Saturday, April 27, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Notiziario FP CGIL Polizia Penitenziaria – Carcere di Aversa, internato in attesa di REMS colpisce con calci e pugni i Poliziotti intervenuti per un trattamento sanitario obbligatorio. Tre Poliziotti in ospedale – A Bologna: Carcere troppo affollato, stop ai detenuti in arrivo e numeri reali peggiori di quelli registrati dal Ministero di Giustizia.

Esortiamo i due Ministeri competenti, salute e giustizia, a trovare soluzioni congiunte che siano davvero efficaci. Chiediamo soluzioni e no rimpallo di responsabilità che hanno il solo effetto di lasciare sia i detenuti che gli agenti senza cura e sicurezza. 

Il corpo di Polizia Penitenziaria ha competenze specifiche, il personale sanitario hanno quelle professionali ma non si può fare affidamento sulla loro buona volontà e spirito di servizio pubblico, bisogna trovare soluzioni adeguate.


di Gianfranco Simmaco per il Quotidiano l’Italiano

AVERSA “Nel carcere di Aversa, alcuni Poliziotti dovevano accompagnare una persona che attendeva un posto per un ricovero in una rems  per dare esecuzione ad un trattamento sanitario obbligatorio (TSO), accompagnati dal personale sanitario. Tre dei Poliziotti in questione  hanno dovuto fare ricorso alle cure in ospedale per una reazione violenta della persona che dovevano accompagnare nella struttura sanitaria”.

Lo comunica Orlando Scocca, FP CGIL Campania per la Polizia Penitenziaria: “ non era il primo episodio violento che coinvolgeva la persona detenuta, ma nonostante il personale di Polizia Penitenziaria fosse ben conscio della pericolosità del soggetto, sono intervenuti senza gli adeguati strumenti di protezione”.

“ Dichiara Mirko Manna: questa vicenda dimostra la necessità di intervenire presto e bene nel potenziamento delle strutture territoriali e residenziali dedicate alla salute mentale, il luogo di ricovero non dovrebbe essere un carcere, ma dovrebbero essere fornite le cure e il sostegno psicologico a tutti i soggetti ancorché detenuti affetti da patologie psichiatriche o disagio psichico in strutture adeguate”.

Esortiamo i due Ministeri competenti, salute e giustizia, a trovare soluzioni congiunte che siano davvero efficaci. Chiediamo soluzioni e no rimpallo di responsabilità che hanno il solo effetto di lasciare sia i detenuti che gli agenti senza cura e sicurezza. 

Il corpo di Polizia Penitenziaria ha competenze specifiche, il personale sanitario hanno quelle professionali ma non si può fare affidamento sulla loro buona volontà e spirito di servizio pubblico, bisogna trovare soluzioni adeguate.

FP CGIL Polizia Penitenziaria – Bologna. Carcere troppo affollato, stop ai detenuti in arrivo e numeri reali che sono peggiori di quelli dichiarati dal Ministero della Giustizia.

BOLOGNA- “Un carcere affollato al 160% della propria capienza, sarebbe già un grosso problema da gestire ad ogni ora del giorno e della notte, ma un carcere come quello di Bologna intitolato al collega “Rocco D’Amato”, che è dichiarato dal Ministero della Giustizia come un carcere da 500 posti letto di capienza regolamentare, ma con un intero padiglione da 50 posti in ristrutturazione e che ospita oltre 800 detenuti, entra nella “top ten” delle carceri più affollate in Italia. Pertanto, è assurda, ma indicativa la richiesta che sembrerebbe inviata in questi giorni dalla Direttrice del carcere, di dirottare gli altri detenuti in arrivo presso gli altri penitenziari limitrofi”.

A riferirlo è Mirko Manna alla guida del sindacato di Polizia Penitenziaria FP CGIL: “I dati pubblicati sul sito web del Ministero della Giustizia, aggiornati allo scorso 30 giugno, certificano una capienza regolamentare di 498 posti con 787 detenuti presenti (affollamento del 158%), ma, come riportato dal Corriere della Sera di Bologna, nel carcere di Bologna, in questi giorni ci sono 50 posti non disponibili perché in ristrutturazione e da giugno la popolazione detenuta ha superato le 800 presenze, consentendo al carcere di Bologna di entrare nella poco invidiabile classifica delle carceri più sovraffollate d’Italia, insieme a Varese, Como, Brescia, Busto Arsizio. Nel carcere di Bologna poi, più del 50% dei detenuti sono di origine straniera e a questo ci si aggiunga che il personale di Polizia Penitenziaria è carente di oltre 130 unità rispetto alle 540 previste, con carenze imbarazzanti nel ruolo degli Ispettori e Sovrintendenti: una carenza di personale di Polizia Penitenziaria superata solo dal carcere di Parma a parità di grandezza d’Istituto”.

“Il sovraffollamento delle carceri – prosegue Manna – è un problema che riguarda praticamente tutte le carceri dell’Emilia Romagna e non vanno meglio le Regioni limitrofe della Lombardia e del Veneto che presentano statistiche ancora peggiori. Le carceri italiane scontano decenni di immobilismo e mancata pianificazione. Decenni di tagli, sprechi, mancate assunzioni nel comparto sia della sicurezza che delle funzioni centrali che hanno reso inapplicabile l’art. 27 della Costituzione, e reso impossibile lavorare all’interno delle carceri italiane. Lo dimostrerebbero facilmente i dati sulle aggressioni da parte della popolazione detenuta nei confronti della Polizia Penitenziaria, ma sono dati che il DAP nega sia ai sindacati di Polizia Penitenziaria, sia all’opinione pubblica. Ci sono poi tutti gli altri “eventi critici”, come li chiama il DAP, costituiti da suicidi dei detenuti, problemi psichici, mancata assistenza sanitaria e sostanziale impunità della popolazione detenuta che scarica le proprie frustrazioni contro un personale sempre più demotivato e non tutelato dall’Amministrazione penitenziaria guidata ora dal Magistrato Giovanni Russo, di cui si è persa ogni traccia dopo pochi giorni dal suo insediamento al DAP”.

“Abbiamo la netta percezione – conclude il sindacalista della FP CGIL – che la situazione non migliorerà, né nel breve, né nel medio periodo. La richiesta della direttrice del carcere di Bologna di sospendere gli arrivi in carcere per il troppo sovraffollamento, pur nella sua drammaticità che rimanda a quegli stessi problemi che viveva l’amministrazione penitenziaria negli anni ‘80 del secolo scorso, è solo una cartina di tornasole dei problemi che dovremo affrontare, a breve, nelle carceri italiane”. 

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