Saturday, April 20, 2024
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Veganuary: la nuova challenge che promuove uno stile di vita vegano. Sino al 31 gennaio un viaggio alla scoperta della sostenibilità

L’obiettivo principale che ha permesso la sua nascita e diffusione negli anni, risiede proprio nel
desiderio dei creatori di sensibilizzare l’uomo sui benefici che derivano da un’alimentazione priva
di derivati animali, oltre alla più comune causa di tutela contro questi ultimi.
Durante la prima edizione a partecipare furono oltre 600mila persone provenienti da tutto il
mondo, compresa l’Italia.
Ma cos’è esattamente il Veganuary?
Esso è tipicamente definito come l’impegno a mangiare alimenti che non contengano ingredienti
di origine animale per un periodo di 31 giorni


di Alessandra Lupo per il Quotidiano l’Italiano

CATANIA – Il veganismo, diffuso in tutto il mondo intorno al 2010 viene considerato dagli esperti come una presa di posizione morale di chi si oppone allo sfruttamento verso gli animali. Secondo il significato
tecnico del termine, esso è una forma radicale di vegetarianismo, il quale consiste in un sistema di
alimentazione che esclude l’uso di qualsiasi alimento di origine animale.
Con il passare del tempo il veganismo si è diffuso in tutto il mondo, creando dei veri e propri
‘’seguaci’’ del movimento.
Se inizialmente i piatti vegani erano considerati come un’aggiunta ai classici menù, oggi nel mondo
sono circa il 23% in più i ristoranti che offrono opzioni plant-based, in particolare a Milano, Napoli
e Roma.
Data la sua notevole diramazione, nel 2014 per mano di un’organizzazione no-profit inglese
nacque il Veganuary (termine che deriva dall’unione del termine vegan + jenuary), un movimento
globale nato nel Regno Unito che incoraggia le persone di tutto il mondo a provare uno stile di vita
vegano per tutto il mese di gennaio.
L’obiettivo principale che ha permesso la sua nascita e diffusione negli anni, risiede proprio nel
desiderio dei creatori di sensibilizzare l’uomo sui benefici che derivano da un’alimentazione priva
di derivati animali, oltre alla più comune causa di tutela contro questi ultimi.
Durante la prima edizione a partecipare furono oltre 600mila persone provenienti da tutto il
mondo, compresa l’Italia.
Ma cos’è esattamente il Veganuary?
Esso è tipicamente definito come l’impegno a mangiare alimenti che non contengano ingredienti
di origine animale per un periodo di 31 giorni (dall’1 al 31 gennaio).
Il modo per parteciparvi è veramente semplice: la challenge è aperta a tutti e per iscriversi basta
andare sul sito www.veganuary.it.
Una volta selezionata la data di inizio sarà possibile ricevere gratuitamente via mail diverse ricette
vegane utili per affacciarsi al mondo del veganismo.
Ma come mai questa challenge viene fatta proprio durante il mese di gennaio? In realtà la scelta
del mese non è stata un caso; pare proprio che secondo alcuni dati provenienti da Uber Eats, le
persone, in particolare gli Italiani, siano più propensi ai consumi vegani proprio durante gennaio,
periodo successivo alle note abbuffate natalizie.
Dalla nascita del Veganuary oltre 2,5 milioni di persone hanno aderito all’iniziativa.
Nel 2020 l’Italia fu al settimo posto per adesioni e Milano la sesta città nella classifica mondiale.
Malgrado l’iniziativa possa sembrare utile e a tratti anche stimolante, in realtà il concetto di
cambiamento dal punto di vista alimentare risulta una sfida assai difficoltosa; circa il 61% di coloro
i quali si sono affacciati al movimento hanno rinunciato dopo circa 6 mesi, e fra i motivi più noti vi
è proprio la difficoltà nella preparazione dei pasti.
Ma quali sono i benefici che possiamo trarre da questa challenge?
Essere Animali, partener ufficiale per l’Italia, afferma che la loro missione è proprio quella di
supportare e ispirare le persone a provare il veganismo al fine di guidarli verso la creazione di un
movimento di massa che sostenga scelte alimentari compassionevoli con l’obiettivo di porre fine
all’allevamento intensivo animale e proteggere l’intero pianeta al fine di migliorare la salute
umana.
Secondo gli esperti, l’alimentazione a base vegetale aiuta a prevenire e curare alcune malattie
molto diffuse nei nostri Paesi, tra cui l’obesità, il diabete mellito, il cancro o addirittura
l’arteriosclerosi.
Una volta terminata la sfida siamo liberi di decidere se continuare il nostro percorso in modo
autonomo o se ritornare allo stile di vita precedente.
L’associazione britannica Veganuary ha indicato che sei mesi dopo la sfida, tra l’82% dei
partecipanti non vegani, il 38% ha realmente ridotto il consumo di prodotti animali e il 52% ha
mantenuto costante una dieta di tipo vegetale.
Come reagiscono gli italiani a questo nuovo regime alimentare?
In base ai dati riportati nel 2022, 4 italiani su 10 dopo aver seguito una dieta a base vegetale l’anno
abbandonata dopo soli 6 mesi (circa il 61%).
La difficoltà nel proseguimento di tale regime dipende sia da un fattore di costanza che di scarsa
informazione, poiché in molti hanno ammesso di aver abbandonato a causa della mancanza di
ricette a cui far riferimento per i propri pasti.
Nonostante ciò, il crescente interesse verso il tema della sostenibilità con il tempo sta portando i
giovani tra i 18 – 30 anni ad avvicinarsi alla cultura alimentare del vegetariano/vegano e quello
flexitariano.
Sebbene l’85% degli italiani basino il loro regime alimentare su un’alimentazione di tipo onnivora,
secondo la Mappa del cibo a domicilio in Italia, pubblicata da Just Eat, vi è una crescente
domanda di piatti veggie (il 40% ricerca abitualmente questa tipologia di piatti).
Il veganismo è un movimento esclusivamente legato al cibo?
Assolutamente no.
Se si pensa che il veganismo sia un fenomeno esclusivamente legato al cibo ci si sbaglia di grosso.
Con il passare del tempo e l’aumento dei seguaci, esso ha cominciato ad espandersi anche nel
settore del fashion, dell’editoria e addirittura in quello vinicolo.
Quest’ultimo settore, infatti, propone un’offerta sempre maggiore di vini vegani, sia per un motivo
prettamente legato al tema della sostenibilità che per una scelta etica.
Stefano Girelli, titolare delle aziende biologiche Santa Tresa e Azienda Agricola Cortese,
attraverso la sua azienda si è posto l’obiettivo di realizzare vini vegani sostituendo chiarificanti e
coadiuvanti di derivazione animale come albumina, colla di pesce con proteine vegetali e caseina;
così facendo ha permesso la realizzazione di un processo che permette, tra le altre cose, di ridurre
notevolmente le emissioni di CO2.
Per questo 2023 l’azienda propone una notevole varietà di vini vegani perfetti per il Veganuary:
Insieme, Il Nero d’Avola vegan di Santa Teresa
Nostru Nero d’Avola di Azienda Agricola Cortese
Il Brut Vegan di Quadra Franciacorta
Amets, il Prosecco vegan di Marzio Bruseghin
Sauvignon Blanc vegan di Château Timberlay
Per chi invece volesse affacciarsi al mondo dal veganismo attraverso la lettura, e magari scoprirne
gli aspetti più interessanti, proponiamo:

‘’Possiamo salvare il mondo, prima di cena’’ di Jonathan Safran Foer
‘’La scienza delle verdure’’ di Dario Bressanini
‘’La mia cucina veg’’ di Jamie Oliver
‘’Cucina Botanica. Vegetale, buona e consapevole’’ di Carlotta Perego
‘’Vivi consapevole. Lifestyle, fashion e beauty vegano e cruelty- free’’ di Vittoria Tommasini
‘’La mia famiglia mangia green’’ di Silvia Goggi
‘’Gabbie vuote’’ di Tom Regan
‘’Se niente importa’’ di Jonathan Safran Foer

Alessandra Lupo

Veganuary: la nuova challenge che promuove uno stile di vita vegano

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