Tuesday, April 22, 2025
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US Catanzaro Calcio – Massimo Poggi tra passato e presente: le sue verità da ex vice-presidente

L’ex vicepresidente US Catanzaro: “La sera piombai all’Hotel Palace del quartiere marinaro, inchiodando i presenti alle loro responsabilità, l’atmosfera era tesissima, fra I giocatori c’era Scaringella che aveva un contratto pazzesco con un rendimento quasi da brocco: “Signori-sbottai- siete dei professionisti super-pagati, ma il rendimento che state mostrando è largamente al di sotto del vostro valore. Cercate di giocare con tutto ciò che avete in corpo rispettando questa maglia gloriosa, ci salvammo tranquillamente ma il risultato più importante lo ottenemmo a fine campionato, sfrondando la rosa da elementi che ci costavano un sacco di soldi come Tiberi, Terrevoli, Tondo, tutti con rendimenti non all’altezza. Ne rispedimmo a casa o comunque non vennero confermati quasi una ventina”


di Vittorio Pio dalla Redazione Calabrese del Quotidiano l’Italiano

CATANZAROMassimo Poggi rappresenta uno snodo fondamentale per l’imprenditoria catanzarese. Professionalmente si è fatto da solo, illuminando la sua strada grazie a un intuito particolare e sempre rivolto al lato umano, unito alla concretezza del momento da cogliere e ad un talento per la vita che gli ha permesso di riconoscere e premiare le qualità dei collaboratori, con cui ha costruito reti commerciali e gruppi di lavoro. Quando arriva nei suoi uffici, abbrevia le distanze con tutti: un sorriso, una parola d’incoraggiamento, qualcosa che possa ricordare loro che è attento ad ogni dettaglio, anche personale, che gli possa  poi permettere di lavorare al meglio possibile.  In tanti gli sono al fianco da lungo tempo, il resto non ha faticato molto per integrarsi a un gruppo già omogeneo. Fra le sue passioni c’è sicuramente lo sport, intanto il basket, perchè lo ha praticato da giovanissimo e poi il calcio, perchè il DNA è giallorosso e della squadra del Catanzaro è stato vice-presidente ed amministratore delegato per un biennio, insieme al suo ex Socio Claudio Parente. Oggi segue la squadra come tifoso allineato e partecipe, non mancando non solo al Ceravolo, ma anche a qualche trasferta dai connotati speciali o immancabili: ”Sono andato per la prima volta allo stadio portato da mio padre Vittorio, non mi ricordo esattamente la partita, poteva essere il 1958, di certo da quel momento l’amore per i colori giallorossi è andato a crescere sempre di più. Dai primi mitici giocatori come Costa, Ghersetich, Fanello, Masci, Rambone, fino al sogno della promozione in serie A con il memorabile successo contro la Juve avvenuto proprio in questi giorni del 1971. Della “vecchia signora” sono stato simpatizzante, purtroppo l’ultima rappresentanza dirigenziale della squadra torinese ha avuto negli degli atteggiamenti deludenti, per cui mi sono distaccato anche dal punto di vista emotivo. Ma l’amore per il Catanzaro è stato sempre vivo in tutti questi anni con Nicola Ceravolo e quel calcio romantico basato sulle strette di mano piuttosto che su contratti pieni di cavilli, in cui trovò posto Massimo Palanca, la nostra leggendaria ed intramontabile icona che militava in una squadra che annoverava altri giocatori straordinari come Braca, Spelta, Ranieri, il compianto Pellizzaro, Banelli, quindi il rinnovamento con Bruno Pace, Zaninelli, Mauro, Bivi e Borghi, altre gioie e dolori fino ad oggi. Sono rientrato da abbonato allo stadio e gioisco di questa entusiasmante serie B che l’anno scorso con mister Vivarini ha mostrato un calcio scintillante e che in questo campionato si sta consolidando ulteriormente con Fabio Caserta ed il nostro grande bomber Pietro Iemmello, catanzarese purosangue, alla guida di un ottimo gruppo messo insieme dal Presidente Noto e dal suo staff, che ci sta deliziando anche in questo campionato che presentava numerose incognite in partenza”.

Riavvolgiamo però il nastro di qualche anno e ricordiamo il suo inserimento nell’organigramma  societario…

  • Ero di ritorno da una vacanza in montagna nella Pasqua del 2002, quando venni chiamato ed immediatamente coinvolto da Giovanni Mancuso e Claudio Parente nella gloriosa U.S. , che però in quel momento stava attraversando un periodo storico molto difficile. Mi chiesero di dargli una mano nel rapporto con I calciatori, perché mi furono riconosciute delle capacità umane e di gestione  spogliatoio. Arrivavo dall’esperienza gratificante di uno spogliatoio modello, quello del team di basket maschile, con cui stavamo per ottenere una importantissima promozione in serie B, che fra l’altro  in quel momento aveva anche una media spettatori superiore a quella della squadra di calcio. Il mio ruolo inizialmente fu solo quello, ancora non avevo responsabilità o ruoli ufficiali in società.

Si narra che il suo primo intervento  non fu proprio bonario…

  • Nonostante alcuni elementi di valore teorico dichiarato, la squadra neanche sfiorava un piazzamento di livello. La sera piombai all’Hotel Palace del quartiere marinaro, inchiodando i presenti alle loro responsabilità, l’atmosfera era tesissima, fra i giocatori  tesserati c’era Michele Scaringella, un centrocampista che aveva un contratto altissimo e un rendimento quasi da brocco: “Signori – sbottai – siete dei professionisti lautamente pagati, ma il rendimento che state mostrando è molto al di sotto del vostro valore. Cercate di giocare con tutto ciò che avete in corpo rispettando questa maglia gloriosa, ci salvammo tranquillamente ma il risultato più importante lo ottenemmo a fine campionato, sfrondando con l’aiuto del Dottor Domenico  Cavallaro,  la rosa da elementi che ci costavano un sacco di soldi  con rendimenti al contrario scadenti.  Ne rispedimmo a casa o comunque non vennero confermati quasi una ventina.

Nel Febbraio 2003 il Dottore Parente però rilevò integralmente la società e per lei venne ricavato un ruolo ufficiale…

  • Venni nominato Vicepresidente ed Amministratore Delegato, e quello fu Fu l’inizio di un periodo fin troppo adrenalinico per la mia vita, dove sacrificai anche quella mia passione personale, cedendo il titolo sportivo del basket, una volta conquistata la serie B, per il valore simbolico di un solo euro, quando poco prima avevo rifiutato un offerta da 80.000 euro proveniente dalla Basilicata pur di mantenere il il titolo nella mia città.  Lanciando il cuore oltre ogni ostacolo, riuscimmo a sognare in grande con l’arrivo nei ranghi dirigenziali di Gianni Improta, nel ruolo di direttore generale, anche Pasquale Lo Giudice che già da giocatore si stava proiettando nella sua carriera di direttore sportivo, ci diede una mano nell’allestimento della rosa. Fu una cavalcata entusiasmante, con un prosieguo di campionato adrenalinico, che ci permise di arrivare in finale playoff contro l’Acireale. Davvero un miracolo se pensiamo che quando prendemmo la squadra eravamo a due punti dai playout, ed invece ci ritrovammo a lottare per la categoria superiore. Anche la gente era con noi: da 3000  spettatori facemmo una serie di sold-out consecutivi . All’epoca lo stadio non era soggetto a particolari vincoli di omologazione, per cui ci furono partite in cui riuscimmo ad avere oltre 25.000 presenze. Fummo sconfitti amaramente sul campo con la sconfitta decisiva in casa, ma il nostro campionato era stato onorato sino alla fine in modo tale da permetterci di essere ripescati in luogo del Cosenza nella tanto agognata serie C 1. La notizia arriva il 27 luglio, alle spalle avevamo una coppa Italia, tutt’altro  che entusiasmante, anche se la squadra era stata allestita per spadroneggiare  in C2.

   In panchina c’era Braglia, altro personaggio amatissimo dai tifosi…

  • Con un Corona in più nel motore ed altri giovani in spolvero come Toledo ,chiudemmo il girone di andata già al secondo posto.  Niente male per una matricola anche se ogni domenica, da quel momento in poi sarà una battaglia: perdiamo  malamente a Sora,  subiamo  un pareggio  rocambolesco  contro  il Crotone, ci rilanciamo  con una grande prestazione in casa contro la Sambenedettese  e relativo fantascientifico  goal di Fabrizio Ferrigno e arriviamo allo sprint finale, con l’insidiosa trasferta di Taranto, dove vincemmo con rete di Pastore su passaggio di Luiso, che in qualche modo si ripagò con un paio di prodezze il suo ingaggio personale, abbastanza oneroso per amore della verità. Con lui ebbi un diverbio memorabile in spogliatoio a Soverato. Ricordo che in quel pomeriggio a Taranto trovammo un ambiente particolarmente caldo. Ci fu quasi una caccia all’uomo verso I nostri passionali sostenitori. Io mi prodigai attivamente anche per preservare l’incolumità fisica di qualcuno. La ricordo con ancora maggiore partecipazione emotiva, rispetto alla passerella finale di Ascoli  in campo neutro contro il Chieti, nella finale playoff che ci consegnò la B davanti a una meraviglioso  esercito di oltre 14mila supporters che arrivarono lì da ogni parte d’Italia:  al Del Duca. Un qualcosa di immenso e che resterà scolpito per sempre nella mente e nel cuore dei presenti.

Un gruppo di ragazzi davvero straordinario in quella squadra…

  • Sono rimasto molto legato a loro, nel mio cuore mantiene un posto speciale il compianto Fabrizio Ferrigno, un uomo straordinario che possedeva un’ energia speciale, ma anche il nostro insuperabile bomber Giorgio Corona, Lafuenti, Toledo, un ragazzo giovanissimo che poi è rimasto molto affezionato a tutti noi, poi Ascoli, Milone, Dei, Zappella, Biancone, Caterino, Ciardiello, Pastore, Briano, De Simone, lo stesso Lo Giudice, Machado, Alfieri. Non vorrei fare torto però a qualcun altro lasciandolo fuori.

Corona è stato un giocatore devastante più che un semplice attaccante….

  • Grazie a lui abbiamo passato dei pomeriggi di pura esaltazione. Strappato alla concorrenza  a peso d’oro  arrivò da noi grazie a un blitz fulmineo compiuto a Taormina. Da solo era capace di impegnare l’intero pacchetto difensivo degli avversari. Peccato che i tempi per sviluppare una grande carriera non sono coincisi con la sua ascesa nel calcio che conta: ha iniziato tardi e questo gli ha precluso l’attenzione di club ancora più importanti, anche se subito dopo di noi è riuscito ad arrivare in serie A con il Catania, prendendosi pure qualche soddisfazione.

Che ricordo mantiene oggi di quella esperienza sportiva e professionale?

  • É stato un periodo entusiasmante per molti versi, e frustrante per altri. Con Claudio abbiamo assolto a un compito gravoso con grande cuore e mettendo da parte tutto il resto, intendo business, affetti ed altri interessi in nome e per conto dei colori  giallorossi. Nell’epilogo che fu certamente drammatico, con l’avvento del nuovo socio, finimmo in qualcosa più grande di noi, talmente distante rispetto alle nostre vite reali, che non è neanche opportuno menzionarlo anche per un attimo. Ci fu una totale involuzione anche nello spogliatoio fino ad allora unito ed omogeneo, ed io dopo un forte dissidio avvenuto in un infuocato  CDA, presentai le mie dimissioni irrevocabili da vice-presidente ed amministratore delegato. Era il settembre del 2004 ed il campionato era appena iniziato. Praticamente avevamo due squadre, l’ossatura del precedente trionfo era ancora coesa, ma c’era l’insidia dei nuovi, che sostanzialmente oltre a mettere in passivo dei contratti davvero pesanti per il nostro bilancio, potevano vantare poco altro sul rettangolo di gioco: l’esempio più emblematico era costituito da una serie di giocatori che aveva avuto anche dei trascorsi  in serie A, ma che qui  avevano avuto un rendimento a dir poco altalenante per non dire insufficiente. C’era proprio una spaccatura fra la vecchia guardia e tanti altri che sostanzialmente vennero solo a svernare in Calabria, mettendo in difficoltà un allenatore capace come Piero Braglia che si ritrovò gente che non era disposta a seguirlo. Fu poi sostituito da Gigi Cagni  che fece ancora peggio prima di passare il testimone a Bruno Bolchi ed infine al caro Franco Cittadino, sempre presente e disponibile nel suo affetto alla società. Fu un epilogo disastroso, con la società costretta a presentare I libri contabili in tribunale nel 2006, con l’infamante accusa di bancarotta fraudolenta, un qualcosa di veramente surreale visto che nessuno aveva distratto un centesimo dal bilancio. Al contrario, avevamo ricapitalizzato di continuo. Per chiarire la mia posizione di fronte alla giustizia ed uscirne totalmente indenne, ci ho messo altri 10 anni. Un tempo che mai nessuno mi restituirà. Per questo la mia parentesi calcistica a Catanzaro con esposizione personale, costituisce anche un rammarico, perché col senno di poi non avrei mai ripetuto quello che ho fatto allora. Mi è costato troppo, anche in termini di sacrifici personali. Sarebbe stato molto meglio dare una mano dall’esterno, come poi ho fatto nelle primissime battute della gestione Noto, in cui siamo stati, con altri amici imprenditori, sponsor affidabili e sicuri. Comunque, nella vita, ho sempre cercato di andare avanti dimenticando le cose che mi hanno afflitto per dare spazio solo ai ricordi belli.

Cosa vuol dire gestire una squadra di calcio essendone anche un grande tifoso?

  • Rappresenta una delle sfide più difficili con cui ci si possa cimentare. A parole sono tutti bravi e magari è anche giusto pretendere da tifoso verso la società, ma poi una volta che sei dentro, allora capisci per davvero dove sei finito, Sono tutte dinamiche che dall’esterno non si possono assolutamente comprendere, perché dall’altra parte della barricata devi essere pronto a metterci soldi e soprattutto tempo. Gestire una squadra di calcio è esattamente come gestire un’impresa, con tutte le regole immutabili del caso per stare attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Ci sono dei tifosi che io non stimo particolarmente e altri che invece sono encomiabili.

Proviamo  a  distinguerli allora,  separando  gli uni dagli altri…

  • I primi sono quelli che giusto perché sono abbonati o frequentatori dello stadio ritengono di essere onnipotenti e quindi di poter mettere becco anche nella formazione o di far spendere miliardi invece che milioni, peccato che la tasca da cui si deve attingere non sia esattamente quella loro. Per cui in giro ci sono non decine ma addirittura centinaia di procuratori, allenatori, presidenti pronti a sparare a zero su di te. Se le cose non vanno bene, la colpa sarà sempre tua, anche se ci hai messo soldi a volontà, passione ed amore sconfinati. Dall’altra parte è a dir poco entusiasmante andare verso lo stadio quando giochiamo al Ceravolo, per incrociare gente diversa che indossa un drappo, una coccarda, una sciarpa  giallorossa. La squadra di calcio è forse l’unica componente che tiene unita questa città. É bello quindi ritrovarsi  allo stadio con una fede comune, un sogno da inseguire; la gente ha bisogno di un modello se possibile vincente per potersi identificare e mettere alle spalle le proprie frustrazioni\delusioni personali. I tifosi sono dei soggetti particolari che rappresentano una componente fondamentale del successo di una stagione: mediamente c’è una grande maturità, l’anno scorso sono stati semplicemente eccezionali nella reazione alla partita clamorosamente persa in casa contro il Parma con un punteggio quasi tennistico.  E’ stata una vera disfatta anche se poi I nostri ragazzi ebbero la possibilità di un ampio riscatto, cui la gente rispose con un coro di sostegno inebriante. In particolare I ragazzi della “Massimo Capraro” sono dei tifosi straordinari, che ci invidiano in tutto il mondo. Spero di avere trasferito il germe del tifo “sano” anche ai miei figli Gianmario, Vittorio e Alessandro: con loro andiamo allo stadio e spesso condividiamo anche qualche trasferta. Non ci siamo fatti mancare il derby a Cosenza, che stiamo per ritrovare in casa all’insegna di una sempre grande sportività,  ma siamo stati anche più su, a Bolzano; lassù in montagna ci siamo anche ritagliati un paio di giorni di relax dopo l’ottimo pareggio esterno, perché un’altra mia passione è lo sci. Stando fra i ragazzi con le loro buone energie, anche io forse provo a sentirmi tale, continuando a trarre in inganno la mia carta d’identità.

Con la gestione Noto si stanno scrivendo delle pagine importanti, forse insperate….

  • Il Catanzaro adesso gode della migliore situazione possibile, intanto perché I fratelli Derio, Gino e Floriano che ricopre la carica di Presidente, sono emotivamente partecipi alla causa giallorossa, poi perché il gruppo che rappresentano è estremamente solido ed oculato nelle sue calibrate mosse imprenditoriali. Non ci poteva essere una proprietà migliore per il Catanzaro. Ammiro la politica dei piccoli passi in un ottica dove bisogna stare molto attenti a far quadrare I conti: fare calcio oggi è dispendioso e la squadra che va in campo rappresenta solo l’ultimo tassello di un meccanismo complesso, dove tutte le componenti sono fondamentali. Dopo un periodo di assestamento per capire  tutte le sfumature di un meccanismo delicato come la gestione di una squadra di calcio, ora le cose stanno andando benissimo con il mantenimento tranquillo per non dire proprio esaltante di questa ottima categoria che è la serie B: potrebbe essere il preludio al sogno che qualunque tifoso sano del Catanzaro conserva nel suo cuore, ovvero il ritorno fra gli squadroni della serie A.

Il suo emblema è Pietro Iemmello…

  • Un giocatore unico per le sue peculiarità, fra I più forti mai ammirati, ogni tanto si attira delle critiche per il suo atteggiamento sornione ed apparentemente remissivo, ma è pronto a colpire, come un cobra. Ha determinate caratteristiche che lo elevano a mattatore assoluto, lo vorrei vedere di più nei pressi dell’area piccola avversaria, perché rimanendo dietro il suo talento offensivo è un pò sprecato. In ogni caso mi scaldo facilmente se sento che gli vengono indirizzate delle critiche ingenerose. Lui gioca un po’ di rimessa, ma ha sempre pronta la stoccata risolutiva con I suoi colpi quasi da biliardo,  non per niente è il capocannoniere del torneo cadetto anche quest’anno. Poi lo si può anche discutere, ma sempre con pacatezza e riconoscenza, visto che è anche un uomo spogliatoio, oltre ad aver segnato una caterva di gol da quando è tornato qui.

Lei è sempre  stato uno sportivo, un valore fondamentale che ha ispirato tutto il suo agire…

  • Lo sport è veramente un impagabile maestro di vita, prima della passione del calcio io sono stato un cestista negli anni ’60 all’Istituto Mazzini con il Prof. Scuderi che poi mi passò alla Pallacanestro Catanzaro in serie C: ed appunto lì ho appreso e sedimentato la forza del gruppo, realizzando un’esperienza diretta estremamente preziosa. Un concetto basilare anche nella mia vita lavorativa.  Sentirsi  partecipi di una causa comune e procedere nella stessa direzione, mantenendo dei rapporti corretti e cordiali con tutti è quello che ho applicato dalla prima volta che ho fatto impresa fino a individuare a metà anni ’90, dopo essermi cimentato nel settore dell’arredamento e della telefonia, il nostro attuale core-business con le cliniche RSA, case protette ed i centri di riabilitazione, che stiamo portando avanti con la nuova generazione della famiglia Poggi, a cui ho lasciato redini e responsabilità operative, anche se rimango sempre a disposizione in qualunque ambito possa essere avvantaggiato della mia lunga esperienza. Ho un carattere ottimista e concedo fiducia, vantaggio che ovviamente deve essere poi ripagato nel quotidiano con la massima lealtà: ho cercato di trasferire ai miei figli dei principi sani, ovvero lealtà, educazione, rispetto, amore per lo sport. Essere liberi e aperti verso il mondo, con una visione ottimistica, ovvero quella che mi ha accompagnato sino a qui. Con loro e sempre sotto le insegne del più sincero e profondo rispetto reciproco , ho anche cercato di sviluppare un rapporto di amicizia schietto e complice.

Una magnifica canzone brasiliana recita che la vita è l’arte dell’incontro,: qual è stato il suo incontro magico?

  • Non ho alcuna perplessità nell’individuare quello con mia moglie Elisa, è stato amore a prima vista e anche con lei abbiamo condiviso un percorso di sostegno e complicità che si è ulteriormente espanso negli ultimi anni con la nascita di due splendide nipotine. Conoscendo lei ho conosciuto ed immediatamente abbracciato il concetto di famiglia. Lo capisci subito quando hai incontrato la persona giusta. Noi ci siamo incontrati a mare, presso La Pergola, una località che sta nel cuore di molti catanzaresi. Era il 10 agosto del 1980, la notte delle stelle, in sottofondo c’era Luna, una canzone di Gianni Togni. La sua famiglia aveva una villa nei pressi, dove tornava ogni estate. Erano anche gli anni magici del Rebus e del Blù 70, altri luoghi della memoria, sono date e situazioni che non ti dimentichi: io avevo compiuto da poco 30 anni. In quel momento sai che ci sono le basi per costruire il tuo nucleo familiare ovvero, l’essenza della tua vita.

Qual è il segreto per una relazione umana e sentimentale felice?

  • Non ci sono segreti particolari, quando arriva la persona giusta lo senti perché ti prende in un modo completamente diverso. La nostra famiglia è molto unita nei valori che ci caratterizzano. E nel resto degli incontri della mia vita, non ho avuto preclusioni di sorta nei rapporti umani: ho relazioni di ogni livello ed in ogni fascia sociale, da tutti puoi imparare qualcosa e trasferire valori e crescita. Gli incontri sono una parte fondamentale della vita di ognuno; se ottimizzati possono portare a traguardi stimolanti ed estremamente fruttuosi.

Zamparini invece sosteneva che un imprenditore di successo spesso si dedica al calcio che gli porterà quasi certamente una perdita economica, giusto per sdebitarsi nei confronti della generosità del destino riguardo la propria attività…lei è d’accordo?

  • É un bel concetto da trasmettere, perché nel 90x 100 dei casi  e prima dell’avvento di questi fondi multimilionari stranieri che da tempo hanno ormai messo radici in Italia, con il calcio si perde. Ma pur rispettando Zamparini sono certo che lui aveva delle idee imprenditoriali che poi ha sviluppato in quell’area geografica rispetto alla quale lui c’entrava ben poco. Ma nessuno può obbligare l’imprenditore di riferimento della zona a prendersi carico della squadra di calcio locale. Floriano Noto in quel momento fu parecchio sollecitato dalla piazza e devo dire che un ruolo importantissimo affinché la società finisse nel controllo della sua famiglia fu esercitato dal brillantissimo  imprenditore Giovanni Colosimo, uomo di principi sani e storico sostenitore per la città di Catanzaro. I suoi eredi continuano adesso la stessa missione: una famiglia che è  da annoverarsi fra I pochissimi mecenati a favore del tessuto cittadino.

Che rapporto ha invece con il denaro?

  • Con I soldi ho un rapporto che forse potrebbe non essere considerato buono, nel senso che nel DNA dell’imprenditore c’è sempre l’investimento piuttosto che del risparmio. Quindi l’ho utilizzato per sviluppare nuove opportunità, ma ho anche cercato di utilizzarlo anche per alimentare le mie passioni e per fare capire a chi mi circondava che il lavoro è utile anche al raggiungimento dei propri bisogni spirituali e materiali: per me sono stati il mare, la montagna, le vacanze, sempre condivise con la famiglia e gli amici più cari.

Lei è sempre stato molto legato alla Calabria… di cosa avrebbe bisogno questo territorio incomparabile  per poter essere considerato la California d’Europa?

  • La Calabria è una terra meravigliosa, cui penso non manchi veramente nulla, perché la natura  ci ha dotato di tutto. c’è molto da lavorare,  Il Presidente  Occhiuto  con  la sua squadra di Assessori stanno dando il massimo . Lui  è un ottimo comunicatore e anche dal punto di vista politico, viste le sue esperienze maturate a livello nazionale, ha già fatto intravedere un rinnovamento che però dovrà essere perpetrato negli anni.  Questi primi cinque non basteranno di certo. In generale  ne servirebbero almeno altri venti di buona e oculata gestione, prima di riuscire a raggiungere dei risultati realmente concreti. Dall’oggi al domani non si inventa nulla, diciamo che la politica soffre anche di schemi logori e consolidati che riguardano favoritismi e altre scelte prive di merito.

Restringendo l’obiettivo alla città dove lei vive ed opera, è certamente al corrente delle polemiche che incalzano in Giunta  in carica…

  • Non è certamente facile amministrare una città che ha tanti problemi come Catanzaro. Le regole che governano il bene pubblico sono diametralmente opposte a quelle che ci sono nel privato, perché qui ognuno decide di rischiare sulla sua pelle accettando onori ed oneri. Nello specifico, mi pare che ci sia una maggiore sensibilità nei confronti della poltrona piuttosto che per per la responsabilità civica che sottende alla carica. Ci vogliono sempre anni per venirne a capo e ovviamente si ereditano anche I cocci delle gestioni passate, ma quando qualcuno non è all’altezza del compito oppure non gli vengono conferiti I poteri per operare, al fine di portare avanti la missione per cui è stato designato, dovrebbe avere il buon senso e la responsabilità civica di presentare le proprie dimissioni. Risultare eletti non è un traguardo finale, ma solo la partenza di un percorso in cul il valore della squadra scelta, sottolinea quello personale. Vorrei vedere più giovani coinvolti, perché  probabilmente ci sarebbero più idee ambiziose e costruttive. Non faccio ulteriori considerazioni, perché ancora una volta metto davanti l’amore ed il bene verso la città.

La Politica spesso viene incalzata anche a livello nazionale, dalla Magistratura, anche lei  potrebbe avere qualcosa da aggiungere viste le esperienze amaramente vissute e poi  brillantemente superate?

  • Non c’è ambito della nostra vita che possa ritenersi escluso, non solo la politica. C’è un vecchio detto che sintetizza in maniera eloquente: “Male non fare, paura non avere.” Ritengo che in un epoca così convulsa come questa, dove tutto procede a velocità folle, bisogna stare attenti alla ribalta che I poteri mediatici possono  offrire, anche a scapito della verità. É facile colpire con titoli cubitali, poi però le sacrosante smentite arrivano comunque troppo tardi rispetto ai presunti accadimenti, spesso vengono relegate a caratteri che neanche si possono leggere. Eppure la Costituzione dovrebbe ancora proteggere I diritti inalienabili di ogni individuo. Io comunque ho sempre guardato ai valori dell’uomo e non degli schieramenti: come ideali mi sento vicino alla destra, ma sono anche andato in direzione opposta quando ho sostenuto un Presidente di sinistra come Presidente della Regione, o al Comune di Catanzaro,  dove ho appoggiato  elementi di estrazione socialista, quindi non certo riconducibili alla mia parte istintiva di affezione.

Parliamo  di qualcosa che invece lei conosce molto bene: quali sono le caratteristiche che fanno vincente un imprenditore…

  • Un mix di vari fattori: deve avere sempre I piedi per terra, ma la testa deve essere libera di spaziare e di capire se ci sono delle buone opportunità da cogliere. Quindi le sue aziende devono essere ben governate e salde, ma quando si hanno delle idee concrete che sfociano con l’opportunità giusta, bisogna comunque osare, perché come dice il saggio “chi non risica non rosica”.

Pensionato  dall’anagrafe, ma nonno di due splendide nipotine, si ritiene appagato e vicino al ritiro?

  • Ufficialmente mi sono già ritirato, perché come ho precisato prima ,ritengo di avere già fatto un giusto e opportuno passaggio di consegne ai miei figli. Ma la testa è sempre in fermento,  nominalmente appartengo alla terza età, ma in realtà si tratta solo di un passaggio verso la quarta. Intanto sono già felice come un bambino nel vedere i miei figli che portano avanti ciò che ho iniziato io e quello che ancora è vivido e presente  nei miei sogni. E ancora di sogni ne ho tanti. Per esempio mi piacerebbe che la dinastia si allargasse e che alle due bellissime nipotine se ne aggiungessero  delle altre..

Da qualche anno la sua famiglia sostiene Armonie D’Arte Festival: una grande impresa culturale calabrese, il cui direttore artistico è Chiara Giordano, come ha preso que-sta decisione?

  • Stiamo sostenendo il festival cercando  di aggiungere  valore  a qualcosa che già lo possiede in quantità rilevanti. Quello che la Giordano sta facendo qui, da altre parti sarebbe ancora più amplificato, e pensare che lei è solo una calabrese d’adozione.  Chiara  mi ha chiesto sostegno  in un momento in cui mi ero disimpegnato  dal basket maschile, anche se continuo a supportare  lontano dalla luce dei riflettori quello femminile ,per le qualità umane del suo presidente Guido Scarcello, lo ritengo un istinto doveroso. Ho vissuto delle serate splendide al Parco di Scolacium, come ad esempio quella con il duo ibrido di musica classica  “2 Cellos”: ricordo un meraviglioso sold-out, con gente che arrivò da ogni parte della Calabria. Il Parco è uno dei posti più belli di tutta Italia. E tale splendore deve tantissimo al Festival in termini di esposizione mediatica e notorietà. La Giordano è una donna vulcanica, possiede anche delle basi personali importanti in termini di preparazione e conoscenza specifica: a volte non riesco a contenerla nel suo impeto che trascende anche l’organizzazione dei suoi straordinari eventi.  Ma anche il Festival deve essere considerato come un’azienda da gestire con oculatezza, io e I miei figli ci stiamo attivando in termini di consigli operativi, specie in questo momento in cui la Regione ha ribadito il suo impegno, inserendola nella ristretta cerchi degli eventi che caratterizzano la vetrina di “Calabria  Straordinaria”, senza le lungaggini burocratiche che caratterizzano il suo fondamentale apporto : questo che arriva sarà il suo venticinquesimo anniversario e sono certo che sarà ricordato come una delle sue edizioni migliori.

É stato veramente un piacere conversare intorno a questi argomenti… scelga un congedo, per cui che parole lasciamo?

  • Con un forte abbraccio e con la testa e il cuore verso quei sogni che speriamo si possano avverare sia dal punto di vista calcistico- fra poche ore godiamoci tutti lo spettacolo di questo derby con il Cosenza che porta con se sempre grandi stimoli – e culturale, ma ancora prima nella vita lavorativa e personale.


Nelle immagini d’epoca: l’ingresso in campo dell’allora vice-presidente US Catanzaro Massimo Poggi assieme al terzo figlio Alessandro

AdnKronos partner

L’attaccante Corona e Massimo Poggi. Sotto il vicepresidente posa assieme ai fotografi in campo al Ceravolo prima di una partita dove le tribune del Ceravolo appaiono affollatissime

Massimo Poggi e la squadra giallorossa all’uscita di un tunnel aeroportuale e sotto in tribuna

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