Siria. Ancora violenze e massacri contro i cristiani
Dopo la caduta del governo di Assad, il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha assunto il controllo di vaste aree del paese, imponendo una rigida interpretazione della legge islamica. Sebbene i leader del gruppo abbaino dichiarato pubblicamente di rispettare tutte le comunità religiose, la realtà vissuta dai cristiani è ben diversa
Una persecuzione senza fine tra violenza e discriminazione per la comunità cristiana siriana è vittima di attacchi terroristici e rappresaglie settarie
Servizio di Romano Scaramuzzino – dalla Redazione Esteri per il Quotidiano l’Italiano
BERGAMO – La situazione politica in Siria è estremamente complessa e radicata in decenni di tensioni, conflitti e cambiamenti di potere. Dalla fine dell’Impero Ottomano, la Siria ha attraversato periodi di instabilità politica, colpi di stato e guerre civili. Una persecuzione senza fine tra violenza e discriminazione per i Cristiani in Siria la comunità cristiana siriana è vittima di attacchi terroristici e rappresaglie settarie
Il conflitto iniziato nel 2011 (nell’ambito della cosiddetta primavera araba), con la rivolta contro il governo di Bashar al-Assad (personaggio internazionale noto e controverso, succedutosi dopo la morte del padre Hafiz al-Asad. Numerosi analisti sostengono che il governo della famiglia al-Asad sulla Siria è stato un regime dittatoriale), ha portato il paese in un vortice di violenza, con il coinvolgimento di numerosi attori regionali e internazionali. La guerra ha visto l’emergere di gruppi jihadisti, la frammentazione del territorio siriano e, più recentemente, la caduta del regime di Assad nel dicembre 2024. Con una serie di rapide offensive in quell’anno, le forze dell’opposizione riuscirono a sconfiggere il regime di al-Asad e a stabilire infine un governo di transizione composto da membri dal gruppo jihadista Tahrir al-Sham.
Il 29 gennaio 2025, durante la Conferenza per la Vittoria della Rivoluzione Siriana, Hassan Abdel Ghani, portavoce del Comando delle Operazioni Militari, ha annunciato la nomina di Ahmad al-Shara’ a Presidente della Siria da parte del Comando Generale della Siria. Ghani ha dichiarato che al-Shara’ avrebbe guidato il paese durante il periodo di transizione, assumendo le funzioni presidenziali e rappresentando la nazione sulla scena internazionale.
Per dovere di cronaca, Ahmad al-Shara’, nel 2013, si era unito ad al-Qa ida in Iran, che in seguito confluì nello Stato Islamico in Iraq.
Dopo la caduta del governo di Assad, il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha assunto il controllo di vaste aree del paese, imponendo una rigida interpretazione della legge islamica. Sebbene i leader del gruppo abbaino dichiarato pubblicamente di rispettare tutte le comunità religiose, la realtà vissuta dai cristiani è ben diversa. Restrizioni alla libertà religiosa, discriminazioni nell’accesso ai servizi pubblici e limitazioni nella partecipazione politica sono solo alcune delle sfide che affrontano quotidianamente.
In questo contesto già fragile, la comunità cristiana già vittima di discriminazioni e persecuzioni, ha subito nuovi atti di violenza.
Uno degli episodi più gravi si è verificato lo scorso dicembre, quando un gruppo armato ha attaccato una celebrazione natalizia, causando numerose vittime e feriti. Questo attacco ha ulteriormente evidenziato le difficoltà che i cristiani siriani devono affrontare e la mancanza di protezione da parte del nuovo governo.
Il 7 marzo scorso, una serie di massacri ha colpito la costa siriana, causando oltre 600 vittime tra civili e membri della comunità cristiana. Le città di Tartus, Banias, Jabla, Latakia e i villaggi circostanti sono stati teatro di violenze devastanti. Tra i caduti si contano giovani, donne, medici, farmacisti e figure di spicco della comunità cristiana, tra cui un padre e un figlio evangelici di Latakia e il padre di un sacerdote a Banias.
Le milizie di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) del presidente ad interim, il capo jihadista Ahmad al-Shara’, stanno reprimendo la rivolta di formazioni fedeli all’ex presidente Bashar al-Assad e ne approfittano per far strage anche di civili nella regione a maggioranza alawita che comprende le città costiere di Tartus e Latakia. Ne fanno le spese anche i cristiani. Decine sono già stati uccisi per il solo fatto di essere cristiani. Tra le vittime ci sono anche dei minori. Della spirale di morte e terrore che ha investito i cristiani – spiega l’agenzia di stampa AsiaNews- si erano già visti i primi accenni nel dicembre scorso in seguito all’ascesa dei miliziani e della cacciata di Assad, con croci divelte, un cimitero vandalizzato, scritte minacciose sulle auto, l’omicidio di una coppia e altri episodi di violenza.
Questi attacchi sono avvenuti in risposta a un’imboscata di militanti alawiti che aveva causato la morte di circa 20 membri delle nuove forze di sicurezza. In seguito, gruppi armati hanno lanciato una violenta rappresaglia, colpendo indiscriminatamente i civili e costringendo molte famiglie cristiane a cercare rifugio presso amici sunniti. Il villaggio di Belma ha vissuto due giorni di terrore.
Gli alawiti sono una minoranza religiosa sciita che rappresenta circa il 10/15 % della popolazione siriana.
Il Presidente Ahmed al-Shara’ ha promesso di perseguire i colpevoli e di avviare misure per garantire la scurezza della popolazione. Tuttavia, la paura trai cristiani rimane palpabile, alimentata dalle testimonianze di rastrellamenti casa per casa e di esecuzioni sommarie.
In risposta a questi eventi, l’8 marzo scorso, i patriarchi delle principali Chiese siriane hanno rilasciato un appello congiunto per fermare i massacri. Il patriarca greco-ortodosso Yohanna X, il patriarca greco-melchita cattolico Youssef I Absi e il patriarca siro-ortodosso Mar Ignatius Aphrem II hanno denunciato l’escalation di violenza e gli attacchi contro civili innocenti, tra cui donne e bambini.
Anche il direttore di Porte Aperte-Italia, Cristian Nani, ha lanciato un appello urgente alla comunità cristiana internazionale per pregare per la Siria.
La Siria è stata per secoli un crocevia di culture e religioni, ma le guerre e l’ascesa di gruppi radicali hanno minato la convivenza. La comunità cristiana che un tempo rappresentava circa il 10 % della popolazione, ha subito una drastica riduzione, con molti fedeli costretti a emigrare per sfuggire alle persecuzioni.
Nelle città storicamente cristiane come Maalula e Aleppo, i fedeli temono di essere relegati a cittadini di seconda classe. Attacchi contro chiese e luoghi di culto hanno seminato il panico tra i cristiani, che vivono con il costante timore di nuove violenze.
Il rischio di una guerra civile, tra l’altro, è alto.
Intanto l’Unione europea ha convocato la 9a conferenza internazionale a sostegno della Siria il 17 marzo scorso a Bruxelles, decidendo di appoggiare l’attuale governo e stanziando a suo favore la somma di 5,8 miliardi di euro. Questa riunione è stata caratterizzata anche dalla prima missione in Europa del nuovo governo siriano tramite la presenza del ministro degli Esteri Asaad Al- Shaibani che ha poi effettuato una tappa a Roma durante la quale ha incontrato Antonio Tajani.
L’Italia ha confermato il suo appoggio alla Siria.
Tutto questo mentre il destino dei cristiani in Siria rimane appeso a un filo. Molti sperano che la nuova leadership possa mantenere le promesse di inclusività, ma la realtà sul campo suggerisce il contrario. Finché non ci sarà un impegno concreto per la protezione delle minoranze, il rischio di una Siria priva della sua storica comunità cristiana diventa sempre più concreto.
Romano Scaramuzzino
Nell’immagine sottostante che vale più di mille parole. Tra le macerie di una chiesa cristiana distrutta, in Siria, un fedele vicino alla Croce che rimane intatta come la sua Fede.
In queste immagini, alcuni cristiani vittime del massacro del 7 marzo scorso in Siria.
Il fumo delle esplosioni si alza alle porte di Latakia – Reuters.
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