Friday, March 29, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Cinema d’Autore – “Il Sorpasso” di Dino Risi: un mito intramontabile

La tragica conclusione del film è una metafora sull’illusione e la superficialità degli uomini. L’Italia del 1962 presto sarebbe piombata nella crisi economica, complice un’economia debole perché non sorretta da un apparato industriale all’altezza delle altre nazioni europee. La scena del ballo allo stabilimento balneare di Castiglioncello dove un vecchio senile danza con una ragazza dal seno prosperoso e provocante rappresenta quell’universo di illusioni che fu l’Italia di quell’estate del “1962”. Un anno dopo sarebbero morti a distanza di pochi mesi il presidente degli Sati Uniti John Kennedy e il papa Giovanni XIII gli uomini che nella speranza di molti avrebbero dovuto rendere il mondo migliore


di Pierandrea Saccardo (per il quotidiano l’Italiano)

ROMA – Sono molto pochi i film del “900” che resistono al cambiamento dei costumi. La comunicazione in tempo reale, un linguaggio sempre più povero e robotizzato hanno reso il cinema di una volta difficilmente comprensibile alle nuove generazioni, è svanito lo spazio tra il pensiero e l’azione. Uno stato d’animo che si tramuta in una espressione felice o, drammatica viene bruciato dall’immediatezza.

Tempo addietro, in un programma televisivo il figlio di un grande attore italiano si lamentava perché il padre fosse stato dimenticato. La risposta di un critico fu dura ma reale: “Perché le nuove generazioni parlano e si muovono in un contesto lontano anni luce da quelle del passato!”. Per fortuna, come del resto in tutte le cose vi sono delle eccezioni, una di queste è rappresentata dall’attualità del film “Il sorpasso” di Dino Risi del 1962. Come è noto a molti il film inizia con l’incontro casuale di Bruno Cortona (Vittorio Gasmann) con Roberto Mariani (Jean Louis Trintigrant), un giovane studente impacciato e timido che vive in un appartamento di Via Proba Petronia nel quartiere della Balduina a Roma, Bruno Cortona, avventuriero e sfaccendato, a bordo della sua Lancia Aurelia B24 spider convertibile dopo essersi introdotto con un pretesto in casa dello studente lo trascina in una folle corsa sulla Via Aurelia.

I due amici alla partenza da Roma sull’Aurelia B24 S convertibile della Lancia

Inizialmente, Roberto, condizionato dalla sua cultura perbenista e borghese cerca più volte di liberarsi dal casuale abbraccio di Bruno che gli appare come un amorale e scroccone dopo che gli ha chiesto cinquantamila lire per mettere la benzina all’automobile e potersi comprare le sigarette. Ma poi, come attratto da una calamita, Roberto viene condizionato dal realismo cinico ed utilitaristico di Bruno.

Il manifesto del film, uno dei capolavori del regista Dino Risi prodotto da Mario Cecchi Gori

Nel corso del viaggio, Bruno riesce a demolire tutte le convenzioni sociali in cui Roberto sino a quel momento aveva creduto. Il film si snoda attraverso una galleria di personaggi eterogenei, figli di quell’Italia del boom economico degli anni “60”. Quando i due compagni di viaggio giungono a Castiglioncello, Roberto viene a sapere che Bruno ha una figlia, sedicenne Lilli (Catherine Spaak) avuta da un matrimonio presto naufragato. Roberto assiste allibito al dialogo tra Bruno e il fidandato di Lilli, un anziano industriale Bonino Borelli (Claudio Gora) soprannominato B.B. intenzionato a sposare la figlia.

I due amici partono felici per il loro viaggio, dalla capitale, sulla costa tirrenica

B.B., è cos’è un cane bassotto?” commenta con schermo Bruno alla notizia che la figlia intende seguire l’anziano fidanzato in America. Gli scambi di battute tra Bruno e Roberto proseguono nel corso della notte mettendo in luce la diversità di mondi e di culture tra i due personaggi. Scambi di punti di vista al curaro, quando Bruno recita: “L’amore per un fratello è fermo come le stelle!” e quando Roberto ribatte: “E Caino allora?” l’altro sentenzia: “Che c’entra, Caino era un delinquente!”.

Il “saluto” dopo uno dei tanti sorpassi sulla strada della loro vacanza
TRINTIGNANT, a destra e GASSMAN, a sinistra colti mentre osservano qualcosa che deve turbarli nel corso della loro avventura in automobile inseguendo l’estate del 1962

Memorabile scambio di battute tra un dissacratore e un giovane totalmente legato ad una cultura tradizionale. Il destino di Roberto giunge ad una svolta, quando per la prima volta si accorge della differenza tra il suo mondo e la società consumistica di quegli anni. Circondato da adolescenti in bikini che si muovono alle note di Saint Tropez twist, Roberto che sino ad allora era vissuto dell’immaginario amore per Valeria, una sua vicina di casa, a cui non aveva mai rivolto la parola decide di dare un calcio al passato. Convince Bruno a dargli un passaggio sino a Viareggio, dove Valeria sta passando le vacanze. Incitato da Roberto, ormai in preda alla ribellione, Bruno inizia a compiere una serie di sorpassi azzardati (alla guida della sua Lancia Aurelia  B24S Convertibile seconda serie del 1956, spinta da un motore 2.500 V6 da 110 Cv di potenza e 172 km orari di velocità massima n.d.d.).

La mitica vettura utilizzata nelle riprese del film con Gassman e Trintignant

Nell’impari duello con una Fiat 2300 S coupè, simbolo di una ricchezza riservata a pochi l’auto, di Bruno finisce fuori strada provocando la morte di Roberto.

La tragica conclusione del film è una metafora sull’illusione e la superficialità degli uomini. L’Italia del 1962 presto sarebbe piombata nella crisi economica, complice un’economia debole perché non sorretta da un apparato industriale all’altezza delle altre nazioni europee. La scena del ballo allo stabilimento balneare di Castiglioncello dove un vecchio senile danza con una ragazza dal seno prosperoso e provocante rappresenta quell’universo di illusioni che fu l’Italia di quell’estate del “1962”. Un anno dopo sarebbero morti a distanza di pochi mesi il presidente degli Sati Uniti John Kennedy e il papa Giovanni XIII gli uomini che nella speranza di molti avrebbero dovuto rendere il mondo migliore.

Pierandrea Saccardo

Comments


Lascia un commento