Noto: “La Serie B? Ci affacciamo anche con un po’ di preoccupazione. È una categoria sconosciuta a noi. Da poco sto guardando alcune partite, è un campionato tosto con tante piazze. Ce ne sono 19 e noi siamo la piazza più piccola e più povera in alcuni settori della categoria”
Pochi proclami, nessuna promessa e tanta umiltà, il presidente ci tiene a evidenziare che si varcherà la soglia del nuovo campionato con cautela e organizzazione. “Abbonamenti? Vedremo come muoverci insieme al Comune. Dipenderà dai lavori allo stadio e da come iniziano. Da parte nostra è tutto definito, dai prezzi al singolo biglietto. Sarà fatta una conferenza apposita. L’organizzazione aziendale deve crescere, dobbiamo rafforzare e migliorare alcune aree con hardware e software e inserire alcune figure. Ritiro? Da metà luglio fino a fine luglio. Prima il classico ritrovo in città e le visite mediche. Due giorni a Catanzaro e poi partenza per Cascia, ci siamo affidati a Santa Rita”.
di Lorenzo Fazio per il Quotidiano l’Italiano dalla Redazione Catanzarese
CATANZARO – Consueta conferenza stampa di fine stagione per il Catanzaro con il presidente Floriano Noto ai microfoni della stampa. Il patron giallorosso, alle ore 10.00 nella sala stampa della sede del club di via Gioacchino da Fiore, ha risposto alle domande dei giornalisti e rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Dobbiamo crescere tutti, anche i tifosi. Abbiamo preso 30.000 euro di multe e avrei preferito investirli su altro. Avremo visibilità nazionale il prossimo anno. Abbiamo individuato tre aree per il centro sportivo, siamo interessati anche a Giovino. Dobbiamo pensare anche al settore giovanile e Giovino potrebbe essere il campo adatto per le gare ufficiali, sperando anche che la Primavera scali le sue categorie. Per quando riguarda il “Ceravolo” lo seguendo poco, sta curando tutto il dg Foresti che mi informa di quanto avviene. Ci sono tanti piccoli dettagli da risolvere e ci sarà la Coppa Italia che sicuramente dovremo giocare a campi inversi, nonostante la titolarità della serie B a giocare in casa. Non sarà possibile giocare a Salerno eventualmente, stiamo battendo sulla Puglia ma in caso contrario si rischia di giocare al Nord dall’Emilia in su per intenderci.
Abbonamenti? Vedremo come muoverci insieme al Comune. Dipenderà dai lavori allo stadio e da come iniziano. Da parte nostra è tutto definito, dai prezzi al singolo biglietto. Sarà fatta una conferenza apposita. L’organizzazione aziendale deve crescere, dobbiamo rafforzare e migliorare alcune aree con hardware e software e inserire alcune figure. Ritiro? Da metà luglio fino a fine luglio. Prima il classico ritrovo in città e le visite mediche. Due giorni a Catanzaro e poi partenza per Cascia, ci siamo affidati a Santa Rita.
Insuccessi e fallimenti della nostra gestione? La prendo a ridere perché la nostra società ha ottenuto un terzo posto, due secondi posti e una vittoria come questa. Per me è stato tutto un percorso. Il primo anno non lo considero. Quando siamo arrivati terzi non pensavamo di andare in B. Io sono cresciuto moltissimo, dal gestionale e parlo di calcio. Ci siamo approcciati per la prima volta in un mondo nuovo e diverso per noi. Abbiamo conosciuto uomini e dinamiche che esulano dal controllo aziendale che abbiamo, parlo di me e dei miei fratelli.
Acquisti? La rosa non sarà rivoluzionata perché questa squadra potrebbe fare la B. Cinque/sei rinforzi? Significa il 60 per cento della squadra e se va male mi verrà detto perché abbiamo stravolto la rosa.
La Serie B? Ci affacciamo anche con un po’ di preoccupazione. È una categoria sconosciuta a noi. Da poco sto guardando alcune partite, è un campionato tosto con tante piazze. Ce ne sono 19 e noi siamo la piazza più piccola e più povera in alcuni settori della categoria.
Noi questo lo dobbiamo pensare e sia da esempio la situazione Callipo che ha fatto sempre sport e vendita. Vivarini? Io ero tranquillo. Fine campionato o fine Supercoppa era l’obiettivo per concludere. Il mister, lo staff e la squadra non volevano disturbi durante la stagione. Noi entriamo in B come Cerignola, Giugliano e Gelbison hanno fatto quest’anno nel nostro girone. Non faccio paragoni con altri presidenti come Ceravolo e Merlo, grandissime figure. Con tutto il rispetto, viste le tante dinamiche del calcio al giorno d’oggi specialmente a livello amministrativo, non so che categoria avrebbero fatto“.
Poi Noto si è scagliato contro i giornalisti accusandoli di essere tifosi e di aver in qualche maniera minato la serenità nel finale del campionato con la questione del rinnovo contrattuale al mister Vivarini.
Chiudiamo con una nota che non vuole essere polemica anche perché non ci riconosciamo nelle parole schiaffeggiate ai presenti dal massimo dirigente. Al presidente sfugge che determinate tensioni non sono state attivate né sono attribuibili ai giornalisti (quelli che lo fanno di mestiere) i quali, per deontologia, si limitano a riportare ciò che vedono, o quel che apprendono dalle fonti informative, bensì al fenomeno dei social. In tale ambito sguazza gente e dopolavoristi privi di ruoli professionali e possono esprimere minchiate senza controllo. Il ricorso a “fake news” e a stupide fantasie create ad arte (qui effettivamente) per ricavare like, od ottenere visualizzazioni sulle pagine social, sono straripate (come giustamente rileva Noto) ovunque. Però è stato possibile anche per la complicità del silenzio dirigenziale che è intervenuta, per porre fine alla “telenovela”, solo a conclusione dei match di Super Coppa. Aver lasciato sciacalli, gran cazzari e bidonari (alcuni sono presenti persino in Tribuna Stampa senza averne titolo e faglianti di iscrizione all’Ordine) nella convinzione di bivaccare sulle ipotesi del rinnovo contrattuale di Vivarini è la conseguenza dell’atteggiamento attendista. L’aver trascurato di rispondere ai dubbi che si erano creati ha lasciato lo spazio agli “hacker” dell’informazione ai quali basta un post su facebook per dare vita alla palla di neve che rotolando si trasforma in valanga… Forse anche lo stesso Floriano, a parità degli altri ai quali auspica di crescere, dovrebbe rendersi conto di quanto variegato e pericoloso possa essere lo stesso ambiente di cui – senza distinzioni – ne fa “tutta l’erba un fascio”.
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