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Catanzaro. A rischio di sparizione le stupende spiaggia da Badolato sino a Squillace

Il processo di erosione marino cagionato dalla scellerata collocazione dell’inutile porto di Badolato sta provocando una mutazione forse irreversibile

By L'Italiano , in Cronaca Italiana , at 19 Aprile 2022 Tag: , , ,

di Roberto Giordano per il Quotidiano l’Italiano

S.ANDREA DELLO JONIO (CZ) – L’hanno capito anche i sassi quelli depositati sulla bianca spiaggia del comune levigati e consumati (come nella canzone di Gino Paoli) dal mare… Un angolo di autentico paradiso terrestre che sta per sparire a causa delle politiche di insediamenti strutturali sbagliati e inidonei come il porto di Badolato costruito senza che nessuno si rendesse conto che la sua presenza avrebbe prodotto il fenomeno di erosione delle coste che si trovano a nord sino al golfo di Squillace. Tra le comunità particolarmente più soggette per prima quella di Sant’Andrea Aposto dello Jonio.

Località antica già fiorente ai tempi della Magna Grecia. I Romani, sconfitto nel 275 a.C. il condottiero Pirro, estesero i confini dell’impero sino al mar Jonio ma non portarono fortuna all’economia locale tanto che le popolazioni indigene si schierarono con il cartaginese Annibale quando   nel 218 a.C., egli porto l’attacco al cuore di Roma. Debellato il pericolo e domata la ribellione i Romani non mostrarono alcuna pietà per le popolazioni che avevano appoggiato l’invasore africano. I territori espropriati ai primitivi detentori si trasformarono in giganteschi latifondi gestiti dalle famiglie patrizie romane.

Durante il basso Impero venne eretto il Cocinto, castello utile a difesa delle invasioni barbariche. Ancora oggi gli storici non sono concordi nel determinare l’esatta localizzazione. Per alcuni: nell’antica Cecina, oggi Satriano, altri sulla punta di Stilo, e per altri, nell’odierna Sant’Andrea dove sulle fondamenta del fortilizio romano sarebbe stato eretto il castello del XVI secolo.

La zona tra i fiumi Alaca e Salubro fino al IX secolo aveva un aspetto incolto e selvatico. I monti erano ricoperti da foreste ricche di querce, faggi e altre piante selvatiche; le zone collinari verso la marina, invece, erano verdeggianti per piante arbustive come mirtilli, corbezzoli. Il primo nucleo del paese risalirebbe intorno all’anno Mille e sarebbe nato attorno alla modesta abitazione di un mandriano, di nome Adriano, originario di Badolato il quale nel periodo invernale, impossibilitato a rientrare nel suo paese per le inondazioni del fiume Salubro si costruì una capanna che poi divenne un’abitazione attorno alla quale ne nacquero altre sino a costituire un piccolo concentramento di case che. La capanna sarebbe divenuta, in seguito, una modesta abitazione e attorno a questa seguirono altre case fino a formare il primo nucleo dell’odierna Sant’Andrea.

La zona dove l’erosione della spiaggia appare in grande e rischiosa evidenza

Verso la fine dell’anno 1000 le incursioni dei Saraceni e quelle dei Normanni indussero gli abitanti costieri a rifugiarsi verso le alture dove era più facile sottrarsi alle aggressioni. La fondazione di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, dovrebbe risalire ad un periodo compreso tra il 981 e il 1010, ad opera di greco-bizantini che fuggivano da un casale e da un monastero posto nei pressi del fiume Assi, nel territorio di Monasterace, depredato dai Saraceni. Il casale aveva nome Sant’Andrea Apostolo sull’Assi. I fuggiaschi, assieme ai basiliani del cenobio di San Nicola avrebbero fondato, così, il casale di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio.

Il fenomeno che sta distruggendo le possibilità da parte dei turisti di poter balneare su una spiaggia com’era negli anni precedenti alla collocazione del Porto di Badolato

Ma non vogliamo rievocare la storia – di per se interessantissima – di questo meraviglioso borgo di Calabria che ancor prima del terzo millennio si era giustamente riappropriato della fascia pianeggiante bagnata dal Mar Jonio.

La Marina di Sant’Andrea dal ‘700 in poi era tornata ad essere un luogo di pesca e di ristoro per viandanti e compaesani. Dove oggi corrono i binari della linea Reggio-Taranto, all’interno di una meravigliosa proprietà rigogliosa, dove regna sovrano uno sterminato aranceto, esistono ancora i ruderi di una “Posta” dove avveniva il cambio dei cavalli delle diligenze che fungevano pure da trasporto postale.

Dal cartello che segnala il benvenuto a Sant’Andrea in poi la spiaggia ha i colori di quelle che si trovano nei paesi sudamericani: bianca e sottile con un mare dai riflessi ora verdi ora turchini… un autentico paradiso terrestre incontaminato. Tutto questo rischia di sparire per via della mutazione delle correnti marine che hanno subito la presenza di un porto, quello di Badolato, incastonato in una posizione che determina l’azione di erosione.

L’opera di ingegneria marittima che avrebbe dovuto in qualche maniera sviluppare il turismo e l’attività produttiva della pesca locale non ha avuto una storia tranquilla. Tempo fa l’amministrazione comunale (difesa in giudizio dagli avvocati Paolo Clarizia e Salvatore Staiano), aveva dichiarato la decadenza della concessione accordata nel 1999 alla società che avrebbe dovuto realizzare i lavori di messa in sicurezza del porto. La ditta avrebbe, inoltre, omesso di versare il canone concessorio per diverse annualità determinando un forte danno al comune ma soprattutto generando ulteriori problemi morfologici a tutto il territorio circostante a nord di Badolato.

La società affidataria dei lavori si era difesa sostenendo di «essere stata vittima, negli anni, di estorsioni poste in essere a più riprese da esponenti delle cosche ‘ndraghetiste del territorio, le quali, oltre ad aver portato la società sul lastrico, avrebbero impedito che questa mantenesse la diretta gestione del porto».

Nel frattempo come purtroppo sovente accade a rimetterci è stata e continua ad essere la geografia costiera . I lidi di Sant’Andrea sono quelli che hanno subito i danni evidenti e la non possibilità di poter sostenere la prossima stagione estiva che bussa alle porte. Interi tratti di lungomare non esistono più e al posto delle strade di passeggio e degli stabilimenti si ergono frane e buche enormi come quelle provocate da un bombardamento.

Stiamo assistendo ad un fenomeno che se non corretto, se non ci saranno provvedimenti concreti, rischia di modificare il tratto di mare che va da Badolato sino a Soverato, una riviera cara ai turisti che provengono da ogni parte del mondo e che andranno altrove se non si porrà rimedio.

come si sta trasformando la costa di Sant’Andrea dello Jonio
Com’era la costa di Sant’Andrea dello Jonio

Nei prossimi articoli che cureremo sulla vicenda interpelleremo il prof. Enzo Pranzini, già professore ordinario presso l’Università di Firenze, dove ora insegna “Dinamica e difesa dei litorali”, (autore di circa 300 articoli scientifici e di 15 libri su tematiche relative alla gestione dei litorali. Ha coordinato numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali su tematiche relative alla gestione integrata della zona costiera. È stato presidente del Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero ed è direttore della rivista “Studi costieri”) al quale chiederemo il suo eminente parere sulla situazione descritta in questo primo servizio.

Professor Enzo Pranzini

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