Un rigore dubbio risolve la partita nell’arena del Barbera
TABELLINO PALERMO (3-4-2-1): Pelagotti; Marong (46′ Accardi), Lancini, Marconi; Doda (72′ Peretti), Broh, De Rose, Valente; Kanoutè, Santana (60′ Silipo);…
TABELLINO
PALERMO (3-4-2-1): Pelagotti; Marong (46′ Accardi), Lancini, Marconi; Doda (72′ Peretti), Broh, De Rose, Valente; Kanoutè, Santana (60′ Silipo); Saraniti (60′ Floriano). A disp.: Faraone, Almici, Somma, Crivello, Corrado, Palazzi, Odjer, Martin. All. Filippi.
AVELLINO (3-5-2): Forte; Laezza, Dossena, Illanes; Ciancio, Carriero, Aloi, D’Angelo (84′ De Francesco), Tito; Fella (75′ Santaniello), Maniero (75′ Bernardotto). A disp.: Pane, Rocchi, Baraye, Rocchi, Adamo, Silvestri, Errico, Rizzo. All. Braglia.
ARBITRO: Gualtieri di Asti (Zampese-Severino).
MARCATORI: 87′ rig. Floriano
NOTE: ammoniti: Ciancio, De Rose, Saraniti, Marconi, Laezza, Carriero, Dossena
di Benvenuto Caminiti (Corrispondenza da Palermo)
Succede tutto quando tutto sembrava già essere accaduto: al 42’ della ripresa per un intervento scomposto del giovane Dossena (sostituto d’occasione di Miceli) su Broh, lanciato con un “esterno” destro dei suoi da Floriano (entrato in campo al 50’di gioco per Saraniti), l’arbitro, l’aitante Gualtieri di Asti, sanzionava, risoluto, il penalty: apriti cielo! Si scatenava davanti a lui un mischione furibondo, al centro del quale sbracciava e urlava a perdifiato capitan Laezza. L’arbitro, però, restava saldo come una roccia e, dopo aver ammonito Dossena, indicava il dischetto. Sul quale sistemava ben bene la palla Floriano, che, dopo una breve rincorsa con finta incorporata, freddava il bravo Forte con tiro secco sotto la traversa.
1-0, e palla al centro, con i lupi d’Irpinia più infuriati che mai, a gettarsi tutti all’attacco nel tentativo disperato di acciuffare il pareggio… E quasi quasi in extremis ci riuscivano: per un fallo, ad un metro dal corner lato gradinata (che pochi hanno visto e che, quindi, sapeva di compensazione), battuto con parabola a rientrare da Aloi. La palla spioveva su una rovente muraglia umana, la deviava di striscio, a due metri dalla linea fatale, Bernadotto. Pareva gol e invece la palla trovava il guantone di Pelagotti, che la sfiorava appena ma di quel tanto, sufficiente a mandarla sul palo… E si spegnevano lì le residue speranze di Aloi & Co. di trovare il pareggio, perché nei restanti minuti di recupero la difesa rosanero, da tre partite imperforabile, respingeva sul nascere ogni ulteriore tentativo irpino.
Finiva così l’aspra contesa sul campo ma non la rabbia dei giocatori irpini e, ancor di più, di Braglia, l’esperto allenatore ospite, che la prendeva male, molto male e di certo non stava dando un buon esempio con quel suo sbracciarsi e urlare senza tregua. Normale (si fa per dire), che tutta la sua squadra facesse ancora ressa davanti alla terna arbitrale e che, sbucando dalla panchina come un ariete, Baraye (almeno lui m’è parso di riconoscere) per entrare in campo e prendere a manate il primo rosanero a tiro: il povero Lancini: difensore rosa steso a terra e arbitro che tira fuori il cartellino rosso ed espelle il panchinaro.
Che la partita sarebbe stata una battaglia, era facilmente prevedibile; che l’Avellino l’avrebbe messa sullo scontro fisico. altrettanto; che non sarebbe stato un incontro di calcio spettacolare, invece… pure.
I due allenatori (lo scafatissimo Braglia e il neo-mister-trovato-per-caso Filippi e scopertosi, invece, gran motivatore e mister pragmatico e sempre allerta) s’è visto subito che sii temevano reciprocamente e hanno impostato una partita nella quale sembrava si dicessero: “Attacca prima tu, che io poi rispondo per le rime”.
E così, tranne una volata delle sue di Valente al 43’, con avversari seminati come birilli e gran tiro deviato in angolo dall’ottimo Forte, nulla più di emozionante si è visto nel primo tempo.
Nella ripresa, però, effettuati i cambi a partire dal 9’ (Accardi per Marong), proseguendo al 14’ con Silipo per Santana e Floriano per Saraniti, il Palermo cominciava ad osare con insistenza, prendendo possesso della metà campo, dove, come suole, giganteggia sempre Ciccio De Rose, il vero “rianimatore” di un Palermo che, prima del suo avvento, sembrava un corpo senz’anima.
Non mi resta che citare i migliori dell’una e dell’altra squadra: nel Palermo, il già citato De Rose, Marconi e Floriano, oltre al sempiterno capitan Santana (che uscendo sistema la fascia sul braccio di De Rose). Una citazione merita anche Pelagotti, impeccabile anche nelle uscite spericolate e provvidenziale per quella manata sul palo al primo minuto di recupero. Nell’Avellino, ottimo il portiere Forte, tra i pali e nelle uscite, e altrettanto Carriero e Aloi.
Un’ultima nota per chiudere: se l’Avellino, anzi che traccheggiare a centro campo per spegnere sul nascere le velleità offensive del Palermo e poi, magari, ripartire in contropiede, avesse osato di più, sfruttando anche la sua fisicità… Ma tutto è rimandato a mercoledì prossimo quando ad aver due risultati a disposizione sarà invece il Palermo.
N.B. che “alle 17.57 l’arbitro ha interrotto il gioco per commemorare l’anniversario (29°) dell’attentato a Falcone, sua moglie e la sua scorta
BENVENUTO CAMINITI
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