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“Il giullare di morte” – Elia Banelli ritorna in libreria con la sua seconda opera

di Saverio Fontana (dalla redazione catanzarese) Non è un caso se il contenitore preferito da Elia è il genere giallo….

By L'Italiano , in Arte Cronaca Italiana Rubriche Spettacolo , at 14/04/2021 Tag: , ,

di Saverio Fontana (dalla redazione catanzarese)

Non è un caso se il contenitore preferito da Elia è il genere giallo. Lui è  un lettore vorace da sempre. Le sue ispirazioni sono diverse: il giallo americano, Michael Connelly, il maestro Stephen King; il giallo tedesco, Wulf Dorn; il giallo inglese, J.K. Rowling che tutti conoscono per Harry Potter ma che in realtà ha scritto una trilogia di gialli con lo pseudonimo Robert Galbraith; e poi italiani come Carrisi e Camilleri. Oltre alla letteratura lo hanno ispirato molto anche il cinema e le serie TV.

Questa sua seconda opera è un giallo elegante, intrigante e ben strutturato.

La scrittura è fluida, rende piacevole la lettura e appassiona con un linguaggio forbito, arricchito, quando necessario, da espressioni dialettali.

Rapisce il lettore e ne tiene sempre alta l’attenzione, grazie anche ad una serie di indizi e false piste sapientemente disseminati lungo il percorso. Sfida le sue capacità intuitive e lo sorprende perché Franco Laganà, il brigadiere protagonista, ha sempre qualcosa in più da chiarire.

Interessante l’illuminazione che genera un allettante espediente, grazie al quale sarà il caso a scegliere la morte.

Il ritmo parte lento ma nella seconda parte, con una serie di balzi di tensione, si eleva ed insieme ad esso la smania del lettore di conoscere.

La capacità di Elia Banelli di ben caratterizzare i personaggi fa sì che chi legge possa vederli, ascoltarne la loro voce.

Grande duttilità anche nel creare quella che, nella postfazione, Andrea Franco ha definito “sottile tensione erotica”, qualità assolutamente non scontata, oserei dire rara.

Gradevole la colonna sonora musicale di cui leggendo si può godere, grazie ad una serie di citazioni come, ad esempio, All night long, Beat it, Ooo baby baby, Look Right Through.

Dopo il successo ottenuto da “L’uomo dei tulipani”, i suoi lettori attendevano con grande entusiasmo il secondo capitolo dedicato al brigadiere Franco Laganà, nato in Emilia Romagna ma di origini calabresi, in servizio presso il comando provinciale dei Carabinieri di Perugia.

L’investigatore dall’animo tormentato, nel primo capitolo, ha brillantemente risolto un caso di due omicidi avvenuti per le vie del borgo di Città di Castello.

Per questo motivo, ne “Il giullare di morte”, a Roma si decide di aggregarlo al comando provinciale di Catanzaro, nella lontana Calabria, dove stanno avvenendo una serie di strani omicidi. Gli uomini della Procura sono impegnati nella più importante lotta alla ‘ndrangheta e c’è, quindi, bisogno di aiuto per risolvere con rapidità questi “casi minori”.

Le notti di Catanzaro sono sconvolte da un serial killer – annunciato da un sinistro scampanellio – e le sue vittime non sembrano avere nessun legame. Laganà è costretto a muoversi in un ginepraio di depistaggi, delitti e antagonisti inattesi che delineano un’indagine complessa”.

Mentre in Umbria egli ha dovuto districarsi nel mondo dell’alta società che di giorno si manifesta pulita e ordinata ma all’ombra in realtà possiede molti vizi, e in quello delle banche che, all’indomani della crisi del 2011, “per sfruttare al massimo le conseguenze della depressione economica, avevano cominciato a lanciarsi nel business del recupero crediti, approfittando di migliaia d’imprese e famiglie sul lastrico “, in Calabria si trova a fare i conti con la micro criminalità dei quartieri periferici abbandonati dalle istituzioni, ma anche con tristi storie di solitudine e disagio vissute da una parte della cittadinanza che abita in pieno centro cittadino.

Seguendo i suoi movimenti il quadro che si presenta agli occhi del lettore è un netto contrasto tra i luoghi più suggestivi del centro storico catanzarese e quelli in degrado di alcune traverse della periferia abbandonata a se stessa. Potrà egli, però, godere delle atmosfere dei diversi quartieri, dei sapori dei piatti tipici locali, delle tradizioni ma anche delle pretese di modernità di questa città in piena depressione economica.

Non mancano alcune denunce che Elia vuole fare: contro gli imbecilli che guadagnano più soldi di un professore; oppure a quella terra generosa e ospitale che è la Calabria “ che, però, sa anche trasformarsi in femmina meschina e traditrice, pronta a deludere chi gli vuole bene, concedendosi al miglior offerente come una prostituta senza pudore”; e alla città di Catanzaro che definisce “ così scombinata dal lato edilizio”.

Una storia di finzione che dice tanto sulle periferie degradate e abbandonate a se stesse del nostro paese e di quelle donne e uomini lasciati soli nella solitudine e nel disagio.

Anche questa seconda opera Banelli la dedica a sua madre che da quasi cinque anni è “polvere di stelle e continua a mancare”. Lei aveva fatto in tempo a leggere soltanto due pagine della prima opera, ma, da buona madre, aveva già segnalato alcuni punti critici.

Una lettura per tutti che piacerà tanto anche ai giovani.

Elia Banelli in compagnia di Saverio Fontana (Quotidiano l’Italiano) che lo ha intervistato

Saverio Fontana

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