Saturday, April 20, 2024
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Silvio Baldini, ritorna a Palermo. Tra una preghiera e un calcio nel deretano

“Lo conosco bene, è uno dei pochi personaggi del Palermo con i quali ho intrattenuto rapporti di amicizia, che di solito evito con puntigliosa attenzione perché quando, oltre a tifare, si lavora come cronisti, mantenere le giuste distanze da uomini e cose di cui devo render conto, è saggia, prudente decisione”.


                               

di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano

PALERMO – Di solito tornare nel luogo  nel quale, sia pure a tempo, si è stati felici non è una  buona idea, ma stavolta io dico che questa è l’occasione buona per smentire solennemente la “regola”.

Silvio Baldini, toscano di Massa, dirimpettaio di Carrara, classe 1958, segno zodiacale “Vergine”, torna a Palermo dopo diciotto anni, e lo fa con un entusiasmo che molti potrebbero giudicare eccessivo.

Eccessivo perché se ne andò in malo modo, cacciato via come un moscerino che ti frulla davanti agli occhi dal padrone di quel Palermo, parlo di Maurizio Zamparini,  che era arrivato l’anno prima deciso a riportare subito il Palermo in serie A dopo oltre trent’anni di purgatorio fra C e B.

Io lo conosco bene Silvio Baldini, uno dei pochi personaggi del Palermo  con i quali ho intrattenuto rapporti di amicizia, che di solito evito con puntigliosa attenzione perché quando, oltre a tifare, si lavora come cronisti, mantenere le giuste distanze da uomini e cose di cui devo render conto, è saggia, prudente decisione.

Con Baldini andò diversamente perché una serie di tasselli s’incastrarono in modo da comporre quel mosaico davanti al quale non puoi solo restare ammirato a guardare ma devi intervenire.

Avevo appena scritto e pubblicato “Ragazzi di latta” (Limina Ed.), una lunga intervista a Totò Schillaci ad oltre dieci anni da “Italia ‘90”, quando con i  suoi 6-gol-6, si guadagnò il titolo di bomber di quel Mondiale. Per la precisione erano passati dodici anni  e lui, il bomber del Cep, era stato completamente dimenticato: come una pratica archiviata che nessuno voleva più tirar fuori.

Il libro, invece, al di là dei meriti dell’autore, spazzolò tutta la polvere che si era depositata su quell’archivio riportando alla luce del sole le imprese del picciotto nato al “Capo” (popolare mercato di Palermo, a ridosso del Palazzo di Giustizia) e cresciuto al Cep. Perfino la Rai, precisamente Rai 2 con ”Quelli che il calcio”, drizzò le antenne  e lo volle in trasmissione perché raccontasse qualcosa su quella sua lunga confessione “letteraria”… E lui fu costretto a correggere così la distratta presentatrice di quell’edizione de “Quelli che il calcio”, Simona Ventura: “Guarda che il libro l’ha scritto Benvenuto Caminiti e non Vladimiro, suo fratello, che non c’è più da quasi dieci anni!”.

Silvio Baldini, neo allenatore del Palermo subentrato a Filippi

Dicevo dei tasselli di quel puzzle: uno fu proprio il mio libro su Schillaci, che Andrea Aloi, direttore del “Guerin Sportivo”, lesse ed apprezzò al punto da contattarmi telefonicamente ed  offrirmi il ruolo di corrispondente da Palermo. Che naturalmente accettai di slancio. E uno dei miei primi servizi sul “Guerino” fu proprio andare a trovare a casa sua l’appena arrivato sulla panchina rosanero, Silvio Baldini.

Fu una lunga conversazione, la nostra, e soprattutto “diversa” dalle solite, una di quelle in cui si cerca di conoscere se stessi prim’ancora degli spunti di cronaca da fornire ai lettori.. E io capii subito di avere davanti una persona dal cuore grande, che ama  andare oltre la patina della superficie per scavare in profondità, alla ricerca del cuore vero di uomini e cose.

Scoprii così che Baldini fu subito come folgorato dalla bellezza mistica della mia città: gli bastò salire una volta su per le rampe di Monte Pellegrino ed entrare nella grotta, che fu il rifugio di santa Rosalia,  la santa Patrona di Palermo, che lì si era rifugiata per scampare ad un matrimonio deciso per lei, che da sempre aveva deciso di dedicare tutta la sua vita a DIO.

Ebbene, quella sua prima, quasi involontaria scoperta, lo emozionò al punto che ogni volta che c’era la doppia seduta di allenamento, lui, nell’intervallo, invece di andare a casa per pranzare, andava da solo al Santuario : “… All’una e mezza quando arrivo io, in chiesa non c’è mai nessuno, il silenzio è assoluto: pregare, allora,  diventa quasi un bisogno dell’anima…”.

Da quella sua prima volta da solo, poi al santuario ci tornò regolarmente, una volta a settimana, con tutta s quadra.

Nella foto, Baldini, quando allenava il Catania, che scalcia Di Carlo

Parlammo poco o niente di tattica, schemi, moduli ; parlammo di sentimenti, passioni, ideali. Parlammo di quello che sarebbe stata la sua vita, non solo di allenatore, in una città come Palermo: “A farmi lasciare Empoli è stata la voglia matta di un’intera città di ritrovare un bene perduto trentuno anni fa: la serie A: voglia di riscatto, di vittoria, di benessere”.  

E ancora: “Finché resta umile, l’uomo conserva integre le sue qualità. Se invece dà per scontato un traguardo… prima di averlo inquadrato, è destinato a perderlo di vista…”.

E infine. “ prima che sul campo si vince nella testa e nell’anima”.

Insomma, Baldini come allenatore va bene per il Palermo, visto come lo ha amato e come ha amato la città ma va ancora meglio per le sue qualità umane, che qui, nella torrida (parlo di sentimenti non di clima) Palermo, per i palermitani, e ancor più per i tifosi rosanero, sono la cosa che conta di più.

Benvenuto Caminiti

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