Tuesday, May 14, 2024
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Identità Tradizionale a Catanzaro ricorda la strage di Acca Larenzia

Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni sono stati ricordati e citati ad esempio di chi lotta per le proprie idee sino a pagare con la morte per questo coraggio!.


di Pasquale Talarico per il Quotidiano l’Italiano (dalla Redazione Catanzarese)

CATANZARO – Era il 7 gennaio del 1978. Esattamente 45 anni fa quando a Roma un gruppo armato di matrice comunista aggredì nella propria sede inermi attivisti appartenenti al Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano.

Col temine di Strage di Acca Larenzia è giornalisticamente denominato il pluriomicidio a sfondo politico avvenuto nella capitale il 7 gennaio 1978 nel quale furono uccisi due giovani attivisti del Fronte della Gioventù di nome Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, assassinati proprio davanti alla sede delll’M.S.I.  in via Acca Larenzia, nel quartiere Tuscolano.

A tale episodio è strettamente legata la morte di un terzo attivista di nome Stefano Recchioni, ucciso qualche ora dopo dal capitano dei carabinieri Sivori che estrasse la pistola per sparare, e quando questa si inceppò chiese ed ottenne un’altra rivoltella da un subalterno con cui freddò il ragazzo che aveva una sola colpa: essere di destra.

Verso le 18:20 del 7 gennaio 1978 cinque giovani militanti missini, che si apprestavano a uscire dalla sede del Movimento Sociale Italiano in via Acca Larenzia per pubblicizzare con un volantinaggio un concerto del gruppo di musica alternativa di destra Amici del Vento, furono investiti dai colpi di diverse armi automatiche sparati da un gruppo di fuoco formato da cinque o sei persone. Franco Bigonzetti, ventenne iscritto al primo anno della facoltà di medicina e chirurgia, rimase ucciso sul colpo.

Il meccanico Vincenzo Segneri, ferito a un braccio, rientrò nella sede del partito e, assieme agli altri due militanti rimasti illesi – Maurizio Lupini, responsabile dei comitati di quartiere, e lo studente Giuseppe D’Audino – riuscirono a chiudere dietro di sé la porta blindata, sfuggendo in questo modo all’agguato.

Lo studente diciottenne Francesco Ciavatta, pur ferito, tentò di fuggire lungo la scalinata situata a lato dell’ingresso della sezione ma, inseguito dagli aggressori, fu colpito nuovamente alla schiena; morì in ambulanza durante il trasporto in ospedale.

Nelle ore seguenti, col diffondersi della notizia dell’agguato tra i militanti missini, una folla sgomenta di attivisti organizzò un sit-in di protesta sul luogo della tragedia. Qui, il gesto di un giornalista che avrebbe gettato un mozzicone di sigaretta nel sangue rappreso sul terreno di una delle vittime, generò tafferugli e scontri e provocò l’intervento delle forze dell’ordine, con cariche e lancio di lacrimogeni.

 il capitano Eduardo Sivori – secondo la versione di Francesca Mambro – sparò mirando ad altezza d’uomo, ma la sua arma s’inceppò; l’ufficiale si fece quindi consegnare la pistola dal suo attendente e sparò di nuovo, questa volta centrando in piena fronte il diciannovenne Stefano Recchioni, militante della sezione di Colle Oppio e chitarrista del gruppo di musica alternativa Janus. Il giovane Recchioni morì dopo due giorni di agonia mentre diversi anni dopo l’ufficiale fu assolto “per non aver commesso il fatto”.

Identità Tradizionale, associazione senza fini di lucro che si batte nel capoluogo di Catanzaro, e in Calabria, per tante battaglie sociali a favore dei disagiati ma anche per tenere alto il ricordo del sacrificio di chi credeva nei propri ideali sino a morire per essi, ha tenuto un pubblico dibattito nel quale sono intervenute numerose persone. Al dibattito che ne è seguito dopo la ricostruzione storica degli eventi sulla base di document e testimonianze dell’epoca, è emerso il clima di tensione che in quegli anni settanta attraversava l’Italia intera.

Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni sono stati ricordati e citati ad esempio di chi lotta per le proprie idee sino a pagare con la morte per questo coraggio!.

A margine dell’incontro Raffaele Arabia, leader di Identità Tradizionale ha così commentato: “Nel nome di Franco, Francesco e Stefano, abbiamo ripercorso 45 anni di storia, nella promessa di continuare a seguire il sentiero che hanno tracciato in maniera indelebile quel 7 gennaio 1978.
I contributi di chi ha partecipato all’incontro portando la sua esperienza generazionale nel ricordo di Acca Larentia, restano una fonte inesauribile di cui fare tesoro per capire la grandezza e la sacralità del ricordo che non sbiadisce mai e la coerenza di chi decenni dopo resta sempre dalla stessa parte della barricata.
A noi mantenere la parola di onorare con l’azione quotidiana Franco, Francesco e Stefano e tutti gli altri caduti nel nome di un’idea, per provare ad essere degni davanti ai loro sguardi puri
.”

Raffaele Arabia assieme a Raffaele Lupia al tavolo del dibattito
Un momento del convegno per celebrare il ricordo della strage di Acca Larenzia nella sede di Identità Tradizionale a Catanzaro
testatina

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