Saturday, April 27, 2024
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A Tropea in Calabria: Teatro d’Amare

l’amministrazione guidata dal Sindaco giardiniere Giovanni Macrì, ha lavorato molto bene in questi quattro anni di mandato: il centro storico è stato rivoltato e tirato a lucido nell’interesse prevalente dei residenti rispetto ai visitatori occasionali. Applicando un’accurata destagionalizzazione, Tropea ha aumentato di parecchio il suo appeal esterno mentre nei prossimi mesi la riqualificazione potrebbe avanzare verso la marina.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Musica Rubriche Spettacolo , at 4 Settembre 2023 Tag: , , , ,

di Vittorio Pio per il Quotidiano l’Italiano

TROPEA (VV)Tropea resta forse la migliore introduzione alla meraviglie nascoste nello scrigno Calabria. Il suo flusso turistico ha ovviamente subito un’ulteriore impennata da quando è stata proclamata con pieno merito “Borgo dei Borghi” un paio di anni fa, ma la sua bellezza rimane stordente, nonostante l’urgenza rappresentata dai parcheggi e la delicata viabilità nel suo cuore antico. Ma l’amministrazione guidata dal Sindaco giardiniere Giovanni Macrì, ha lavorato molto bene in questi quattro anni di mandato: il centro storico è stato rivoltato e tirato a lucido nell’interesse prevalente dei residenti rispetto ai visitatori occasionali. Applicando un’accurata destagionalizzazione, Tropea ha aumentato di parecchio il suo appeal esterno mentre nei prossimi mesi la riqualificazione potrebbe avanzare verso la marina.

Nel dedalo dei vicoletti ordinati e tracimanti di charme, sotto il celebre affaccio della rupe a strapiombo sul mare che è meta di un pellegrinaggio costante ed agognato, c’è una spiaggia libera incontaminata, con uno specchio d’acqua trasparente e caldo. Per molti tropeani non c’è una possibile alternativa rispetto al fascino delle cosiddette roccette, proprio  vicino alla magnificente bellezza dell’isoletta. Di fronte il Santuario di Santa Maria, ipnotizza lo sguardo e riempie l’immaginazione per lo stupendo panorama che offre anche da lontano. Una volta arrivati in cima, le suggestioni aumentano a vista d’occhio: da qualunque parte si volga l’attenzione, Tropea vi avrà già rubato il cuore. In questa cornice incomparabile si è svolta la settima edizione di Teatro d’aMare, fra i principali boutique festival nazionali, per le sue capacità di porre l’accento sui dettagli fondanti attraverso una serie di eventi più intimi ed esclusivi. I suoi principali elementi distintivi sono la capacità limitata e le attività complementari, fra laboratori (in questa edizione quello extra-vagante per viandanti ed autoctoni, a cura di Ludovica Franzè e Sebastiano Sicurezza), presentazioni di libri ed incroci con altre arti, molto apprezzate nell’indice delle mostre, le opere su materiale tessile della scultrice Nadia Riotto.

Un altro dei suoi punti di forza è risultato la posizione idilliaca dei luoghi individuati dagli organizzatori nel centro storico del borgo antico, ovvero il giardino del Museo Diocesano, la Cappella e l’Antico Sedile dei Nobili  e degli spettacoli scelti dai direttori artistici Franco Carchidi e Maria Grazia Teramo, nell’ambito della notevole programmazione dell’Associazione Culturale LaboArt, con il sostegno del Comune di Tropea e di alcuni generosi sponsor privati. Il tema declinato è stato quello della casa, non solo nel tradizionale significato del luogo fisico in cui si dimora, ma anche per tutto quello che sostanzia il vivere all’interno delle mura domestiche.

Le compagnie ospiti hanno elaborato questo concetto in modo originale ed ispirato, laddove i conflitti relazionali\sentimentali sono stati espressi in un fitto piano verbale, in un climax di battute dall’ironia amara e vagamente decostruttiva, che hanno posto in evidenza la dolente attualità di una società in piena crisi di valori, persino nel fondamentale processo di educazione che ne mina le basi. Interpretazioni di alto livello nei testi elaborati e rappresentati durante lo svolgimento del festival da Lorenzo Covello, Tamara Bartolini  e Michele Baronio, la piccola compagnia Dammacco con una bravissima Serena Balivo in scena, Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani, teatro Rossosimona i cui protagonisti Francesco Aiello, Mariasilvia Greco ed Elvira Scorza, si sono prodotti in una attualissima riflessione sulla difficile sfida della genitorialità odierna, laddove quasi tutto è precario e Quotidiana.com. Le performance degli attori, l’abilità nel muoversi tra il registro amaro, veemente o disilluso, l’umorismo sotteso, il perdono auspicato e altre sfumature capaci di creare un forte spirito identitario sopra e sotto il palco: chi era presente non ha potuto fare altro che riconoscersi a turno nei personaggi proposti che tratteggiano un’umanità isolata e sospesa fra lo stare e l’andare, la trasmissione dei principi morali, gli spesso laceranti rapporti fra genitori e figli, l’essere spettatore o attore del proprio destino, la fragile e sottintesa precarietà che affligge esistenze in atto o al capolinea. Teniamocele strette queste realtà che poggiano su passione, sacrificio e competenze. In una cornice da sogno.

Vittorio Pio

 foto Peppe Pascale le meraviglie di Tropea 

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