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Capotifoso storico catanzarese presenta a Catanzaro la biografia che lancia messaggi di pace e di fratellanza per tutte le tifoserie nazionali

Libri: 1929 giallorosso”, il 7 la presentazione a Catanzaro (AGI – Agenzia Giornalistica Italia) – Catanzaro, 30 giu. – Il…

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Letteratura Sport , at 06/07/2021 Tag: , , , , , , ,

Libri: 1929 giallorosso”, il 7 la presentazione a Catanzaro (AGI – Agenzia Giornalistica Italia) – Catanzaro, 30 giu. – Il 7 luglio 2021, alle ore 18, nella sala convegni del palazzo comunale a Catanzaro si terrà la presentazione del volume: “1929 volte giallorosso” scritto dal capotifoso storico Gianfranco Simmaco, ed edito da Titani Editori. Alla manifestazione interverranno  calciatori, artisti, dirigenti sportivi e altre personalità del mondo della cultura e dello sport. (AGI)

Dalla prefazione di Riccardo Colao

…Nacquero gli ultras…e le figure romantiche dei super tifosi come Serafino (il tifoso nazional popolare al seguito degli azzurri del calcio), e Mandarino e Morzellino (al seguito del Catanzaro) e tanti altri precursori dei fenomeni da tribune e curve degli stadi, si trasformarono in caratteristi meno mitici ma più concreti quali i “capotifosi”… Gente dai nervi saldi sino al momento in cui non li si sottopone a stress… Uomini capaci e disposti ad affrontare centinaia. migliaia di chilometri pur di seguire i propri beniamini ovunque… Padri di famiglia, follemente innamorati dei colori sociali scelti ed amati, magari sin da ragazzini… al punto da vivere nell’attesa dell’inizio dei campionati utilizzando il calendario stagionale come agenda-timone per la propria esistenza…

Nel 1971 – “solo” mezzo secolo addietro – all’epoca della prima storica promozione dell’U.S. Catanzaro, le persone, che oggi hanno compiuto 60 anni, ne avevano appena undici. Dunque un “boy” che si recava col papà a vedere le partite e che, se non entrava gratis per il superamento del “metro d’altezza”, pagava un biglietto al costo riservato per i “militari e ragazzi” cioè ridotto, visse dal 1971 al 1979 il periodo più glorioso dell’US Catanzaro spa: quello delle tre promozioni dalla serie B alla serie A con retrocessioni incorporate. È esattamente in quella frazione temporale di puro fuoco e passione che la mente e il carattere dell’adolescente si forma e si forgia… S’infiamma e s’innamora, come “questo sole” lo fu per Michelangelo Buonarroti, dei colori sociali, della bandiera che garrisce al vento, delle figure mitiche di calciatori che oggi riappaiono avvolti dalla nebbie dei ricordi… Dieci anni dopo, chi era adolescente agli albori degli anni ’80, aveva raggiunto la maggiore età e a vent’anni ormai le conseguenze, delle dosi letali assorbite e iniettate nel corpo e nell’anima, gridando dalla curva e dalla tribuna est sono quelle dell’innesco del sentimento folle che alimenterà la storia d’amore senza fine… Gianfranco Simmaco, il personaggio autore della biografia di cui leggerete le pagine che seguiranno, scopre di aver ricevuto le “stimmate” della passione per il Catanzaro quando vince un concorso nei ruoli della Motorizzazione Civile e trasferito al nord… si rende conto che il suo Catanzaro può seguirlo e vederlo, non più dalla tribuna “Gianna” o dalla “curva del pino”, bensì – in virtù della militanza nelle serie superiori – sugli spalti di impianti sportivi blasonati e storici… Dal capoluogo si è portato appresso, nella sua valigetta, tra abiti ed effetti personali, un libro dalla copertina verde dove campeggia l’immagine della tifoseria giallorossa sugli spalti di San Siro a Milano e il titolo del volume scritto in nero: “Il Catanzaro, Cinquant’anni, una storia”.

Quel libro lo ha immaginato e poi scritto la stessa persona che sta proponendovi le righe di prefazione, ma che ignora come la pubblicazione possa offrire modo a quel ragazzo, che come noi amava i Beatles e i Rolling Stones, ma di più Gianni Bui e Seghedoni, di sopportare la distanza che intercorre da Milano a Catanzaro.

Pur conscio di “quanto sia strano scoprirsi innamorati a Mila-no” il nostro emigrato – come tutti quelli che vivono lontano dal proprio luogo d’origine (anche lui lo è di fatto) – si attacca morbosamente alle pagine di storia del calcio catanzarese che legge avidamente prima di addormentarsi. Imparandole a menadito si costruisce il bagaglio privato di informazioni necessarie a chiunque abbia a cuore le origini della squadra per cui tifa. Custodisce quel volume nemmeno fosse una Bibbia … In fondo c’era già stato chi aveva pronunciato le fatidiche parole “chi mi ama mi segua” e lui amante del “giallorosso” per avvertir meno la lontananza, che “spegne i fuochi piccoli e alimenta quelli grandi” lontano dai “tre colli” e dalle folate di vento cittadino si abbona alla mitica e storica rivista Alè Catanzaro e di tanto in tanto spedisce lettere che vengono puntualmente pubblicate, e commentate anche da me…

Tutto ciò è in parte “cronaca di poveri amanti” del Catanzaro ma si trasforma a tutti gli effetti in storia …

Gianfranco vive le domeniche al seguito delle Aquile. Al Co-munale di Torino al Marassi di Genova, a San Siro, a Bergamo, Verona, a Bologna … É un via vai con trasferimenti in treno e un continuo mischiarsi con quell’immensa tifoseria calabrese che individua nella presenza dei giallorossi, all’interno delle gigan-tesche strutture agonistiche, motivo di riscatto e di “riscossa” per loro stessi e per il Sud da dove provengono… Perché il Catanzaro è una fede…Non si discute…Si ama! E lui l’ama, come ha amato poi la propria moglie, signora Annarita Provenzano, che gli sfor-na uno dopo l’altro tre figli. Il tentativo di formare una squadra, l’U.S. Simmaco 1929, tutta made in family, si ferma al trittico di Giuseppe, Raffaele e Matteo, troppo pochi per un club di calcio, ma pur sempre il numero più che giusto per animare la squadra di una gran bella famiglia catanzarese.  

Poi i foglietti dal calendario li strappammo velocemente, uno dietro l’altro, ognuno per proprio conto… Sino a quando, qualche anno fa, era il 2016, presentammo nel capoluogo della Calabria, il libro di Fausto Silipo. La biografia del campione purosangue catanzarese fu galeotta.

All’evento erano presenti, tra gli altri tanti protagonisti della meravigliosa avventura che furono gli anni ’70 e ‘80 dello scorso secolo, Claudio Ranieri, giunto espressamente per l’evento e altri

… Gianfranco Simmaco, spuntò, facendosi largo dall’affolla-tissima e qualificata platea, come quelli che a volte ritornano per ricordare con un bell’intervento le sue origini e i suoi trascorsi…

Mi parlò dell’acquisto del mio libro e di altre mie pubblicazioni e di come quei gesti avessero segnato per sempre alcuni momenti di crescita del suo percorso umano … Descrisse ogni cosa… Capitoli… Foto… Persino la piccola immagine personale, stampata sullo scarno curriculum, anticipatore dei tanti successivi volumi da me dedicati al calcio e alla cultura catanzarese… Restai sbalordito per quell’eruzione vulcanica di flash-back e di parti-colari, dei quali, magari, nemmeno sforzandomi a pensarci mas-sacrando l’anticamera del cervello, avrei tirato fuori una briciola di quanto, invece, lui rammentava pure con precisione…

Quel bravo ragazzo che come me, Fausto Silipo,  e tantissimi altri “amava i Beatles e i Rolling Stones” ma ancor di più Spelta, Palanca, Di Marzio e quell’Angelo di Mammì, aveva continuato a coltivare l’amore per i giallorossi al punto che ottenuta la possibilità di ritornare in “patria” non aveva tardato a riapparire sugli spalti con bandiere, striscioni e megafoni nel ruolo congeniale:  sollecitare alla riscossa la tifoseria ogni qual volta se ne avvertisse necessità, prima, durante e dopo ogni partita.

Impegno che ha svolto e svolge non applicando canoni di prio-rità sul “bene” Catanzaro, sempre considerato “comune”, e non diviso, per chi l’ama, come lo ama lui, ma onorando il motto dannunziano: “Io ho quel che ho donato”… Cioè possessori di tradizioni storiche che non vanno recluse nei recinti privati  o peggio trasformate in reperti nelle stanze da collezione museale per pochi eletti… ma devono essere tramandate ai posteri.

Gianfranco Simmaco è – a suo modo – un capo tifoso storico per alcune semplici ragioni: non è stato mai e nemmeno si propor-rebbe nella veste di “proprietario” del pacchetto azionario…Non si è reso autore di proteste e gazzarre finalizzate per sostituire, o favorire, l’ingresso, nelle stanze dei bottoni, a dirigenti e pre-sidenti… Non ha mai fatto parte di organismi nati per solleticare l’arroganza e la boria di chi ha sovente mirato a impossessarsi, delle quote sociali, per sedere sulla vetta del mondo giallorosso in barba a quelli che sono i semplici precetti del buon tifoso che – al contrario per essere tale –  deve amare la squadra e i colori sociali ma non seminare zizzanie e proporre campagne acquisti al fine di favorire questa o quella “cordata” (che sovente in città son finite tutte come filarini di salsicce o “sozizze” come ben traduce il Dizionario Catanzarese-Italiano di Vittorio Sorrenti), questo o quel personaggio a capo del “bene comune”.

Le finalità di Gianfranco Simmaco affondano le radici sino al 1929, anno ufficiale al quale si fa risalire la nascita dell’Unione Sportiva Catanzarese. Guai a fargli sapere che magari la data è solo simbolica, visto che recenti studi hanno confermato come il football a Catanzaro fosse addirittura risalente agli anni antecedenti quelli della Prima Guerra Mondiale e che già nel 1927 esisteva un embrione di organismo sportivo a dilettar di soccer… Per Gianfranco il 1929 è il punto d’inizio della storia. Fosse per lui, anche all’anagrafe, correggerebbe quello della sua nascita per assumere e portare sulle spalle almeno i 31 anni in più che se-parano il 1960 dalla fine degli anni ’20.

Ecco che nel rivederlo di persona, dopo immemore tempo durante il quale avevo perso contatti … (ma ricordate? Proprio in virtù che “solo le montagne non si incontrano mai” e che invece agli uomini è concesso), non potevo immaginare che mi avrebbe chiesto di tenere a battesimo la sua biografia umana e per tanti versi calcistica poiché legata all’aspetto importante del mondo del pallone, quello del “dodicesimo uomo” che partecipa offrendo forza e coraggio agli altri undici in campo.

Dopo averlo ascoltato mi son persuaso che tra noi due, quello più matto non sia lui, innamoratissimo del Catanzaro al punto da essere convinto di condividere la stessa data di nascita, ma io, il sottoscritto, autore di “persona personalmente”… che lo stavo ad ascoltare e che, invece di lavarmene le mani con la scusa più banale, finivo per accarezzare l’ipotesi di materializzare un volu-me scritto non da una “vedette” del campo da gioco ma da chi il calcio lo vede, lo ammira, lo soffre e vi partecipa esclusivamente dalle tribune!

Non ho trovato parole giuste, capaci di lenire, di curare,  e forse guarire questa sua malattia invitandolo a destinare altrove il tempo libero di cui dispone (cosa che per certi versi non è riuscita nemmeno alla moglie che ha diffidato tutti – me compreso – dal volerla coinvolgere in questo ed altri progetti che abbiano stampa e propaganda di Simmaco nella veste di capo tifoso),  son così giunto alla conclusione che se qualcuno vuol raccontare la propria esperienza per renderla patrimonio della cultura di altri, folle-mente colpiti dal raptus del virus Covid in versione “tifo sportivo” e condividerla e magari trasmetterla, non c’è protezione, mascherina, isolamento, lock down e compagnia bella che possa reggere e arginare il fenomeno.

E allora perché rifiutare la sua storia, comune a tante altre storie … Comunque bella, sana, per certi versi particolare, per altri ricca di aneddoti e di immagini che hanno fermato il tempo scolpendolo in attimi di suggestione irripetibile…

Il tifo, la tifoseria e i capi-tifosi (storici o meno) sono e restano parte del folklore dell’ambiente del football ed è giusto che possano e debbano esprimere, o scrivere, le loro visioni, soprattutto se quello che rievocano corrisponde alla realtà e non sono parole menzognere o scritte a bella posta per diffondere isteriche mezze verità camuffate da bugie care ai suonatori di tromboni…

E che i tifosi siano importantissimi per lo spettacolo del calcio, a qualsiasi latitudine e longitudine e in ogni categoria, lo dimostrano le visioni delle tribune desolatamente vuote negli stadi nell’era del maledetto Covid 19… 

Se esiste un merito per color che amano i colori sociali, li difen-dono, li promuovono, li esaltano e di contro non li mercificano, non li utilizzano per presunzione personale o per tagliare traguardi alieni dalla pura passione, tal riconoscimento deve essere assegnato a chi propone testi utili a diffondere la cultura del tifo non violento, sincero, pulito e privo di scopi perseguiti dagli arrampicatori sociali e dai delinquenti camuffati da tifosi.

Chi rispetta le regole del gioco, chi non produce veleni e non nutre mire diverse se non per obiettivi che sanciscono, pur nella diversità, la tolleranza verso colleghi che tifano altre fedi calcistiche, è sempre preferibile a chi autoproduce volumi per incensare se stessi celebrando forme di narcisismo personale.

Chi si erge al di sopra dei tifosi puri, sol perché dall’esperienza associativa ha provato l’erronea sensazione di contare come un asso, mentre in realtà è stato cartuccella da “due di coppe” quando è briscola a Bastoni, conferma la favoletta del “re nudo” persuaso di andarsene in giro vestito solo della sua presunzione…

La Storia stessa (quella con la S maiuscola) se ne fotte di tutto e di tutti… Gli uomini passano… Alcuni di loro si trasformano in leggenda e scrivono la Gloria… Altri svaniscono nel nulla… e si dissolvono nella boria… Il Catanzaro resta e rimarrà, per sempre, vivo nel cuore e nell’anima di chi lo ha amato e di chi continuerà a volergli bene come l’ha sempre inteso Gianfranco Simmaco che fa risalire e combaciare la sua stessa nascita alla data del 1929…

Come faranno altri che seguiranno il suo esempio, senza nulla a pretendere che non siano i risultati positivi ottenuti per merito sportivo sul campo, le vittorie, gli onori, i trofei …

La felicità di vedere il pallone gonfiare la rete nella porta degli antagonisti…Il rispetto, sempre e comunque, anche per il per-dente e per l’avversario, è la coppia di ragioni valide che ci inducono ad appassionarci al football.

E allora eccole qui, dopo quelle della presentazione e della prefazione, le pagine che compongono il cuore del libro.

Aggiungono valore, qualcosa in più alla storia infinita dell’ U.S. Catanzaro, anzi – visto che ci siamo – assommiamo ben 1929 volte, al grido Alé Catanzaro, 1929 bigliettoni augurali all’ottimo capo tifoso storico Gianfranco Simmaco, che si accinge a rivelarvi la “mission” più sentita: la difesa dell’orgoglio con cui ani-ma la sua innocente e purissima passione colorata di giallorosso!

Sono in tanti a riconoscergliela. Si ha la sensazione che parec-chi vorrebbero o vorranno imitarlo. Non è escluso: prima o poi, anche lui troverà spiriti liberi, decisi a seguirlo sulle orme del suo intrepido cammino, percorrendo il sentiero che lega i ricordi al passato, e il presente al futuro.  

 

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