Saturday, April 20, 2024
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Tra Messina e Reggio Calabria “esiste” il Ponte più lungo della Storia

“La sua effettiva realizzazione, però, non deve essere fine a se stessa ma, dovrebbe essere subordinata ad un Piano Urbanistico-Territoriale e di assetto infrastrutturale che riguarda le due Regioni.
In questo Piano le due città, secondo me, potrebbero rappresentare i “fattori territoriali di sviluppo”, una grande opportunità per diventare competitivi e attrarre investimenti, con un “ruolo guida” nei confronti dell’hinterland”.


di Beniamino D’Errico (Urbanista) per il Quotidiano l’italiano

VENEZIA – Il ponte sullo Stretto tra Reggio Calabria e Messina ha una lunga storia e probabilmente prima di materializzarsi nella realtà territoriale è già da decenni nella memoria di tutti gli Italiani, soprattutto calabresi e siciliani.

La sua storia, infatti, coinvolge più di una generazione, il primo concorso di idee per la progettazione, indetto dal Ministero dei Lavori Pubblici, A.N.A.S., Ferrovie, risale al 1969.

Nel 1981 venne costituita la Società per Azioni “Ponte di Messina” che venne incaricata dello studio e della progettazione di prefattibilità dell’infrastruttura.

Nel 1987 il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici scelse la soluzione progettuale aerea “di un ponte sospeso” e da allora si sono visti plastici, progetti simulati, valutazioni di impatto ambientale.

Penso che ormai dopo tanti anni, indipendentemente dalla realizzazione, l’idea del ciclopico Ponte sullo Stretto sia diventato un mito, dopo quello dell’età classica di Scilla e Cariddi e del fenomeno della Fata Morgana.

Lo Stretto emana da sempre un fascino particolare e in questi giorni, la costruzione del Ponte è tornato alla ribalta ed è stata inserita nell’Agenda del Governo come opera pubblica strategica.

La sua effettiva realizzazione, però, non deve essere fine a se stessa ma, dovrebbe essere subordinata ad un Piano Urbanistico-Territoriale  e di assetto infrastrutturale che riguarda le due Regioni.

Ponte Carta

In questo Piano le due città, secondo me, potrebbero rappresentare  i “fattori territoriali di sviluppo”, una grande opportunità per diventare competitivi e attrarre investimenti, con un “ruolo guida” nei confronti dell’hinterland. Affinché il Ponte possa unire e rendere forte le due Regioni e il sistema Italia è indispensabile: aggiornare la pianificazione urbana e territoriale; le decisioni politiche devono diventare patrimonio dell’intero “Sistema Nazionale”; si deve diffondere una cultura che sappia costruire coalizioni, che sappia agire in rete con altri sistemi urbani, che sappia evidenziare e costruire condivisione e concertazione (con le Associazioni che rappresentano i cittadini) attorno a un progetto strategico; bisogna avviare politiche esplicite per le due città da parte dei vari livelli di governo che vedano nell’organizzazione urbana, nella sua riorganizzazione funzionale e nella sua evoluzione l’elemento centrale dell’azione politica; una riforma dei livelli  di governo urbano individuando “l’Area Metropolitana dello Stretto” con la consapevolezza che il sistema territoriale si organizza, in modo sempre più marcato, sotto la spinta della globalizzazione delle reti finanziarie, comunicative e decisionali, attraverso fitte reti di relazioni che sostituiscono ai rapporti di dipendenza tra le città. In questo scenario di una possibile costruzione del Ponte, il passaggio fondamentale  sarà quello di riuscire a definire “una rete di fiducia” e un  quadro di “cooperazione” con la costituzione di un’Area Metropolitana dello Stretto come elemento di identità locale, diffondendo la cultura di “fare insiemecondividere le opportunità.  

Una idea progettuale del Ponte sullo Stretto

Se analizziamo le condizioni complessive della Calabria ci rendiamo conto che l’ossatura urbana regionale si rapporta fondamentalmente: alla Piana di Sibari con i suoi maggiori centri di Castrovillari, Corigliano-Rossano; alla valle del Crati coinvolta dallo sviluppo urbano di Cosenza-Rende- Castrolibero-Montalto Uffugo e dei suoi casali; all’area del Marchesato caratterizzata dalla presenza rilevante di Crotone; all’area baricentrica istmo di Catanzaro-Lamezia T. di connessione Jonio-Tirreno e di riequilibrio regionale; all’area del Vibonese;  all’area Jonica Siderno, Locri, Soverato; alla Piana di Gioia Tauro-Rosarno. L’Area Metropolitana dello Stretto potrebbe rappresentare un punto forte del sistema ma richiede il governo dell’Area Vasta, cioè di una politica di pianificazione dei Sistemi Urbani rafforzando l’armatura urbana in particolare realizzando insieme al Ponte tutte quelle opere stradali e ferroviari dell’area Jonica (elettrificazione e raddoppio binari Ferrovia, autostrada, strade di accessibilità interna) creando un contesto idoneo a rendere produttivi ed efficaci le opere e gli interventi previsti.

Tale programmazione dovrà inserirsi in cornici istituzionali, strategiche e operative, che garantiscano una visione integrata tra pianificazione urbanistico-territoriale, il sistema storico, paesaggistico-ambientale, e lo sviluppo economico, l’integrazione degli investimenti e l’efficace coordinamento con le politiche e i programmi di settore. Ritengo a mio avviso che gli obiettivi specifici potrebbero essere: 1) promuovere la competitività e l’innovazione delle città e delle reti urbane e fornire servizi di qualità ai bacini territoriali sovracomunali e regionali di riferimento. Con questo obiettivo si potrebbe favorire lo sviluppo e l’attrazione di investimenti per servizi avanzati (ricerca e sviluppo, produzione tecnologica, servizi alle imprese, servizi culturali, turismo); 2) Elevare la qualità della vita promovendo uno sviluppo ecosostenibile anche in relazione alle politiche ambientali e dei trasporti pubblici (mobilità innovativa e integrata delle persone e delle merci, efficienza energetica e dei sistemi di smaltimento dei rifiuti, recupero e riqualificazione dei siti contaminati, etc); favorire e incentivare il recupero fisico, l’integrazione socio-economica e il recupero dei valori storico-identitari delle aree marginali e delle aree degradate localizzate nelle aree urbane;  3) favorire il collegamento delle città e dei sistemi territoriali con le reti materiali e immateriali dell’accessibilità e della conoscenza. L’obiettivo potrebbe promuovere l’internazionalizzazione delle città, non solo attraverso collegamenti aerei, marittimi, ferroviari, ma anche attraverso reti immateriali per la fornitura di servizi integrati tra centri di eccellenza della ricerca, dell’innovazione, della conoscenza e del partenariato internazionale.

La cooperazione territoriale tra le due regioni attraverso un’Area Metropolitana dello Stretto a mio avviso potrà rafforzare lo sviluppo reticolare urbano o dei sistemi urbani favorendo la crescita di attrattività, il rilancio e il riposizionamento delle città su specifici mercati obiettivo attraverso la messa in rete di strutture e servizi (per la conoscenza, l’innovazione, la cultura, l’accoglienza, etc.) che consentano sia di raggiungere rating più elevati a livello europeo e internazionale, sia di contrastare esclusione e disagio (presidi ospedalieri, trasporto integrato, centri per servizi comuni, etc.). Sapranno le due regioni unire, alla volontà di fare questo Ponte, una programmazione operativa efficace, sostenendo le politiche di competitività del territorio, attraendo investimenti per lo sviluppo e migliorando l’occupazione?

Beniamino D’Errico*

+ Urbanista

Una simulazione del Ponte sullo Stretto

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