Gran Successo presso galleria Ikonica di Milano tenuta, per “Uno sguardo al ‘900 attraverso le opere di Leslie Meyer: Olii e Carte”
Relativamente ai contenuti della mostra che si è conclusa con ottimi risultati, che è stata curata dal critico Alberto Crespi in collaborazione stretta con il figlio ed erede di Leslie, il fotografo Paolo Augusto Meyer, che la ha fortemente voluta e che ha deciso di dedicarsi nel futuro alla promozione, diffusione e conservazione dell’opera paterna, questa documenta in 40 opere scelte attentamente, tra olii e carte, il percorso creativo dell’artista dalla elegante figurazione di gusto francese degli anni ’50 fino alle sorprendenti invenzioni cromatiche in carta degli anni 2000.
di Umberto Baccolo per il Quotidiano l’Italiano
MILANO – SI è conclusa a Milano una mostra che merita di essere segnalata e che la stampa avrebbe dovuto prendere in maggior considerazione: provo a rimediare io con qualche riga, da appassionato d’arte che fino a qualche anno fa diverse mostre ha organizzato tra Italia, Germania e Francia.
Nella pregevole galleria Ikonica di via Porpora 16/A del capoluogo lombardo si è tenuta, dal 6 maggio fino ad oggi, “Uno sguardo al ‘900 attraverso le opere di Leslie Meyer: Olii e Carte”.
Leslie Meyer, nato a Roma nel Roma nel 1927, quindi italiano, è stato un artista a tutto tondo: pittore e incisore, era Accademico di San Luca ed è morto a Milano, dove abitava da moltissimi anni, nel 2020.
Questa è la prima mostra dopo la sua morte che prova a fare il punto sulla sua opera e a rendere omaggio ad un artista importante che rischia di essere dimenticato e va riscoperto.
Come cita la biografia sul suo sito meyer-leslie.it, ha collaborato con la firma Fontana Arte di Milano e ha diretto un laboratorio per la decorazione artistica del vetro. Si è formato alla pittura presso la Scuola libera del Nudo dell’Accademia di Brera dal 1949 al ‘55 sotto la guida del prestigiosissimo Aldo Salvadori, assieme a Dario Fo, acquisendo con precisione le norme della composizione ed esprimendosi secondo la scansione cézanniana tipica della figurazione di quella stagione. A Milano ha diviso lo studio con i colleghi Augusto e Attilio Granata, Vincenzo Radino. Del 1957 sono la sua prima personale alla Galleria Totti e la prima partecipazione di rilievo, alla XX Biennale di Milano.
Partecipa a vari concorsi nazionali di pittura tra cui: Premio Lissone 1955 e 1957; Suzzara, 1957; Villa Mirabello, Varese, 1958; Bottigella, Pavia, 1960; Eigenmann, Milano, 1969; Campigna, 1970; IX Biennale Internazionale d’Arte, Campione d’Italia 1974; Daniele Crespi, Busto Arsizio 1984 e 1985.
Lungo gli anni la sua pittura acquista uno specifico luminismo e caratteristica discrezione nel porgere, fedele ai temi figurativi dei nudi, nature morte e paesaggi. Nuove personali alla galleria Sant’Ambrogio di Milano nel 1968 con testo di Mario Lepore e recensione addirittura di Dino Buzzati sul Corriere della Sera; Michelangelo di Firenze, 1969 con un testo di L. Cavallo e recensione di Umberto Baldini su La Nazione; Cocorocchia, Milano, 1971; Mercurio, Biella, 1973, 1976, 1981 e 1992; Le Arcate, Milano, 1977, con una poesia di Raffaele Carrieri in catalogo, Il Castello, Milano, 1981 e 1988. Del 1990 è un’ampia antologica alla Galleria d’Arte Moderna di Gallarate con testo di Matteo Bianchi.
Nel 1995 Meyer è nominato, come scrivevo prima, membro dell’Accademia Nazionale di San Luca in Roma, una grande onorificenza. Nel 1999 espone alla Galleria civica Villa dei Cedri di Bellinzona. Nel 2003 è invitato con una personale alla rassegna Salvadori et son Ecole. Quatre générations de peintres al palazzo dell’ONU di Ginevra, presentato da Alberto Crespi. Nel 2008-2009 partecipa alla mostra in Roma L’Accademia Nazionale di San Luca per una collezione del disegno. Reputato il suo lavoro di incisore che conta, lungo gli anni, una cinquantina di lastre. Opere di Meyer sono conservate nelle Civiche Raccolte d’arte Achille Bertarelli al Castello Sforzesco e alla Fondazione del Movimento di Corrente a Milano.
Questo curriculum straordinario fa comprendere perché scrivevo che mostra ed artista sono importanti e andrebbero riscoperti e valorizzati maggiormente, sia dalla stampa che dagli esperti del settore e dal grande pubblico.
Relativamente ai contenuti della mostra che si è conclusa con ottimi risultati, che è stata curata dal critico Alberto Crespi in collaborazione stretta con il figlio ed erede di Leslie, il fotografo Paolo Augusto Meyer, che la ha fortemente voluta e che ha deciso di dedicarsi nel futuro alla promozione, diffusione e conservazione dell’opera paterna, questa documenta in 40 opere scelte attentamente, tra olii e carte, il percorso creativo dell’artista dalla elegante figurazione di gusto francese degli anni ’50 fino alle sorprendenti invenzioni cromatiche in carta degli anni 2000.
Purtroppo, mea culpa di non averla segnalata prima, per visitarla è forse tardi chiudendo oggi alle 19.30, ma era giusto parlarne e invitare i lettori a esplorare il mondo artistico di Meyer e a non lasciarsi scappare le prossime mostre che il figlio Paolo ha dichiarato in esclusiva a L’Italiano essere intenzionato a breve ad organizzare in altre città, a partire dalla prossima che anticipiamo per primi sarà a Venezia e che vedremo di segnalarvi in tempo.
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