Uncem: il Piano dei borghi, a valere sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, va cambiato
“Siamo rasentando il ridicolo – afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – dall’estero ci guardano con sospetto. Perché concentrare le risorse su 21 borghi in Italia non ha senso. Lo dicano con i Comuni anche i Presidenti di Regione. Si sfilino da questa lotteria pericolosa, che mette tutti contro tutti. Vale anche per la Linea B del bando, con 229 borghi che verranno finanziati con 1,6 milioni di euro. E ci saranno oltre 2500 partecipanti, stimiamo. Ma vale soprattutto per la Linea A. Il Ministero non ci ha ascoltati quando lo dicevamo. E così occorre oggi avere il coraggio di tornare indietro”
dalla Redazione Romana del Quotidiano l’Italiano
I Comuni montani italiani scrivono al Ministero della Cultura guidato dal Ministro Franceschini. La bozza di lettera (allegata) è stata trasmessa con una nota di accompagnamento (qui sotto) nelle scorse ore da Uncem. Per dire che il Piano dei borghi, a valere sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, va cambiato. E subito. Concentrare 20 milioni di euro in un singolo Comune – anche se scelto con procedure pubbliche dalle Regioni, anche se il migliore, il più sostenibile, bello, efficace, disponibile, il più ‘bisognoso’ – va contro ogni regola del buonsenso. E si scontra con quella che è l’Italia vera. Che è policentrica, ma non può il Paese ricadere nella logica dei campanilismi e dei municipalismi esasperati. Il Piano, con la Linea A del bando che concentra 20 milioni in un solo paese per Regione, è assurdo e va cambiato. “Siamo rasentando il ridicolo – afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – dall’estero ci guardano con sospetto. Perché concentrare le risorse su 21 borghi in Italia non ha senso. Lo dicano con i Comuni anche i Presidenti di Regione. Si sfilino da questa lotteria pericolosa, che mette tutti contro tutti. Vale anche per la Linea B del bando, con 229 borghi che verranno finanziati con 1,6 milioni di euro. E ci saranno oltre 2500 partecipanti, stimiamo. Ma vale soprattutto per la Linea A. Il Ministero non ci ha ascoltati quando lo dicevamo. E così occorre oggi avere il coraggio di tornare indietro. Si compiano scelte più lungimiranti. Le risorse per i borghi sono prestiti dell’UE. E i Comuni, anche quelli che si autocandidano, vengono illusi. Anche i migliori sanno che la via giusta non è quella del ‘borgo dei borghi’ bensì quella di un piano territoriale, che ottiene 20 milioni per fare un programma attento di crescita che coinvolga la comunità. Senza comunità, persone che ci vivono e ci credono, non basta iniettare risorse economiche. Anzi, sarebbero un danno. Oppure genererebbero resort turistici vuoti. Non vogliamo tutto questo. Il MIC fermi la macchina e la faccia ripartire ascoltandoci”.
________________________
AI SINDACI
Carissimi,
tutti Voi conoscete benissimo quello che sta succedendo sul “Piano borghi” e sul relativo bando lanciato a dicembre dal Ministero della Cultura, a valere sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Come leggiamo sul sito del MIC, “nell’ambito degli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Investimento 2.1 Attrattività dei Borghi prevede un finanziamento complessivo pari a 1.020 milioni di euro. L’Investimento è suddiviso in due linee d’intervento: la Linea A dedicata a Progetti pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei Borghi a rischio abbandono e abbandonati con una dotazione finanziaria di 420 milioni di euro e la Linea B dedicata a Progetti locali per la Rigenerazione Culturale e Sociale con una dotazione finanziaria complessiva di 580 milioni di euro”.
Moltissimi Comuni stanno lavorando sulla linea B, per “Progetti locali per la Rigenerazione Culturale e Sociale”, secondo il bando MIC che ha una dotazione di 380 milioni di euro ed è finalizzata alla realizzazione di progetti in almeno 229 borghi italiani. Ci sarà molta competizione, già lo sappiamo, ed è altresì chiaro che i nostri Comuni stanno facendo un lavoro intenso per definire il miglior progetto, anche facendosi aiutare da assistenze tecniche e progettisti. Nelle ultime settimane, Uncem come i Comuni sono stati oggetto di decine di proposte di supporto, richieste di presentazione agli Enti, promozione… Ovviamente abbiamo allontanato queste richieste e sappiamo bene che ogni Ente sa scegliere la soluzione migliore per la propria realtà, interna o esterna.
Aspettiamo di capire come verranno erogati i 200 milioni di euro previsti dalla linea C, per le imprese che svolgono attività culturali, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali localizzate nei medesimi comuni oggetto dei Progetti di rigenerazione culturale e sociale. Confidiamo in una efficace erogazione. Per non disperdere le risorse, ovvero per non vanificare l’obiettivo di crescita nei nostri contesti. Non abbiamo bisogno di assistenzialismo, bensì di strumenti di supporto veri alle imprese. Confido che il MIC ci ascolti più di quanto ha fatto nel percorso verso il primo bando. Che va detto, avremmo voluto completamente diverso.
Ma è la linea A che ci preoccupa di più. Per tanti motivi. Il primo è che troviamo assurdo, dannoso, pericoloso concentrare 20 milioni di euro di investimenti in un solo borgo, in un solo paese. L’Italia è policentrica e le geografie sono decisive. Il MIC le ha ignorate. Non si genera sviluppo investendo in 20 Comuni italiani. Avremmo voluto piani di territorio, di valle, di area. Così non è stato ed è grave anche che ogni Regione stia agendo in modo diverso, fremmentato, talvolta improvvisato, per scegliere il “borgo dei borghi”. Sia linea A sia linea B, ma soprattutto la prima, rischiano di essere sterili “lotterie”. Vince chi strappa il biglietto fortunato. Alcune Regioni, per la linea A, hanno pubblicato bandi con la richiesta di manifestazioni di interesse da parte dei Comuni. Di certo, premiare uno e non gli altri trenta, quaranta o cinquanta candidati, rischia di rendere concreta quella massima della prima Repubblica per cui “a ogni nomina, si ottengono un ingrato e cento scontenti”. Forse ingrato no… visti i 20 milioni di euro, ma cento scontenti senza dubbio. Alcune Regioni non hanno avviato alcun percorso, forse immaginando di arrivare al “borgo fortunato” con la bacchetta magica…
Serve un’azione dei Comuni. Per evitare il caos.
Occorre, secondo Uncem, un impegno nostro, dei Comuni nel chiedere, ai referenti politici Regionali, ai Vertici delle Regioni, un approfondimento, un’analisi efficace rispetto alla scelta del borgo della linea A. E anche – sarebbe decisivo – che tutte le Regioni abbiano il coraggio di presentare, d’intesa con noi Enti locali, un progetto di sviluppo “a grappolo”, di più borghi e paesi di una valle insieme. Facciano un’azione, spinta da noi, sul MIC. Agiscano per evitare che un Comune solo acceda a 20 milioni di euro. Generando peraltro quello che proprio non vogliamo, da questo PNRR. Ovvero sperequazioni territoriali, economiche, sociali, politico-istituzionali. Uno vince e l’altro perde, appena oltre il confine amministrativo.
Chiediamo, come Comuni montani e Delegazioni regionali, alle Regioni di cambiare passo e modalità di questa linea A. Serve un’azione per dire che non un paese da solo, ma un gruppo di Comuni insieme di una valle partecipano insieme a quelle risorse. Subito, un’azione per dire che lo sviluppo dei nostri territori non si impernia su un singolo Comune. Lo avevano già detto le Mozioni varate dalla Camera dei Deputati il 26 gennaio 2020, prima l’articolo 13 della legge 158/2017 sui piccoli Comuni, poi ancora la “Piattaforma Montagna” Uncem.
Non un Comune da solo. Diciamolo noi alla Regione e diciamolo insieme al MIC.
Comments