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La Dolce Vita e Rino Barillari The King of “Paparazzi”

di Brunetto Fantauzzi (Capo Redattore Centrale) RINO BARILLARI THE KING OF PAPARAZZI racconta e spiega la notte, e le feste,…

By L'Italiano , in Cronaca Italiana In Evidenza Rubriche Spettacolo , at 18/04/2021 Tag: , , , , , , , , ,

di Brunetto Fantauzzi (Capo Redattore Centrale)

RINO BARILLARI

THE KING OF PAPARAZZI

racconta e spiega la notte, e le feste, i luoghi, il divertimento, il relax. La gioia di vivere a Roma ieri e oggi

Consigli preziosi per i nostri lettori sul come vivere la notte, a Roma, come divertirsi, e divertire da Rino Barillari, uno dei fotografi più celebri del mondo considerato “il paparazzo” per eccellenza. Anzi “The King of paparazzi”:.Nel corso della sua carriera ha vissuto la notte oltre ad immortalare davvero tutti: le dive della “dolce vita”, re e regine, capi di stato e uomini politici, senza dimenticare i tragici momenti degli anni di piombo e i fatti di cronaca documentato anche gli oscuri Anni di Piombo e i più cupi episodi di nera di quel periodo. Tutte le sue foto fanno parte della storia. I suoi 40 anni di lavoro sono un album fra scoop e ricordi, star e risse, incontri e ritratti che hanno fatto storia dello spettacolo. E una pagina particolare nella storia di Barillari è quella della notte: divertimento, locali, discoteche e luoghi di incontri (ristoranti famosi, hotel, pub, ristobar), della movida e dei vip.

Jacqueline ex Kennedy poi Onassis

Rino Barillari , “il Re dei Paparazzi” che con il suo obiettivo ha attraversato la Storia del nostro paese dagli anni ’50 fino ad oggi, ha  vissuto la grande stagione del cinema a Roma –da quella descritta da La Dolce vita – fotografando i più grandi divi e personaggi di quei tempi.  


Che differenza c’è tra i divi di oggi e quelli degli anni ’60?

Una volta a Roma c’era molto lavoro, le produzioni internazionali venivano qui a girare kolossal e le strade del centro erano invase di star. I più grandi registi preferivano girare a Cinecittà non solo per i bassi costi ma anche per la luce, per il colore che solo Roma può offrire. Oggi è tutto cambiato ora Roma non è più la Mecca del Cinema e non ci sono più i divi di una volta…

Liza Minelli

Cosa era disposto a fare in quel periodo per uno scoop?
Amavo rischiare a quei tempi, la mia fortuna è che andavamo sempre in due: uno scattava e l’altro se c’era una aggressione poteva documentare la scena.

Gli episodi più brutti che le sono accaduti?

Sono stato quasi 170 volte in ospedale (l’ultima, quella di Piazza Navona) . Mi hanno fracassato 78 macchine fotografiche. Sono stato aggredito da Bruce Willis, Barbara Streisand, Ava Gardner (mi tirava calci davanti al Grand Hotel di Via Veneto ed io, che ero ragazzino, venni soccorso dalle prostitute), Claudia Schiffer (mi tirò un secchiello di ghiaccio dal Bolognese), Brigitte Bardot, Marlon Brando (mi rincorreva con una bottiglia di wiskey), Frank Sinatra ( mi salvò Modugno), Liz Taylor, Micky Hargitay e Jane Mansfield. Sono stato accoltellato diverse volte e negli anni di piombo mi hanno sparato, anche perchè in quel periodo frequentavo i luoghi caldi: a quei tempi dove c’era più polizia era sicuro che sarebbe successo qualcosa ed io ero sempre lì!

Le confidenze, da chi?

Avevo le mie fonti. E poi mi fidanzavo con le infermiere del pronto soccorso… per avere informazioni freschissime sui fatti cruenti di cronaca! Il tutto alla luce del sole, dove ai vip reagivi al loro sistema di provocazione di negarsi al giornalista e fotografo. E l’importante era far diventare un fatto di nera un tranquillo flirt. E  qui “ provochescion”: flash. Quindi: scoop!

Frank SInatra

Quale epoca?

La dolce vita che prende spunto dal noto strip tease di Aichè Nanà al Rugantino coincide anche alla morte di Papa Pio XII che poneva un freno morale ad una società riottosa alle regole un po’ obsolete. E scoppiò una stagione del fotogiornalismo  che andava pari pari alla rinascita, al benessere ed all’esplosione del consumismo (cosiddetto boom economico) che, significava, però, anche  grandi fatti di cronaca e grandi cronache, in un’appassionante frammistione di nera e bella vita, tra intrighi, spionaggio, servizi segreti, vizi e grandi amori: i delitti di Cristha Wanniger, della culla del Lago, Antonietta Longo, Col. Rocca. Insomma dal caso Montesi (anteriore, ma propedeutico) al giallo Fenaroli, dall’uccisione di Christa Wanninger alla strage compiuta dal marchese Casati, in uno scenario quasi irreale che ogni giorno si rispecchiava nelle cronache dei giornali.

Paparazzo: perché ?
Ne sono orgoglioso! Uno dei meriti de La dolce vita di Fellini è stato quello di aver coniato il termine paparazzo: il fotografo made in italy più amato, odiato, cercato e criticato. Il paparazzo è la vera strada del fotogiornalismo! Non si arrende di fronte a nulla… la guera è guera! E poi questa professione è una vera scelta di vita!
Con quale personaggio famoso della dolce vita era riuscito ainstaurare anche un rapporto umano?
Mi sono trovato in sintonia con Mastroianni ma anche con Renato Salvatori e Maurizio Arena, tra gli stranieri, invece, con Tony Curtis. Erano divi che se ti incontravano ti chiedevano come stai, ti portavano a cena, ti facevano un regalo. Era tutta un’altra atmosfera…

Ed ora passiamo ad oggi:

 com’è cambiato il modo di fare fotogiornalismo?

Oggi è mutato molto sia il fotogiornalismo che le cronache stesse dei Vip. Oggi sono gli obiettivi del gossip che sono mutati. Se una volta le indiscrezioni e le foto scandalistiche riguardavano quasi esclusivamente personaggi dello spettacolo, oggi sono entrati nel tritacarne mediatico anche i personaggi dello sport, della finanza, della politica se non addirittura quelli della cronaca nera.

Infatti, le foto e gli scandali, più o meno veri, non sono più prerogativa delle pagine dei “rotocalchi” specializzati ma di tutti i media. I quotidiani, i settimanali, i siti internet, i telegiornali, i programmi d’intrattenimento fanno a gara nel riprendere, fino all’ultima indiscrezione, il mondo dei Vip, dei reali (o presunti tali). E tutti ci sguazzano dentro, salvo poi prendere le distanze e gridare allo scandalo quando la magistratura interviene e la patata diventa troppo bollente: violazione della privacy, estorsione e, magari, associazione a delinquere?

E anche la Dolce vita è cambiata?

Beh oggi la chiamano movida e coinvolge tutti. Una volta era prerogativa solo dei blasonati e dei vip, quelli veri. I regnanti ed attori internazionali che venivano rincorsi da noi perché non volevano essere fotografati, oggi, invece, ci rincorrono per essere fotografati. Entrambi i metodi erano e sono parte del giuoco.

Vogliamo fare un po’ di storia anche qui?

Alla fine della Dolce Vita si affacciano nuove mode. Gli artisti scoprono i salotti, dove si riunivano capitanati dal pressagent tipo Renato Morazzani che si inventò il termine di pressagent dove trovavi tutti i big dell’epoca per i quali faceva anche da promozione e che faceva da contraltare a Enrico Luccherini che invece faceva promozione per il cinema. Arrivano anche dall’estero gli jèjè ed i beat. E i giovani trovano il loro spazio, scimmiottando i Beatles; gli intellettuali scoprono l’esistenzialismo di JJ Russeau che vedeva in Juliette Greco la musa e gli impegnati invece predicavano la beat generation dei filosofi scrittori tipo Allen Ginsberg e J. Kerouac.

Una specie di rivoluzione dei costumi.  Il Piper, inventato da Giancarlo Bornigia e Renato Crocetta, fu uno dei più famosi locali italiani, dove si esibirono nel tempo tanti artisti famosi tra cui Romina Power, Caterina Caselli, Patty Pravo ( la ragazza Piper) e più tardi Renato Zero, Loredana Bertè, Mia Martini e tanti altri giovanissimi, come i Pink Floyd e i Pooh. Un divertimento sano con i cosiddetti “capelloni” protagonisti e che si esaltavavano all’arrivo di Ringo Star e degli altri big stranieri.

E i “nobili” avevano ceduto il passo ai capelloni?

No. Il Pyper era il locale simbolo ma ne nascevano anche altri che trovavano riscontro anche nella rivoluzione alla radio dove nascevano Hit parade del mitico Lelio Luttazzi e Bandiera Gialla, l’innovativo programma di Gianni Boncompagni e Renzo Arbore. Altri locali erano le Grotte del Piccione di Via della Vita, la Taverna degli Artisti di Via Margotta, animata da Novella Parigini. C’erano, poi, il Tytan in Via della Meloria, Tip Tap, Corsetti Mare a Torvajanica, lo Zanussi (ritrovo delle “servette”), La Zanzara, l’84, il Capriccio, Gigi Fazi. E il Number One che alla fine costituì un brutto capitolo di cronaca nera coinvolgendo personaggi come Franco Califano, Marina Lante della Rovere, etc.

Ed oggi: i due capitoli cronache (ormai Gossip) e feste?

Allora le feste sono state letteralmente massacrate dalla televisione che offre i personaggi, peraltro gratis senza andare necessariamente a comprare il giornale in edicola, e i servizi dei paparazzi rubati dalla televisione. Se poi aggiungi a questo il telefonino (puoi fare e seguire qualsiasi scoop, ma con il telefonino dopo cinque minuti la notizia la sanno tutti), il digitale (facilità di fotografare e altrettanto nel trasmettere la foto) e la privacy.

Quest’ultimo, un grosso problema?

Si, ma aggirabile con l’alibi dell’intervista al personaggio dal quale ti fai fare la liberatoria.

Ed ora passiamo alla odierna movida romana

Rino Barillari the King of paparazzi spiega la notte, le feste, i luoghi, il divertimento, il relax, la già di vivere Roma a Roma

GLOSSARIO

Dolce vita

Dolce vita riecheggia innanzitutto il suo mitiMitico film del 1960. Poi la vita romana mondana fatta di feste e locali all’aria aperta che duravano fino alle ore piccole, in Via Veneto, con gli storici bar, i cui tavolini, ogni notte, erano animati da attrici e star del cinema, da re in esilio e da rampolli della nobiltà romana, da registi e da intellettuali. Tutte vittime, più o meno consenzienti, degli implacabili appostamenti dei paparazzi. Ed è ancora il film a immortalare il maglioncino di lana a collo alto del bellissimo Mastroianni

Paparazzo

Fu proprio Federico Fellini a coniare il termine “paparazzo” per indicare i reporter d’assalto, che a tutti i costi, cercavano di carpire “scatti” ai Vip. Eh sì, all’epoca, non esisteva solo Hollywood

Cinecittà,

 dove persino le stelle americane passeggiavano alla luce del sole. Federico Fellini, che, a Cinecittà, girò tanti capolavori, ammise più volte la sua “affinità psicologica” (a detta sua) con gli studios: «Vi si respira il processo misterioso della creazione[…]».

Oggi, però, la dolce vita non c’è più e al posto di Cinecittà c’è Vallettopoli

 Il mestiere del fotografo è profondamente cambiato, è passato dall’avventurosa vita dei paparazzi della dolce vita alle grandi agenzie fotografiche in continua ricerca dello scandalo a tutti i costi. Lo scoop fotografico si confonde sempre di più con arresti e provvedimenti della magistratura.

Il nuovo Gossip

Anche gli obiettivi del gossip sono mutati. Se una volta le indiscrezioni e le foto scandalistiche riguardavano quasi esclusivamente personaggi dello spettacolo, oggi sono entrati nel tritacarne mediatico anche i personaggi dello sport, della finanza, della politica se non addirittura quelli della cronaca nera.

Infatti, le foto e gli scandali, più o meno veri, non sono più prerogativa delle pagine dei “rotocalchi” specializzati ma di tutti i media. I quotidiani, i settimanali, i siti internet, i telegiornali, i programmi d’intrattenimento fanno a gara nel riprendere, fino all’ultima indiscrezione, il mondo dei Vip, dei reali (o presunti tali). E tutti ci sguazzano dentro, salvo poi prendere le distanze e gridare allo scandalo quando la magistratura interviene e la patata diventa troppo bollente: violazione della privacy, estorsione e/o associazione a delinquere?

Ma che cosa è successo a quegli “scattini” (che oggi sembrano così ingenui) della dolce vita?

COME NACQUE LA DOLCE VITA

Chi sa se la “Dolce vita” fu proprio così, come la immagina oggi chi ha meno di cinquant’anni.

E se (al di fuori del film di Fellini) tutto and davvero come leggenda vuole. Il dubbio è legittimo, dal momento che una pietra miliare di quella saga, lo scandaloso strip – tease del Rugantino che indignò mezza Italia ed elettrizzò l’altra metà, fruttando al settimanale Espresso un colpo giornalistico memorabile, forse non fu vero scandalo. Un vero scoop. Un’idea di come potrebbe essere andata realmente traspare da due diversi numeri della rivista: uno  del 6 agosto 1958, l’altro quello in edicola. Scorriamo il primo. Qui l’epopea del Rugantino, corredata dalla pubblicazione delle foto pruriginose con cui la ballerina turca Aiche’ Nana aizzava gli appetiti sessuali dei presenti, viene presentata come sintomo di una svolta storica in una Roma bigotta e inguaribilmente filo – democristiana, l'”Espresso” avrebbe avuto il coraggio di documentare la prima trasgressione di gruppo, avvisaglia della grande rivoluzione nel costume nazionale. Nel secondo, invece, il settimanale ospita una lettera di precisazione firmata dalla contessa Olghina di Robilant, organizzatrice della storica serata, allora al centro di mille pettegolezzi mondani.

Ebbene, non solo la contessa smonta pezzo per pezzo l’autocelebrativa ricostruzione dell'”Espresso”, contestando persino l’irruzione della polizia a metà del festino. Aggiunge che alla cena sarebbero stati presenti “parenti e amici dell’editore”, i quali però non sarebbero poi stati citati nell’articolo dello scoop. Non fa nomi, Olghina di Robilant. Chi erano i personaggi allora tenuti segreti, che ebbero modo di misurare personalmente l’entità delle grazie discinte di Aiche’ Nana’, nonchè il ruolo ricoperto da Anita Ekberg (di lì a poco immortalata da Fellini nella autentica “Dolce vita”, quella cinematografica)? Naturalmente, la lettera di precisazione della contessa ha uno scopo: allontanare da sè l’immagine di “regista dello scandalo”, che puntualmente, a ogni rivisitazione giornalistica della vicenda, torna a perseguitarla. Tiene cosi’ a mettere in chiaro che, in quel lontano 5 novembre 1958, nessuno si sogno’ di mettere gli spogliarelli nel menu’. Fu probabilmente “un press agent rampante”, forse “un astioso non invitato”, a orchestrare il numero di strip con Aiche’ Nana’. E fu un assistente di Fellini a trascinare nello stesso luogo Anita Ekberg con i fotografi, allo scopo di procurare un po’ di pubblicita’ gratuita al film (che poi divento’ famoso per meriti suoi, ma questa e’ un’altra storia). Tutti in discussione, insomma, i resoconti di quel novembre: la spontaneita’ del fatto, lo scandalo in se’, la repressione poliziesca, la successiva inchiesta giudiziaria. Di sicuro, verrebbe da pensare, ci fu solo la noia che secondo alcuni testimoni avrebbe caratterizzato gran parte della serata. Può darsi che presto arrivi l’ultimo scoop: i nomi dei “parenti e amici dell’editore” presenti quella volta.

Papa Giovanni Paolo II gioca a bocce

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