtù di quel legame d’amore e di amicizia che l’unisce e l’ha unito a tante persone della sua comunità e non solo.

Domenica prossima, 30 aprile, presso la comunità di Seriate, si celebrerà, quindi, un culto particolare, a memoria, a sprone di questi trenta anni, non di mattina, come al solito, ma alle ore 18.00 di sera. Si ripercorrerà, in questa giornata, anche la storia di questa Chiesa, il cui “festeggiato” principale non sarà altro che Cristo che ha mosso uomini e donne per raggiungere questa tappa di una corsa che ancora prosegue.

Per saperne di più, ci siamo recati dal Pastore Tino Di Domenico, a Seriate, per porgli alcune domande.

Pastore, quando e come è iniziata la sua conversione al Cristianesimo?

Mi sono battezzato nelle acque di Mergellina (noto quartiere di Napoli, ndr) nel settembre del 1985.

Dopo questo periodo iniziale cosa ha sentito in cuore, da parte del Signore, di fare?

In effetti, dopo poco tempo dalla nostra conversione, io e mia moglie, abbiamo cominciato a sentire una vocazione per la missione. Ricordo che in quel tempo, fui molto influenzato dai messaggi di Bill Lowery, fondatore di “Cristo è la Risposta” (nota missione cristiana evangelica internazionale, nda) e in me, la vocazione, risultava sempre più evidente. Servivo il Signore con i mei conservi presso la Chiesa evangelica di Giugliano. Fu, quello, un tempo di grande benedizione. In particolare, insieme a validissimi collaboratori, curavo il gruppo evangelistico della comunità. Nonostante questa attività molto intensa, sentivo dentro di me, sempre qualcosa che mi spingeva a guardare alla missione, era la vocazione. Cominciai, allora, a fare delle esperienze in territori più lontani dal mio, come Trieste e la Slovenia nel 1990. Era precisamente il 1992, rammento che ero con il fratello in Cristo Ciro Varchetta, quando quello che pensavo si potesse realizzare in questi luoghi non ebbe seguito. Trovai “una porta chiusa”.

Cosa successe in seguito, Pastore

Mentre tornavo a casa, immerso nei dubbi e nella confusione, ricevemmo un invito del fratello in Cristo Alemao (noto giocatore brasiliano di calcio che ha militato anche nella squadra del Napoli, ndr) di passare da Bergamo, Così, la sera del 31 ottobre 1992, giungemmo a Bergamo, a casa di Alemao. La domenica del 1° novembre 1992 predicai a Pedrengo (provincia di Bergamo, ndr). Subito dopo ripartimmo per Giugliano ma dopo poco tempo, sempre il fratello Alemao, chiese aiuto ministeriale alla chiesa di Giugliano perché erano rimasti senza un responsabile. Il titolo del messaggio che portai quel giorno era “Noi prospereremo nel paese”. Dopodiché ritornai in Campania. A Pasqua del 1993 si risvegliò in me la chiamata e quindi, una volta parlato con il mio Pastore, tornai a Bergamo a maggio. Per trascorrere un mese di prova. Il 1° maggio del 1993, partì, quindi, destinazione Bergamo. E in quel periodo predicai un messaggio, “Chi ha paura e trema se ne torni a casa”. In quel momento feci un’esperienza unica: stavo predicando a me stesso. Decisi allora di non aver paura e di rimanere a Bergamo. Infatti, il 25 settembre del 1993, io e la mia famiglia ci trasferimmo presso questa città.

Pastore, mi rendo conto che per raccontare tutti questi anni, in particolar modo dal 1993 ai giorni nostri, non basterebbe un articolo, un’intervista. Sono sicuro che approfondirete il tutto giorno 30 aprile prossimo. A tal proposito le chiedo se al culto della sera, delle 18.00, possono partecipare tutti.

Certamente la riunione è aperta a chi desidera ringraziare Dio assieme a noi.

Può fornire dei contatti ai lettori del Quotidiano “l’Italiano”, per chi, caso mai volesse avere ulteriori informazioni riguardo questa giornata?

Sì, questo è il numero del mio cellulare: 3288315224, questo, invece, è l’indirizzo e-mail: chiesabg@gmail.com

Pastore, l’epidemia del Covid ha colpito, come tutti noi sappiamo, naturalmente, tutto il mondo. Anche la vostra comunità non è stata immune da malattie e lutti. Anche se doloroso è il ricordo, ci vuole dire qualcosa al riguardo?

Siamo stati profondamente segnati da questa tragedia. Un nostro caro collaboratore, Giò Romano, è deceduto. Io stesso sono stato colpito in modo grave dal Covid. La comunità ha molto sofferto ma si è unita in preghiera e si è rafforzata nella Fede.

Se da una parte ci sono ricordi dolorosi è anche vero che molti sono quelli gioiosi ed edificanti. Qual è stato oppure quali sono stati quelli più belli, più gloriosi della sua vita ministeriale, della sua comunità?

I momenti più belli sono sempre quelli legati ai battesimi perché vediamo il frutto della nostra fatica ed anime salvate.

Dalla Chiesa di Seriate sono nati missionari e missioni, Ci vuole dire quali e dove si trovano queste missioni?

Grazie a Dio dalla nostra comunità sono nate missioni e chiese. Come la Chiesa di Belluno, la Missione di Castegnato, Ronchi dei Legionari. Inoltre, abbiamo fratelli in Ghana, Brasile, Ecuador, Bolivia, Ucraina. Questa è una delle caratteristiche della nostra Chiesa insieme alla sua multietnicità. Tutto questo in accordo a una parola profetica inziale che il Signore ci ha donato.

Oltre a Dio, chiaramente, chi si sente di ringraziare in particolar modo per questi trenta anni di ministerio?

Tutti i fratelli e le sorelle in Cristo che hanno collaborato, chi più chi meno, i miei coadiutori, la mia famiglia. Di più, il Signore.

Avrebbe voluto fare di più in questi lunghi anni? Se sì cosa?

Sempre viviamo con qualche rimpianto e combattiamo con senso di inadeguatezza ma per la Grazia di Dio guardiamo avanti: la nostra speranza è più importante della nostra esperienza.

Pastore, viviamo tempi molto difficili, cosa si sente di dire ai lettori di questo giornale, a tutti coloro che leggeranno questo articolo, proprio riguardo questo periodo storico, sociale e forse spirituale che stiamo vivendo?

Sono proprio le tempeste che scuotono le nostre sicurezze e le nostre speranze a farci cercare un aiuto. I discepoli nella tempesta trovarono Gesù. Ancora oggi nelle difficoltà possiamo trovare il Suo aiuto.

Dopo aver incontrato il Pastore Tino Di Domenico, vari sono i pensieri e le riflessioni che si sono presentati alla mia mente, al mio cuore. Qualcuno afferma che Dio è un’invenzione dell’uomo perché quest’ultimo possa trarre da questa “invenzione” forza, una forza, quindi, psicologica, per superare le avversità della vita. Altri vivono il cristianesimo come una sorta di rituale, in modo religioso o fanatico.

I cristiani, invece, quelli che hanno sperimentato il Cristo vivente, vivono la loro Fede per amore. Amore per quel Dio che si è fatto crocifiggere su quella Croce per poi risorgere, quel Suo Amore che ci attira a Lui e che inevitabilmente ci porta ad amare il prossimo.

Un amore verticale, noi e Dio, e un amore orizzontale, noi e il prossimo. Questo tipo di amore che nella sua “geometria” forma una Croce è, secondo il mio modesto parere, questo è quello che ci farà superare, insieme umanamente e insieme a Lui, le sfide che questa società ci pone e ci porrà.

Io ho questa speranza, che uniti, uniti a Lui ce la faremo.

Cristo ha fatto il Suo, adesso dipende anche dalla nostra volontà se vogliamo essere attori protagonisti al fine di costruire una società migliore di quella attuale.

Romano Scaramuzzino

Il Pastore Tino Di Domenico attorniato dai componenti della sua carissima famiglia
Il Pastore Tino Di Domenico
Un momento della cerimonia 

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