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Friday, March 7, 2025
Quotidiano Nazionale Indipendente


Tony Negri arriva a Catanzaro e visita il Calcio Giovanile Catanzarese e la Crotone Academy

Ha scoperto tra gli altri: Mimmo Criscito, Giuseppe Rossi, Ciro Immobile, Alessandro Rosina, Raffaele Palladino, Stefano Okaka Chuka. Sceso a Catanzaro e a Crotone su invito di mister Alessandro è ripartito con un nutrito gruppo di nominativi da segnalare presso le società calcistiche con le quali ha rapporti


di Riccardo Alessandro – (dalla redazione sportiva catanzarese del Quotidiano l’Italiano)

CATANZAROTony Negri è arrivato a Catanzaro. Ma non quel “Tony” che balzò alle cronache nel periodo più cupo della storia del terrorismo in Italia. Non è lui il capo o cofondatore delle” brigate rosse”. Antonio (Tony per gli amici) Negri che si è spinto sin sui Tre Colli e dintorni è un ex calciatore, figlio di calciatore (il padre è stato una colonna portante del Savoia) ed ora selezionatore e osservatore per alcune società professionistiche del calcio nazionale ed estero. Non potevamo esimerci dal cogliere l’occasione per scoprire e capire le motivazioni che l’hanno spinto sino a Catanzaro. Ed allora giù con una raffica di domande alle quali lui non si è sottratto nemmeno una volta.

Mister Negri quali sono le squadre più importanti con la quale ha collaborato in ambito professionistico?

«Partiamo dal 1990, dopo una serie di provini nei quali il PARMA CALCIO ha scelto dei miei giocatori, ho avuto un rapporto di collaborazione, grazie soprattutto al Dottor Carlo Gardani ideatore delle scuole calcio PARMA, per 12 anni consecutivi. Quando sono entrato nella famiglia del Parma, il presidente era Petraneschi, dopo Pastorello e l’ultimo Tanzi. Il responsabile del settore giovanile in quei periodi è sempre stato Fabrizio Larini persona molto competente ed io facevo parte del suo gruppo di scout professionisti. Con Larini sono stati scoperti giocatori quale Buffon, Cannavaro, Melli e molti altri…».

Tira un po’ il fiato questo personaggio che all’apparenza è rimasto giovane non solo all’esterno ma anche nella sua interiorità riservando un posto speciale a quel bambino che ognuno di noi continua a far vivere nel proprio io.

«Io sono entrato dalla porta di servizio e poi piano piano con il lavoro e con i giocatori che sistematicamente inserivo in prima squadra mi hanno promosso fra i 4/5 scout nazionali e quindi son salito di grado. Dopo la fine “dell’era Tanzi” e con “l’avvento di Sacchi” sono andato al PERUGIA CALCIO di Gaucci e lì ho costruito le famose scuole calcio PERUGIA che oggi si chiamano “FRANKIE GARAGE” e sono stato lì fino all’abbandono della famiglia Gaucci.

Oggi invece qual è il panorama col quale lei collabora?

«Attualmente lavoro più che altro su “ordinazione”, le società professionistiche che hanno bisogno di un giocatore in un determinato ruolo, mi chiedono tramite le mie conoscenze di sopperire a questa loro mancanza e io grazie alla mia rete di amici scouting in giro per l’Italia, sono in grado di fornire a mio giudizio il giocatore che potrebbe servire a quella società».

Quanti giocatori ha lanciato nel livello professionistico, quanti devono a lei il raggiungimento del successo?

«É una cifra che ammonta tra le varie categorie professionistiche campionati di seria A/B/C sui 70 giocatori, 15 di loro sono approdati in Serie A, e 5/6 in Nazionale. La “chicca” è stata Ciro Immobile da me portato in giro per l’Italia in vari tornei del PARMA e altre rappresentative e tramite un’amicizia con il Signor Borrello, che aveva preso in mano il SORRENTO CALCIO, abbiamo deciso di portarlo lì a SORRENTO dove poi è esploso diventando il Ciro Immobile che tutti conoscono».

Può rivelarci i nominativi dei calciatori che sono approdati in Nazionale?

«Nessun problema. Tra l’altro non è un segreto, semmai una “non conoscenza” da parte di chi non segue le vicende e non è al di dentro del nostro ambiente. È presto detto: sono Mimmo Criscito, Giuseppe Rossi, Ciro Immobile, Alessandro Rosina, Raffaele Palladino, Stefano Okaka Chuka».

Cosa l’ha indotta, l’ha spinta a venire in Calabria?

«Principalmente Il rapporto che mi lega al Mister Giovanni Alessandro. Devo confessare che è nato casualmente dalla segnalazione di un ragazzo oggi tesserato per l’OLMOPONTE AREZZO di Francesco Graziani. Fra una telefonata e l’altra il mister Giovanni mi ha parlato della metodologia da lui ideata ed io essendo “avvezzo” dalle novità, ma soprattutto essendo un uomo di campo… ho sentito la frenesia di conoscere questa metodica, di conoscere il Signor Giovanni e suo figlio Riccardo (col quale sto dialogando) così da vedere il lavoro svolto sul campo dalla famiglia Alessandro che devo dire semina bene per la crescita di ragazzi che ho potuto ammirare e valutare, restandone molto soddisfatto».

Ha sostato in Calabria per due giorni; durante il primo giorno ha visitato la sede dell’A.S.D. CALCIO GIOVANILE CATANZARESE. Cosa ha visto e pensato, qual è la sua testimonianza anche in base all’esperienza vissuta?

«Premesso che abbiamo avuto una giornata infelice per via del maltempo a dir poco inclemente, a fine serata nonostante l’aver potuto osservare una selezione striminzita di 10/12 ragazzi, ho scritto sul mio taccuino i nominativi di quasi più del 70% dei ragazzi; il motivo? Perché erano molto interessanti e avevano gran dimestichezza con il pallone e ho notato qualità notevole nella loro preparazione.

Già in questa prima giornata mi sono reso conto del lavoro eccezionale realizzato, ho visto dei movimenti fatti dai ragazzi che addirittura in tanti settori giovanili che ho girato non sono mai riuscito a vedere, dribbling, tunnel, tacchi… metodica di gioco mai vista in Italia e neanche all’estero.

Provengo anche da esperienze estere come AJAX, RANGERS e mi sono congratulato subito con i mister Alessandro, perché sono rimasto molto colpito di questo lavoro teorico portato e applicato al campo, a differenza di altri lavori teorici che poi rimangano all’interno dei libri di calcio».

Nella giornata successiva si è recato presso la società ACADEMY CROTONE, perché quest’anno lo stesso sodalizio è entrato a far parte del progetto “JANO LA FERLA” come anche l’A.S.D. CALCIO GIOVANILE CATANZARESE; approdando sul luogo, lei che realtà ha visto? Tra i presenti spiccava la figura del mister Alessandro nel corso di una seduta di allenamento impartita ad un gruppo di ragazzi utilizzando la sua specifica metodologia. Qual è stata la sua impressione? Cosa ha riscontrato rispetto all’esperienza vista e vissuta a Catanzaro?

«Allora… come dice un vecchio proverbio “il lavoro paga”. Questo progetto che io reputo innovativo porta i ragazzi ad acquisire una elasticità, una sensibilità nel controllo della palla e soprattutto una fantasia sia nel dribbling che nei movimenti che nel calcio moderno non si vedono più. Se si osservano le gare disputate nelle nazionali e nei campionati nessuno è più in grado di superare l’avversario con l’arte del dribbling, con il tunnel, si stenta a veder muoversi un calciatore con eleganza. Insomma tanta velocità, passaggi di prima e null’altro. Invece ho riscontrato nell’azione dei piccoli allievi del mister Giovanni Alessandro quel modo di intendere il calcio a cui si abbina, estrosità fantasia e tecnica abbinata alla qualità del gioco e francamente sono entusiasta di esser venuto sino a Catanzaro e poi a Crotone e aver scoperto tale realtà. Cercherò di portare avanti il suo lavoro all’attenzione delle società professionistiche importanti perché secondo me questo è un progetto che va promosso e portato alla luce del sole, promuovendolo e conducendolo avanti proprio per la capacità di trasmettere queste qualità che sono fondamentali nel calcio, fantasia, dribbling… ripeto… sono qualità che nel calcio moderno sono quasi scomparse o si possono vedere esclusivamente nei campioni dal grande meraviglioso innato talento».

Ha affermato che la metodologia del mister Alessandro è innovativa, quali sono i motivi per la quale la reputa tale?

«Elementare – direbbe Sherlock Holmes al suo amico Watson – perché è innovativa perché consente di sviluppare delle abilità che sono tipiche di un campione tipo Ronaldo, Ronaldinho, tipo Cruijff, Van Basten e ho notato che tale metodologia consente ad un giovane fresco di calcio di farle sue, di farle proprie».

Quindi lei conferma il pensiero del mister Giovanni Alessandro “basta formare giocatori comuni, con questa metodologia è possibile formare futuri aspiranti talenti”? Secondo la sua lungimiranza e la sua esperienza pensa che sia veritiero ciò che dice il mister?

«Personalmente ritengo che sia veritiero per un motivo molto semplice, perché in tanti anni di scout ho avuto modo di scoprire talenti naturali mentre ora ho visto e scoperto che è possibile attraverso questo metodo portare i giocatori a diventare talenti, un qualcosa che tutte le società professionistiche dovrebbero apprendere e mettere in pratica dato che di talenti nel calcio italiano ce ne sono pochi quanto niente. In questi due giorni calcisticamente parlando… posso affermare che sono stati i più belli della mia esperienza calcistica perché apprendere …avere conoscenza…essere entrato in diretto contatto con la metodica di mister Alessandro e vederla in pratica mi ha arricchito enormemente, direi in maniera esagerata».

Tony Negri si ferma per un attimo poi riprende a parlare come un fiume in piena. Inarrestabile

«La mia esperienza calabrese? Che altro aggiungere se non che sia stata umanamente molto positiva per la conoscenza della famiglia Alessandro padre e tu che sei il figlio e che mi stai intervistando e con qualche altro personaggio come il direttore del Quotidiano l’Italiano, il giornalista Riccardo Colao che ho avuto piacere che sia stato presente con noi, anche il massaggiatore del progetto “JANO LA FERLA” Piero Posella. Da questo punto di vista umano mi sono arricchito ancora una volta, però dal punto di vista tecnico e professionale è stata una esperienza straordinaria… mai vissuta. Sono molto entusiasta di questo incontro e mi sarei perso una grande occasione a non venire a vedere all’opera questi signori.

Allora per concludere dopo aver visionato dal vivo sul campo e anche nei filmati cosa ha da aggiungere prima dei saluti? 

«Mi son reso conto che quello portato avanti dal mister Giovanni Alessandro non è un lavoro improvvisato; si vede dai risultati e dai prodotti che ho esaminato e che mi son portato dietro sui miei taccuini; i venti anni che lui ha dedicato allo studio e col quale ha sviluppato la metodologia ha un gran valore! Non è una cosa nata a caso…lui giorno per giorno applicando le varie correzioni è pervenuto ad un gran risultato come ho anche detto prima è inedito, esorbitante, soddisfacente. Era tantissimo tempo che non vedevo ragazzi così giovanissimi “dare del tu” al pallone in quel modo. Fortunati quei giovanottelli che possono avere le attenzioni di un allenatore come lui».

Arrivato il momento dei saluti Tony Negri si riaggiusta il suo cappello e se ne va prendendo posto nella sua vettura. Molti dei nostri ragazzi catanzaresi, sentiranno presto parlare di lui!

Tony Negri e il mister Giovanni Alessandro assieme al libro: “Campioni non solo si nasce ma lo si può anche diventare” edito da Titani Editori, con sottotitolo “L’arte del dribbling”

Calciatori 2013 della ASD Academy Crotone e calciatori 2015/16 della ASD Calcio Giovanile Catanzarese assieme all’osservatore mister Tony Negri e l’allenatore mister Giovanni Alessandro. Al centro Riccardo Alessandro che ha curato per noi il servizio

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